lunedì 27 dicembre 2021

"Tyrant's Throne" di Sebastien De Castell

Tyrant's Throne (Greatcoats, #4)Tyrant's Throne by Sebastien de Castell
My rating: 5 of 5 stars

"The King used to ask this question sometimes ... What do you call a judge sitting on a throne? he always demanded, and he always answered his own question: A fucking tyrant, that's what"


INTRIGHI, GUERRE E... BARZELLETTE SCONCE

Mi ci è voluto un sacco di tempo per completare questa serie, e mi sembra ridicolo vedendo le valutazioni che ho assegnato ai vari libri. Cosa mi frenava ogni volta dall'iniziare il volume successivo? potrei optare per una risposta smielata del tipo "non volevo lasciare questa storia/questo mondo/questi personaggi!", ma la realtà è ben meno poetica: semplicemente, il fatto che tutti i libri ad eccezione del primo fossero decisamente lunghi e stampati con un font minuscolo mi scoraggiava. Sì, nonostante ne abbia letti molti, i tomoni in carattere otto ancora mi intimidiscono. Ora che ce l'ho fatta si pone però un ulteriore ostacolo: scrivere una recensione coerente con la consapevolezza di non aver preso neppure mezzo appunto durante la lettura.
Partiamo quindi dalla trama: in questo volume la narrazione ruota attorno allo stabilire una volta per tutte chi siederà sul trono di Tristia, tra minacce esterne di invasione ed interne di secessione, da parte dei Duchi determinati ad ottenere sempre maggiori privilegi. La storia è incredibilmente ritmata, nonostante le digressioni per introdurre i nuovi personaggi, e anche i momenti privi di azione vengono amalgamati bene nel testo. Per ovvie ragioni non posso dire molto su quanto accade nello specifico, ma vi assicuro che -come nei volumi precedenti- De Castell riesce a collegare tutti gli avvenimenti nell'epilogo, anche le scene all'apparenza fini a se stesse.
In "Tyrant's Throne" l'autore fa poi un passo in più, non limitandosi a chiudere il cerchio con le vicende del singolo romanzo, ma andando a ripescare personaggi ed eventi perfino dal primo libro della serie. Ed ecco quindi le risposte ai quesiti che ci portavano dietro da quattro capitoli, come lo scoprire in che modo Kest sia riuscito a battere Saint Caviel. Tra l'altro, per chi avrà la pazienza di leggere per intero la parte dei ringraziamenti, De Castell ha inserito anche lì degli easter egg che svelano alcuni retroscena inediti sulla tetralogia.
Accantonando la serie nel suo insieme, questo libro rimane comunque un'eccellente prova. Pur non privandoci di una trama ricca dei suoi ormai iconici colpi di scena, l'autore da il suo meglio nella scrittura dei personaggi e, in particolare, dei dialoghi nei quali vediamo Falcio discutere con alleati o nemici (sebbene le due figure siano spesso intercambiabili, nel suo caso). Si tratta di confronti che trasmettono moltissime emozioni, riuscendo a commuovere come anche a far ridere di gusto, nonché a stimolare delle riflessioni nel protagonista e nello stesso lettore.
Ho apprezzato molto come gli elementi raccolti in quattro libri vengano sfruttati per portare ad un epilogo sicuramente triste per alcuni aspetti, eppure capace di trasmettere dei messaggi affatto scontanti sebbene la serie si presenti come molto ironica ed irriverente. Forse le storyline di un paio di personaggi hanno avuto una conclusione troppo rapida e semplice, ma vista l'intenzione dell'autore di scrivere altri romanzi in questo universo narrativo, possiamo sperare di rivedere ancora i nostri amati Greatcoats.

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venerdì 24 dicembre 2021

"Poirot a Styles Court" di Agatha Christie

Poirot a Styles Court (Hercule Poirot, #1)Poirot a Styles Court by Agatha Christie
My rating: 4 of 5 stars

"«Una volta, in Belgio, ho conosciuto un tale, un investigatore famoso, che mi ha entusiasmato ... Era un ometto buffo, sempre vestito in modo inappuntabile, dotato di un'intelligenza non comune»"


POIROT 1 : HASTINGS (SOTTO) 0

Dopo la parziale delusione avuta a settembre con "Poirot sul Nilo", ho voluto dare una nuova possibilità all'investigatore belga con "Poirot a Styles Court", ossia il primo romanzo in cui compare il suo personaggio nei panni del brillante risolutore di una faida familiare a dir poco intricata. Questo libro nasce per una piccola scommessa tra Christie e la sorella maggiore Margaret; un debutto forse non particolarmente entusiasmante dal punto di vista editoriale, ma ciononostante è stato il punto di partenza per una carriera tanto fortunata quanto prolifica.
La storia è ambientata nella campagna inglese durante la Prima Guerra Mondiale e viene narrata da Arthur Harold Hastings, giovane militare in congedo a seguito di una grave ferita; l'uomo trova ospitalità presso l'amico John Cavendish che lo ospita nella villa di famiglia, che ben presto diventerà teatro di un delitto assai crudele. Per fortuna delle autorità e dell'inetto narratore il geniale Poirot è in città e, presosi a cuore il caso, riuscirà a far emergere la verità dietro la fitta rete delle bugie domestiche.
L'intreccio mystery è davvero ben sviluppato, con una risoluzione come sempre brillante che, pur avendomi fatto pensare ad altri titoli dell'autrice, non ero riuscita a prevedere se non in minima parte. La ragione per cui le spiegazioni fornite infine da Poirot sono tanto soddisfacenti è data principalmente dalla scelta della voce narrante: Hastings è un personaggio quasi comico nella sua inconsapevolezza, quindi assistere alle vicende dal suo punto di vista è un valido modo per ottenere tutti gli indizi utili senza però svelare alcunché dei pensieri dell'investigatore.
Il rapporto tra Poirot e Hastings è uno degli aspetti che ho preferito in questa lettura: vedere i loro confronti è stato molto divertente, perché il soldato tratta con condiscendenza il belga, pensando spesso a come sia ormai troppo vecchio per risolvere il caso, mentre invece è lui a fare la figura del fesso in questo confronto, oltre che in tutte le scene in cui cerca di fare gli occhi dolci a qualche donna. È una dinamica che mi ha ricordato in parte quella tra Holmes e Watson (a mio avviso svilente e, a tratti, tossica) ma qui le scene in cui Poirot blasta pesantemente Hastings sono ben giustificare dalla supponenza di quest'ultimo.
Ho trovata più che degna l'ambientazione storica, anche se praticamente contemporanea per Christie; i diversi riferimenti alla Grande Guerra, che in alcuni casi hanno un loro ruolo nella trama, contribuiscono a far capire come lo scenario non sia solo un elemento marginale nella narrazione. Mi sento di promuovere anche il cast di comprimari, in particolare ho apprezzato lo spazio dedicato all'approfondimento del personaggio di Mary.
Purtroppo, come succede in altre opere dell'autrice, il finale è davvero zuccheroso e condito da coppiette felici a profusione, e non me ne lamento (solo) perché non vado pazza per il romance, ma soprattutto per come vengono gestite alcune di queste le storie d'amore, dando un lieto fine anche a chi non lo meriterebbe proprio.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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lunedì 20 dicembre 2021

"La lunga marcia" di Richard Bachman

La lunga marciaLa lunga marcia by Richard Bachman
My rating: 3 of 5 stars

"Stebbins scavalcò il cadavere. Gli scivolò il piede su una chiazza di sangue e, avanzando, quel piede lasciò orme insanguinate come una fotografia della rivista Official Detective"


UNA LETTURA SFIANCANTE

A differenza di quanto potrebbe suggerire il voto medio che ho assegnato, la lettura de "La lunga marcia" non mi ha lasciata affatto indifferente; penso anzi sia un libro che spinge molto a riflettere, portando avanti tematiche ancor oggi attuali. Una buona idea alla base quindi non manca, ma lo svolgimento non convince appieno: in sostanza leggere questo romanzo mi ha decisamente provata e messa a disagio, e non sempre per i motivi giusti.
La narrazione ci porta in una versione distopica (almeno per l'epoca in cui King ha iniziato la stesura del romanzo) degli Stati Uniti; gli elementi di world building non sono tanti, anche perché la storia si concentra volutamente su altro, ma possiamo intuire che la repubblica sia stata rimpiazzata da una dittatura militare al cui vertice si trova la figura del Maggiore, uomo autoritario e imperscrutabile. In questa realtà parallela, ogni due anni si svolge la Lunga Marcia, a metà tra una gara di resistenza mortale ed un gioco a premi televisivo: cento ragazzi marciano senza sosta partendo dal confine con il Canada e dirigendosi verso Boston, chi si ferma viene fucilato sul posto mentre l'ultimo a rimanere in piedi potrà chiedere qualunque cosa, diventando una sorta di eroe popolare.
La trama non si spinge oltre questo concetto di partenza, infatti nel testo ci si limita a seguire lo svolgimento della Marcia attraverso il punto di vista di Raymond "Ray" Davis Garraty, un sedicenne che viene spesso appellato come "il beniamino del Maine". A rendere più dinamica una narrazione altrimenti vincolata dall'evento (non propriamente) sportivo ci sono alcuni flashback che ci raccontano la vita di Ray oppure il passato dei Marciatori ai quali si avvicina; anche alcuni elementi relativi all'ambientazione vengono forniti durante la storia, permettendo così al lettore di farsi un quadro sufficientemente chiaro del mondo di cui legge e delle sue regole.
Nel complesso reputo ben sviluppato il concetto alla base, specialmente per come King descrive l'atteggiamento dei cittadini nei confronti della Marcia: nessuno si scandalizza per il massacro di un gruppo di adolescenti, anzi le persone sono attratte in modo veramente morboso da questo evento, arrivando perfino a parteciparvi come fosse una parata gloriosa. La folla, che si fa via via più numerosa ed eccitata con il proseguire della competizione, ha dei comportamenti tanto opposti quanto affini, perché da un lato osanna il vincitore e cerca di ottenere dei "trofei" dai Marciatori, mentre dall'altro è pronta all'insulto, al disprezzo, e ovviamente a piazzare qualche scommessa. Le telecamere non sono presenti quanto mi sarei aspettata, ma la scelta di preferire un pubblico "dal vivo" rendere ancor meglio l'idea della fascinazione per la morte.
Questa attrazione malata, e autodistruttiva, viene posta anche come motivazione dell'iscrizione dei Marciatori, ed è un aspetto che non mi ha convinta per nulla: a parte un caso molto specifico, sembra che nessuno di questi ragazzi abbia una ragione concreta per partecipare. Non pretendevo che tutti fossero lì per diventare ricchi, ma mi sarei aspettata un po' di sforzo nel caratterizzare le loro vicende, almeno per quelli più importanti. Nei primi capitoli pensavo perfino fossero costretti, visto che nessuno di loro sembrava avere un obiettivo reale! Tutto ciò rende ovviamente molto difficile empatizzare con loro, nonostante la sorte orribile che li attente, e in questo senso l'unico che mi sento di salvare è Stebbins.
Ma questo non è il solo motivo per cui i personaggi risultano lontani al lettore: visto il contenuto, questo è indubbiamente un romanzo rivolto ad un pubblico adulto, ma i Marciatori sono ragazzi giovani e come tali si comportano, ottenendo così ancor più distacco ma soprattutto disagio. King inserisce infatti dozzine di riferimenti sessuali, quasi sempre fuori luogo e che ho trovato ancor più indesiderati se si considera che i protagonisti hanno tutti sui sedici anni. Un trattamento ancora peggiore è quello riservato ai neri, agli omosessuali e alle donne, divise nettamente tra le fidanzate dei Marciatori (sante immacolate, e quindi frigide senza ragione) e le spettatrici infoiate, che vorrebbero praticamente saltare loro addosso.
Mi rendo benissimo conto che questo libro è ormai datato, ma non per questo posso forzarmi ad approvare una visione così (mi auguro!) superata della realtà.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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mercoledì 15 dicembre 2021

"La quinta stagione" di N.K. Jemisin

La quinta stagioneLa quinta stagione by N.K. Jemisin
My rating: 4 of 5 stars

"Gli abitanti dell'Immoto vivono perennemente pronti al disastro … possono sopravvivere senza difficoltà cinque, dieci, persino venticinque anni in un mondo senza sole. Alla fine in questo caso significa fra qualche migliaio di anni"


QUANDO TI ASPETTI QUAKE E TI RITROVI CON ELSA

Dopo innumerevoli rinvii, mi sono infine ritagliata un po' di tempo per iniziare la serie La terra spezzata di N.K. Jemisin, autrice che avevo già conosciuto e parecchio apprezzato con "I centomila regni", la sua opera d'esordio rispetto alla quale ho notato un buon miglioramento. "La quinta stagione" è stata infatti una lettura piacevole, che fornisce una solida base per questa trilogia; visto l'hype attorno al romanzo, devo però ammettere che mi sarei aspettata qualcosina di più.
La storia si ambienta in un mondo fantastico, in particolare sul continente chiamato con sottilissima ironia l'Immoto; questo luogo è infatti funestato da continui movimenti sismici che rendono ovviamente difficoltosa la vita dei suoi abitanti, e hanno il loro climax nella cosiddetta Quinta Stagione, il periodo successivo ad un evento catastrofico durante il quale l'umanità superstite tenta di restaurare la civiltà. L'aspetto fantasy principale di questa ambientazione è la presenza degli orogeni, ossia persone capaci di utilizzare l'energia cinetica per bloccare oppure scatenare le scosse, ma anche fare molto altro a seconda del loro grado di controllo; questi individui vengono maltollerati dalla società, che teme il loro potere ma cerca al contempo di utilizzarlo per rendere sicure le città.
In questo quadro si dipanano tre linee narrative, chiaramente poste su piani temporali diversi, che ruotano attorno ad altrettante donne dotate di orogenia. La prima riguarda Damaya, una ragazzina che deve lasciare la sua famiglia per essere condotta al Fulcro, dove sono addestrati gli orogeni imperiali; la seconda si incentra sulla giovane Syenite, in viaggio nell'Immoto per portare a termine una missione su ordine del Fulcro; l'ultima segue Essun, una madre alla ricerca della figlia, all'inizio della nuova Quinta Stagione, all'apparenza destinata a durare per migliaia di anni.
Di questo romanzo ho apprezzato molto lo stile dell'autrice, davvero scorrevole, reso anche particolare per alcuni elementi insoluti, come la (parziale) narrazione in seconda persona oppure i frequenti commenti del narratore inseriti tra parentesi. Anche la scelta di avere un cast estremamente inclusivo è approvata in pieno: la maggioranza dei personaggi è queer e -sebbene si tratti di un mondo fittizio- appartenente ad ogni etnia. L'aspetto più riuscito del libro è però il world building incredibilmente ricco di dettagli; nella prima metà ci sono dei passaggi di palese infodump, ma non penso rovinino l'esperienza di lettura perché quello che il lettore scopre è genuinamente interessante e porta a voler esplorare sempre più questo mondo.
Mi sento di promuovere anche il sistema magico, perché risulta ben pensato e viene spiegato un po' alla volta, con il procedere della narrazione. A fine lettura, alcuni aspetti non sono ancora approfonditi a sufficienza (come il popolo dei mangiapietra o il potere degli obelischi), ma penso che verranno sfruttati meglio nei seguiti.
Per contro, ho trovato i colpi di scena un po' ripetitivi e prevedibili, e non sono particolarmente entusiasta neppure per la trama e le relazioni. Nel primo caso, abbiamo una narrazione che poggia su pochi eventi importanti, preferendo dilungarsi sulle spiegazioni ed i background dei personaggi; nel secondo, ho avuto la sensazione che i rapporti venissero imposti al lettore, anziché illustrati durante la storia. In particolare, la parte romance si sviluppa quasi interamente offpage, ma bisogna accettare che quei personaggi si amino a prescindere; stessa cosa succede per l'amicizia tra Syenite e Alabaster: ho davvero faticato a tollerarla, perché si basa sulla dinamica donna giovane ed ingenua/uomo maturo e saggio, che ovviamente le deve fare continue lezioncine, risultando pedante e paternalistico fino alla nausea.
Riguardo alla tematica dell'ecologismo, tanto sbandierata in altre recensioni, non l'ho sentita come centrale nella narrazione: quanto viene detto a riguardo sembra una versione alternativa del diluvio universale, con Padre Terra che punisce l’umanità come il Dio del Vecchio Testamento. Nulla di nuovo quindi, ma mi riservo di continuare la serie prima di emettere un giudizio definitivo in merito.

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lunedì 13 dicembre 2021

"The Will and the Wilds" di Charlie N. Holmberg

The Will and the WildsThe Will and the Wilds by Charlie N. Holmberg
My rating: 4 of 5 stars

"I chant little spells my grandmother taught me as I pass between trees that, in the darkness, have grown into looming giants, their branches like claws and their leaves hundreds of teeth"


LASCIATELE SCRIVERE UN LIBRO PIÙ LUNGO DI 300 PAGINE!

Appena terminata la lettura di "Master Magician" già desideravo recuperare qualcos'altro di Charlie N. Holmberg, invece ho finito con l'aspettare quasi tre anni, perché mi illudevo con la speranza che i suoi nuovi romanzi venissero tradotti in italiano. Così non è stato finora, quindi mi sono buttata sull'edizione in lingua di "The Will and the Wilds", uno dei suoi lavori più recenti ma non per questo distante da quelli che erano gli elementi chiave della trilogia The Paper Magician.
La storia si ambienta nel tipico mondo fantasy-medioevale reso particolare dal collegamento con il Deep, una realtà parallela in cui abitano varie specie di mostri chiamati Mystings; queste creature e gli umani possono entrare nelle rispettive dimensioni, ma ciò ha effetti deleteri sui loro corpi nel primo caso, e sulle loro menti nel secondo. Nonostante questo, esistono dei rapporti tra persone e mostri, siano essi conflitti e battaglie oppure relazioni ed accordi; gli umani possono infatti evocare i Mystings dal Deep e stringere con loro dei patti per ottenere qualcosa al di là delle loro capacità. Il sistema magico ricorda molto quello della serie Bartimeus Sequence: non vediamo persone dotate di poteri, ma semplicemente degli evocatori che mercanteggiano con i mostri per sfruttare le loro abilità sovrannaturali.
In questo contesto si muove la nostra protagonista Enna Rydar, una giovane donna affascinata dal mondo dei Mystings che vorrebbe studiare per poi pubblicare una sorta di guida sulle varie specie, con illustrazioni e consigli su come proteggersi; i suoi sogni sono però ostracizzati da una società misogina, che non accetta la presenza di una donna all'interno del mondo accademico, e dalle precarie condizioni di salute del padre. La vita della ragazza viene turbata dall'attacco di un mostro, per difendersi dal quale Enna stringe un accordo con un altro Mysting, l'affascinante ed ingannevole Maekallus.
Nonostante la presenza di un mondo fantastico ben delineato e di un sistema magico strutturato con cura, questo libro vira decisamente verso il romance, e ciò diventa chiaro soprattutto nell'ultima parte in cui l'aspetto fantasy è gestito con superficialità e si dimostra funzionale in primis alla risoluzione della storia d'amore. Il lato romantico però è sviluppato molto bene, riuscendo a creare un rapporto genuino tra due protagonisti che, in un primo momento, provano soltanto diffidenza l'una verso l'altro.
Enna e Maekallus sono l'altro grande punto di forza del romanzo. Lei è una protagonista priva delle caratteristiche esagerate che spesso si trovano in un contesto fantasy, anzi le sue reazioni ed i suoi pensieri sono molto verosimili, quindi risulta facile rivedersi in lei. Anche il Mysting è scritto bene, e le motivazioni del suo cambiamento hanno una base solida.
Pur avendo trovato davvero deliziosa questa lettura, ci sono un paio di aspetti che reputo migliorabili, anche se sono ormai convinta siano parte dello stile distintivo di Holmberg. Il ritmo narrativo è davvero rapido: questo fa si che non ci siano momenti morti, ma da anche poco tempo al lettore per assimilare le informazioni, spesso fornite dalla protagonista senza giri di parole, in modo poco elegante. L'altro problema è la limitatezza del cast, composto tra l'altro da personaggi secondari alquanto stereotipati.
È davvero un peccato che l'autrice non si conceda di scrivere una storia più lunga e complessa, dove approfondire abbastanza i personaggi e sfruttare al meglio i suoi interessanti mondi fantasy.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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lunedì 6 dicembre 2021

"Carezze di velluto" di Sarah Waters

Carezze di vellutoCarezze di velluto by Sarah Waters
My rating: 5 of 5 stars

"La verità era questa: qualsiasi successo avessi potuto ottenere come donna sarebbe stato niente in confronto ai trionfi che avrei potuto riportare vestita da uomo ... avevo scoperto la mia vocazione"


SE DICKENS AVESSE SCRITTO DI DONNE LESBICHE

Dopo due capolavori è sempre difficile vedere confermate le proprie aspettative, soprattutto se si approda all'esordio di un autore dopo aver letto i suoi lavori più maturi. È quindi con un po' di esitazione che mi sono approcciata a "Carezze di velluto", e nella prima parte del romanzo devo dire di aver seriamente temuto per una mezza delusione; invece, avrei dovuto avere più fiducia in Sarah Water, che con questo libro si conferma a ragione tra i miei autori contemporanei preferiti, nonché la sola capace di farmi apprezzare appieno una storia che di base è un romance.
Come nell'altrettanto meraviglioso "Ladra", ci troviamo in Inghilterra nell'epoca vittoriana: un'ambientazione fatta tanto di eleganti salotti decadenti quanto di misere abitazioni nei paesini di provincia oppure nei sobborghi della stessa Londra che l'autrice descrive con una bravura degna di Charles Dickens, che in quegli anni però ci viveva. La storia inizia nella cittadina marittima di Whitstable dove nasce e cresce Nancy "Nan" Astley, la nostra protagonista e voce narrante; di base questo è un romanzo di formazione, che non segue una vera e propria trama, ma mostra i primi anni della vita adulta della ragazza la cui placida esistenza come ostricara viene stravolta durante una serata al music hall, quando assiste allo spettacolo di Kitty Butler, che balla e canta vestita da gentiluomo.
Da questo evento parte il percorso di crescita e scoperta di se di Nancy, che la porterà nel mondo eclettico degli artisti londinesi, nelle lussuose dimore degli aristocratici annoiati e perfino nella povera vita di chi vive ai margini della fumosa capitale inglese. In un arco temporale di sei anni, il suo personaggio compie un'evoluzione legata alla crescita personale incredibile eppure sempre verosimile, raccontata da una versione più matura della protagonista, che guarda la se stessa giovane con un misto di biasimo e nostalgia, indicando i suoi errori in modo critico e senza nascondere neppure i pensieri che potrebbero portare il lettore a biasimarla, come la mancanza di nostalgia nei confronti della famiglia quando si trasferisce, nonostante loro cerchino di supportarla in qualsiasi modo.
Pur non avendola apprezzata in un primo momento, confesso che pian piano mi sono affezionata a questa protagonista spiacevole, ed ho finito per fare il tifo per lei proprio perché riesce ad imparare dagli errori commessi e non smette mai di reinventarsi. Ho adorato anche la maggior parte dei molti comprimari, in particolare Zena e Ralph credo siano tra i più riusciti ma in questo romanzo troverete un intero microcosmo di personaggi talmente ben scritti da sembrare reali.
Come detto, non abbiamo una trama nel senso convenzionale del termine, perché l'autrice sceglie di seguire semplicemente il POV di Nancy, e ciò rende forse le svolte narrative prevedibili. Se si potrebbe vedere in questo dettaglio un difetto (l'unico!), va però tenuto conto che il foreshadowing della narratrice stessa dimostra come non fosse affatto nelle intenzioni di Waters costruire dei colpi di scena.
Come le altre opere dell'autrice, questo libro non è caratterizzato solo dal suo stile ricercato eppure estremamente scorrevole, ma anche dalle tematiche collegate all'orientamento sessuale e all'identità di genere: in particolare, qui Waters si focalizza in primis sull'omosessualità, ma concede molto spazio anche al crossdressing e al nonbinarismo, riuscendo a calare il tutto in un'epoca dove questi temi erano un vero tabù. Il romanzo va inoltre a toccare argomenti di carattere sociale, come l'emancipazione femminile e la condizione della classe operaia, mostrando anche i modi diversi di affrontarli tra chi li conosce in prima persona e gli aristocratici che vedono invece la beneficienza come un passatempo tra i tanti.
Un romanzo dal quale c'è molto da imparare, sia per quanto riguarda l'ambiente misconosciuto dei music hall vittoriani che per i temi LGBT+ tanto cari all'autrice, ma dove soprattutto non si può che rimanere coinvolti da una storia d'amore semplice eppure tanto sofferta.

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mercoledì 1 dicembre 2021

"Il mio splendido migliore amico" di A.G. Howard

Il mio splendido migliore amico (Splintered, #1)Il mio splendido migliore amico by A.G. Howard
My rating: 2 of 5 stars

"Armeggiando con la chiave che ora è grande quanto il mio palmo, apro la porta e mi tuffo nel Paese delle Meraviglie"


IL MIO SPLENDIDO (?) PADRE-PADRONE

Non ci vogliono certo le celluline grigie di Poirot per capire che l'autrice ha scelto Avril Lavigne come ispirazione per tratteggiare l'aspetto di Alyssa, la protagonista di questo romanzo. Peccato che, in confronto con la cantante -praticamente identica a vent'anni fa, tanto da diventare un meme- il libro non sia invecchiato altrettanto bene. Anzi a voler essere onesti risultava datato già nel 2013, all'epoca della sua prima pubblicazione, ma evidentemente l'autrice era troppo affezionata all'estetica pseudo-emo ed alla sua CE non hanno avuto il cuore di farle presente che nessuno canticchiava più Skater Boy da una decina d'anni ormai.
Il libro è fortemente collegato ai romanzi di Lewis Carroll con protagonista la curiosa Alice: parte dal presupposto che il Paese delle Meraviglie sia reale e Alice Liddell, la ragazzina che ispirò l'omonimo personaggio, lo abbia effettivamente visitato. La narrazione parte nel Texas dei giorni nostri dove l'adolescente Alyssa Gardner vive sola con il padre dopo che la madre è stata internata in un manicomio a seguito di una violenta aggressione verso la sua stessa figlia; la ragazza teme di aver ereditato la malattia della madre, ma alcuni eventi paranormali le faranno capire come questa situazione sia dovuta unicamente ad una connessione che la sua famiglia ha con il Paese delle Meraviglie. Per spezzare questo legame e salvare la madre, Alyssa ripercorre i passi fatti più di un secolo prima da Alice e scende nella Tana del Coniglio con il migliore amico Jebediah "Jeb" Holt ed il suo onnipresente piercing.
Infatti, se c'è un aspetto evidente fin da subito nella prosa di Howard è la sovrabbondanza di dettagli inutili, spesso ripetuti immotivatamente ogni due pagine oppure collegati all'abbigliamento dei personaggi, le cui descrizioni di mèches posticce e anfibi con la zeppa occupano intere pagine del romanzo. Informale e tutt'altro che pretenzioso, lo stile dell'autrice non mi ha sicuramente colpita, anche se si può dire che renda bene l'atmosfera assurda del classico di Carroll, ma soltanto perché la protagonista si comporta in maniera inspiegabile e tra le varie scene mancano spesso dei collegamenti logici.
Più in generale, la narrazione è ricchissima di avvenimenti ma si basa su una storia che copre soltanto una manciata di giorni, con il risultato di avere un ritmo eccessivamente frenetico. Questo va ad inficiare anche la verosimiglianza di quanto succede: l'autrice vorrebbe raccontare una vicenda dai toni avventurosi, eppure le prove vengono superate dai protagonisti troppo rapidamente, perdendo del tutto il senso di pericolo o di tensione. Neppure con il lato fantasy Howard brilla particolarmente perché non fornisce nessuna spiegazione su come funzionino i poteri dei personaggi e l'impressione è che utilizzi la magia per risolvere delle situazioni nelle quali altrimenti la missione di Alyssa si sarebbe arenata.
La parte romance occupa un terzo abbondante del libro, e riesce comunque a risultare perfettamente inutile. Alyssa è al centro di un tipico triangolo YA e viene contesa tra due ragazzi bellissimi e del tutto intercambiabili: lei propende per uno o per l'altro solo sulla base di chi le è più vicino in un dato momento. L'aspetto più fastidioso è però il comportamento dei due, che la trattano come fosse una bambola stupida da rigirare e comandare a loro piacimento; mi sembra quasi superfluo dire che questo atteggiamento -caratterizzato da gelosia e possessività- non viene etichettato come abusivo, bensì romanticizzato.
Ma non c'è proprio nulla da salvare in questa lettura? in realtà come retelling di "Alice nel Paese delle Meraviglie" funziona abbastanza bene e anche i dettagli inediti che aggiunge, come il vaso Tagliavoce oppure il linguaggio dei Giuramorte, risultano adatti a quell'immaginario. Promuovo anche l'ambientazione, più vicina a quella dell'adattamento di Tim Burton ma non troppo inquietante: potrebbe piacere a chi cerca una rivisitazione per ragazzi del classico, con qualche elemento horror.

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venerdì 26 novembre 2021

"The Gameshouse" di Claire North

The Gameshouse (The Gameshouse #1-3)The Gameshouse by Claire North
My rating: 4 of 5 stars

"At first people played her out of pity, and lost. Then they played out of curiosity ... Now they play for the purest cause, and in the purest way, for now the Gameshouse works upon their souls and they play for the only thing which matters - for the win"


NON UNA TRILOGIA MA UN TRITTICO

Composto da tre novelle, inizialmente separate e disponibili nel solo formato digitale, "The Gameshouse" è stato pubblicato cinque anni più tardi come fosse un vero e proprio romanzo, ed onestamente come tale vi consiglierei di leggerlo perché le diverse storie non sono semplici companion novellas, hanno invece molti elementi in comune e diversi dettagli risultano incomprensibili se si legge un solo racconto oppure non si segue l'ordine indicato. Pertanto, approvo in pieno la scelta di creare questo bind-up, che tra l'altro permette per la prima volta ai lettori di avere una copia cartacea di un'opera forse meno nota ma non per questo da sottovalutare della fantastica Claire North (sì, ho un bias nei suoi confronti, pensavo fosse ormai palese!).
Il concept dal quale parte è interessante e gestito in maniera brillante: si basa sull'esistenza della Gameshouse, una sorta di casinò di lusso dove i clienti si possono sfidare a qualunque tipo di gioco, mentre austeri giudici in bianco supervisionano ogni partita; i migliori giocatori vengono poi invitati a mettersi ulteriormente alla prova e tentare di accedere alla higher league, dove le poste in gioco sono ben più alte e le dimensioni del tabellone possono raggiungere i confini di uno Stato. Questo elemento paranormale da all'autrice la possibilità di spaziare con la fantasia, infatti all'interno della Gameshouse vediamo persone che acquisiscono o perdono semplici fortune, ma anche capacità fisiche, l'affetto della persona amata, i ricordi di un'intera esistenza... perfino gli anni della propria vita, e proprio grazie a quest'ultimo espediente abbiamo personaggi particolarmente longevi, tratto quasi distintivo dei romanzi di North.
Sfruttando quest'idea, l'autrice struttura le tre storie. La prima è ambientata nella Venezia del 1600 e ruota attorno a Thene, una donna frustrata dalla vita infelice che altri hanno scelto per lei; dopo essere stata costretta ad entrare nella Gameshouse al seguito del marito ludopatico, il suo talento per la strategia le permetterà di partecipare ad una competizione per vincere un posto nella higher league. Il secondo racconto parte da Bangkok agli inizi del Novecento per poi muoversi per tutta la Thailandia ed ha come protagonista Remy, un giocatore esperto ma penalizzato dal vizio dell'alcool, che viene sfidato ad una partita di nascondino su scala nazionale, con i suoi preziosi ricordi come posta in palio. L'ultima novella è quella con maggiori collegamenti alle altre e ogni informazione a riguardo (perfino l'identità del protagonista) sarebbe uno spoiler, quindi vi posso solo dire che questa storia tira le fila di un gioco attentamente pianificato da secoli, nel quale verranno coinvolti gli altri due protagonisti, ed il mondo intero.
Come per i suoi lavori precedenti, sono posso che elogiare lo stile narrativo di Claire North, che in quest'opera ha un quid inaspettato perché tutte le storie sono raccontate da un punto di vista onnisciente eppure sempre vicino ai personaggi, che porta il lettore ad interagire con l'ambientazione mentre segue lo sviluppo delle vicende; la rivelazione su chi sia questo POV misterioso è poi tanto geniale quando assolutamente calzante.
Di North ammiro poi la capacità di portare i personaggi in luoghi e tempi tanto distanti, rendendo verosimile e chiara ogni location in cui si trovano; e in questo libro in particolare i protagonisti viaggiano praticamente in ogni Continente. Il mio unico appunto negativo rilevante è il poco spazio dato alla caratterizzazione dei personaggi, che si nota soprattutto nella prima e nella terza storia, ma per motivi diversi: in un caso abbiamo un cast troppo ampio per poter analizzare bene tutti, mentre nell'altro seguiamo dei personaggi presentati come estremamente freddi, quindi risulta un po' difficile empatizzare con le loro azioni, anche quando ci viene data una giustificazione.
Infine, se dovessi fare una micro classifica di queste novelle, metterei al primo posto "The Thief" -la novella su Remy, che più di tutte mi ha emozionata per aver inserito un protagonista molto umano eppure logico in un'avventura ricca di adrenalina -, al secondo "The Serpent" nella quale ho molto apprezzato l'intelligenza e la risolutezza di Thene, e al terzo "The Master" che è godibile quanto le altre ma ricorda un po' troppo la seconda per spiccare, oltre ad avere un epilogo molto emotivo ma anche aperto, da interpretare, che non corrisponde proprio al mio ideale di conclusione per una storia.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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mercoledì 24 novembre 2021

"Il buio oltre la siepe" di Harper Lee

Il buio oltre la siepeIl buio oltre la siepe by Harper Lee
My rating: 5 of 5 stars

"«Prima di vivere con gli altri, bisogna che viva con me stesso: la coscienza è l'unica cosa che non debba conformarsi al volere della maggioranza»"


ROMANZO DI FORMAZIONE IMPRESCINDIBILE

Mi ci sono voluti parecchi anni e perfino un GDL, ma alla fine anch'io sono riuscita a leggere "Il buio oltre la siepe", classico moderno che personalmente conoscevo soltanto come titolo onnipresente nelle liste in cui si parla di critica al razzismo. Devo quindi ammettere che, pur aspettandomi un'ottima lettura, non pensavo di trovare una storia con così tanto da insegnare su temi diversi e capace di farlo con uno stile deliziosamente tagliente eppure toccante.
La storia pecca di una trama solo all'apparenza (nell'epilogo vi dovrete ricredere, come la sottoscritta!) e copre un arco narrativo di circa tre anni: di base si tratta infatti di un romanzo di formazione, incentrato sull'infanzia della giovane Jean Louise "Scout" Finch, una ragazzina molto sveglia e dotata di una sottile ironia, ma ancora ingenua quando si parla degli aspetti peggiori del mondo degli adulti, motivo per il quale si sorprende per la crudeltà con in cui vengono trattati i neri nella cittadina di Maycomb, in Alabama, nella quale vive da sempre con il fratello maggiore Jeremy "Jem" ed il padre Atticus. Quest'ultimo è un valente avvocato che verrà chiamato a difendere l'afroamericano Tom Robinson dall'accusa di aver stuprato e picchiato una ragazza bianca, evento che acquisisce sempre più rilevanza nel corso della narrazione, andando ad affiancare i resoconti dei giochi estivi con Jem e l'amico Charles Baker "Dill" Harris o le difficoltà incontrate nei primi giorni a scuola.
Come accennato, il romanzo affronta il tema del razzismo, ma non solo. Se è vero che la narrazione concede a questa critica molto spazio, in particolare per mostrare il comportamento detestabile dei benpensanti di Maycomb verso i neri che vengono praticamente ghettizzati, altrettante pagine sono dedicate alle riflessioni sul sessismo ed i ruoli di genere imposti ai ragazzi dalla società. Seguendo la crescita di Scout la vediamo infatti bacchettata a più riprese da adulti che cercano di insegnarle come si deve comportare per diventare un giorno una "signora"; per sua, e nostra, fortuna la ragazza non si lascia influenzare facilmente dalle opinioni altrui, alle quali risponde gentilmente ma a tono, e gode sempre del supporto dagli amici e dalla famiglia.
I Finch sono un altro degli elementi meglio riusciti del titolo, una famiglia meravigliosamente unita che i momenti di contrasto rendono ancor più verosimile; il loro progressismo genuino li distingue subito dal resto dei personaggi, che contribuiscono comunque a colorare la vivida ambientazione. Il libro mostra infatti una serie di comprimari e comparse ricchi di personalità e bislacche abitudini, creando un microcosmo tra città e campagna in cui viene voglia di trasferirsi, almeno per una vacanza.
A dispetto dei temi trattati, la narrazione risulta scorrevole e coinvolgente, in particolare nelle parti discorsive in cui interviene Atticus, per spronare i figli a riflettere su qualcosa oppure per declamare un'arringa in tribunale. Lo stile di Lee è un vero tasto dolente, perché è talmente piacevole leggerlo da far rabbia al pensiero che l'autrice non abbia pubblicato nient'altro per tutta la vita.
A parte l'impossibilità di comprendere la logica dietro la scelta dei soprannomi, non riesco proprio a trovare qualcosa di migliorabile in questo libro, anche se penso che un font leggermente più grande nella prossima ristampa dell'edizione Universale Economica di Feltrinelli sarebbe molto gradito ai futuri lettori.

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venerdì 19 novembre 2021

"La stagione delle tempeste" di Andrzej Sapkowski

La stagione delle tempeste (La saga di Geralt di Rivia, #6)La stagione delle tempeste by Andrzej Sapkowski
My rating: 3 of 5 stars

"«I maghi, in effetti, sono capaci di molte cose … Ma accusare i maghi di tutte le sventure e le calamità forse è esagerato. In fondo stai parlando di fenomeni naturali, Frans. È semplicemente la stagione. La stagione delle tempeste»"


UNA AUTHOR-FICTION (A VOLER PENSARE BENE)

Pubblicato ben quattordici anni dopo la conclusione della serie principale, "La stagione delle tempeste" è un romanzo midquel che racconta un'inedita avventura di Geralt e va così ad arricchire l'universo narrativo di The Witcher. O almeno, questo è quello che direi se non fossi una malpensante, ma essendo sempre scettica riguardo alla buona fede di autori e case editrici, sono piuttosto spinta a pensare che il buon Andrzej avesse bisogno di liquidità per ristrutturare la tavernetta e, trovandosi a disposizione quella gallina dalle uova d'oro che è la saga su Geralt di Rivia, non si sia posto problemi come «Ma questa storia serve a qualcosa all'interno della serie?». Peggio di lui ha fatto solo la Nord che, nell'edizione in flessibile, lo propone come fosse effettivamente l'ottavo capitolo, anziché una storia bonus.
La narrazione è composta da diverse piccole missioni che ruotano attorno al regno di Kerack dove il nostro sempre solare Geralt viene ingiustamente arrestato con l'accusa tipicamente medioevale di evasione fiscale; mentre cerca di dimostrare di non aver mai intascato compensi in nero, lo strigo viene inaspettatamente scarcerato, ed è allora che scopre di essere stato derubato delle sue spade. I tentativi di ritrovare le armi sono il principale filo narrativo della storia, ma non mancano quelli secondari, come il suo marginale coinvolgimento nella disputa per il trono di Kerack; peccato che, come nella serie principale non si riusciva a provare il minimo interesse per la guerra tra i Regni del Nord e Nilfgaard, anche qui la parte politica risulti poco accattivante perché essa ha ripercussioni minime per il protagonista stesso.
Come personaggi di contorno troviamo parecchi volti nuovi, dei quali però ci si può dimenticare a cuor leggendo, non avendo questi un ruolo degno di nota al di fuori del singolo romanzo: è la solita parata di politici disonesti, plebei felici della loro misera vita e maghe invaghite di Geralt. Oltre a queste new entry ritroviamo Ranuncolo, come spalla comica stranamente non troppo invasiva, e Yennefer, in un cameo davvero troppo breve.
Nel complesso, ritengo questo romanzo una lettura piacevole e, a tratti, anche divertente per merito dello stile di Sapkowski che dopo tanti libri ho finito per apprezzare. Mi sono piaciute anche le diverse frecciatine con cui l'autore critica alcuni aspetti politici e sociali del suo mondo fantasy, specchio di quello contemporaneo. Meno bene il modo in cui viene tratteggiato uno dei pochi (se non l'unico) personaggio gay della saga, passando da uno stereotipo all'altro, e l'accenno finale agli altri strighi: sarebbe stato molto più interessante sfruttare quest'idea all'interno della serie principale, anziché introdurli in un'avventura esterna.
Ma i dubbi sui quali bisogna assolutamente fare chiarezza sono due: è necessario leggere questo libro? e, se sì, quando?
La risposta al primo quesito è un secco no; la trama del romanzo è indipendente dagli eventi della serie principale e non fornisce alcun elemento indispensabile al lettore. Se è vero che non mancano riferimenti e strizzatine d'occhio agli altri libri, questi sono principalmente delle chicche per i fan affezionati.
Per quanto riguarda l'ordine di lettura, la vicenda si colloca tra i racconti de "Il guardiano degli innocenti", che però non sono presentati in ordine cronologico, infatti qui Geralt si è separato da Yennefer (conosciuta ne "L’ultimo desiderio", ultimo racconto della raccolta) ma non è ancora legato a Ciri (la legge della Sorpresa che collega i due viene presentata ne "Il male minore", terzo racconto della raccolta); il mio consiglio è però di attenersi alla data di pubblicazione perché è presente una piccola parte ambientata nel futuro, che potrebbe risultare spoilerosa.

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lunedì 15 novembre 2021

"Piccole grandi bugie" di Liane Moriarty

Piccole grandi bugiePiccole grandi bugie by Liane Moriarty
My rating: 4 of 5 stars

"Quella giornata sarebbe stata perfetta in ogni senso. Le foto su Facebook non avrebbero mentito. Così tanta gioia. La sua vita era così piena di gioia. Era un fatto reale e verificabile"


ACCANTONIAMO L'OMICIDIO E PASSIAMO ALLE COSE SERIE

Vi è mai capitato di imbattervi in un libro che non è per nulla come ve lo aspettavate ma finite comunque per apprezzarlo? A me è successo esattamente questo con "Piccole grandi bugie" che, forse anche per il grigiume delle immagini promozionali della serie TV "Big Little Lies", ero convintissima fosse un thriller legato all'ambiente domestico, un po' sulla falsariga de "L'amore bugiardo". Nulla di più lontano: questo romanzo non è affatto una storia dai toni cupi, anzi lo stile ironico e spigliato di Moriarty è stato il primo elemento a colpirmi, ovviamente in positivo; e sebbene ci sia una parte mystery, il suo ruolo nella storia è alquanto marginale, perché l'attenzione è posta su ben altri temi.
Effettivamente, la narrazione parte con un flash forward alla serata quiz organizzata dalla scuola elementare di Pirriwee, vicino a Sydney, durante la quale qualcuno muore e questo fa iniziare un'indagine perché le circostanze della tragedia sono a dir poco confuse. L'interesse per l'investigazione viene portato avanti, con pochi indizi e moltissime digressioni, in brevi stralci di interviste fatte ai personaggi secondari, che fanno da intermezzo nei capitoli.
La trama principale segue invece Jane Chapman, Madeline Martha Mackenzie e Celeste White, tre madri che si incontrano al primo giorno di pre-scuola dei figli e diventano in breve amiche. Oltre al legame che le unisce, il romanzo si sofferma sui loro problemi individuali: Jane affronta le difficoltà di essere una madre single e deve gestire le accuse di bullismo rivolte al figlio Ziggy, Madeline si sente divisa tra la figlia adolescente nata dal suo primo matrimonio e la nuova famiglia, mentre diventa ben presto chiaro che la vita perfetta della bellissima Celeste nasconde più di un'ombra.
Come potrete forse intuire, le protagoniste sono uno dei punti di forza di questo romanzo: tre donne piene di dubbi e difetti, ma capaci di andare oltre e farsi valere. Non vi nascondo che Madeline sia la mia preferita perché, pur avendo dei problemi un po' meno gravi rispetto alle altre, è un personaggio capace di mettersi in discussione con una feroce autocritica e la sua storyline è la più ricca di collegamenti con le altre.
Un elemento ben riuscito è poi lo stile irriverente, che forse in alcuni passaggi più seri sembra fuori luogo, ma non al punto da urtare la sensibilità; personalmente l'ho trovato genuinamente divertente e mi ha reso la lettura davvero scorrevole. Inaspettatamente ho apprezzato anche la parentesi romance: non è per nulla un aspetto centrale della storia, riguarda anzi solo una delle tre protagoniste, eppure nel complesso l'ho trovata ben scritto.
Come accennato, il romanzo va a toccare dei temi sensibili, soprattutto collegati alla violenza domestica e di genere, che ho trovato ottimamente contestualizzati e gestiti quasi sempre con tatto. Si parla molto anche di relazioni tra genitori e figli, della necessità di apportare cambiamenti radicali nella propria vita e del rapporto con i social; in quest'ultimo caso, penso che la tematica sia affrontata in modo corretto anche se il testo è non aggiornatissimo per ovvie ragioni. In un primo momento si potrebbe pensare che anche il bullismo sia un tema centrale, ma in realtà lo è solo nell’ottica del modo di approcciarsi ai bambini.
Il libro ha di certo dei difetti, come la sovrabbondanza di personaggi secondari -e, a mio avviso, impossibili da ricordare- o la scontatezza della risoluzione del mistero, ma nel complesso risulta un'ottima lettura che riesce a bilanciare intrattenimento e riflessione.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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venerdì 12 novembre 2021

"Figlie del mare" di Mary Lynn Bracht

Figlie del mareFiglie del mare by Mary Lynn Bracht
My rating: 5 of 5 stars

"Pensò d'immergersi in mare per non sentire freddo ... pensò a miglia e miglia di acqua di un blu profondo, in modo da non vedere il rosso"


STORIA INDIMENTICABILE DI UNA STORIA DIMENTICATA

Ero del tutto consapevole che avrei finito con il piangere leggendo questo romanzo, ma di certo non ero preparata ad affrontare una storia tanto forte da non concedermi neppure una pagina di tregua, tra un pacchetto di fazzoletti e l'altro. E nonostante le lacrime, non sono quasi riuscita a mettere per un attimo da parte "Figlie del mare", perché è una storia alla quale non si può rimanere indifferenti, che non ti permette mai di distogliere lo sguardo.
Ispirandosi a eventi reali e ai racconti della madre, Mary Lynn Bracht crea la storia di Hana ed Emiko "Emi", due sorelle nate sull'isola di Jeju e separate da giovanissime durante la Seconda Guerra Mondiale quando la prima viene rapida da alcuni soldati per essere deportata in Manciuria, dove sarà costretta a diventare una prostituta, mentre la seconda rimane con la famiglia e continua il lavoro come haenyeo (ossia una pescatrice subacquea). La narrazione segue due linee temporali distinte, pur ripercorrendo eventi che hanno luogo in momenti diversi del passato: la timeline di Hana si svolge negli anni Quaranta e quella di Emi nel 2011 anno in cui la donna, ormai anziana e malata, continua a tentare di scoprire cosa si successo alla sorella tanto amata.
Ovviamente il romanzo affronta tematiche a dir poco delicate, in primis legate allo stupro ed alla pedofilia, ma anche ad altre forme di violenza, alla dipendenza da sostanze stupefacenti e alle riflessioni sul suicidio. Di conseguenza, pur avendo adorato questo libro sono un po' titubante all'idea di consigliarlo con leggerezza. Va detto che l'autrice è molto brava nel trattare questi temi in modo rispettoso: pur avendoli analizzati senza troppi giri di parole, non tenta mai di renderli diversi da ciò che sono e non finisce mai per spettacolarizzare la violenza.
In questo lo stile è indubbiamente d'aiuto, essendo abbastanza semplice e diretto permette di leggere in modo scorrevole anche scene non facilmente digeribili. Un altro punto di forza è poi l'ambientazione, sia a livello dei luoghi descritti che di fedeltà storica; ho trovato questa parte del romanzo estremamente interessante e anche educativa perché, pur non essendoci un glossario, molti dei dettagli più inusuali per un lettore occidentale vengono chiariti nel testo. In generale, ho trovato affascinante leggere di una cultura e una mentalità così lontane dalla mia, soprattutto perché l'autrice ha potuto basarsi si informazioni di prima mano dalla comunità alla quale appartiene.
I personaggi sono forse l'elemento più riuscito in questa narrazione. Tutti risultano tridimensionali e i loro pensieri vengono analizzati con grande attenzione, soffermandosi in particolare sui loro momenti più difficili; per più versi mi ha ricordato "Tutto il nostro sangue" di Sara Taylor, ma senza una struttura così ripetitiva e senza dover dipingere tutti gli uomini come dei mostri per forza. Perché se è vero che ci sono personaggi che compiono azioni orribili in "Figlie del mare", questo comportamento non viene generalizzato a tutti i costi, finendo con il depotenziarlo, per assurdo.
A voler trovare un difetto in questo libro, si potrebbe dire che non abbia una vera e propria trama, perché la narrazione si limita a seguire la famiglia di Hana ed Emi nel corso di tre generazioni. Ma anche senza colpi di scena inaspettati, "Figlie del mare" è una storia capace di tenere incollati alle pagine e stupire con la sua forza gentile.

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lunedì 8 novembre 2021

"The Vanishing Throne" di Elizabeth May

The Vanishing Throne (The Falconer, #2)The Vanishing Throne by Elizabeth May
My rating: 1 of 5 stars

"«One day soon everything here will crumble to dust. The kingdoms are dying and the throne here is vanishing. It's already begun»"


APPROVATO DA LEONARD SHELBY

Dopo il parziale fallimento di "The Falconer", avevo decisamente ridimensionato le mie aspettative prima di iniziare il secondo capitolo della trilogia di Elizabeth May, eppure come una novella Dewey nel celebre meme sono comunque delusa dal risultato. Questo perché "The Vanishing Throne", non pago di riproporre i problemi del volume precedente, aggiunge ulteriori elementi di frustrazione per la sottoscritta, a partire dalla trama.
Innanzitutto, gli eventi di questo romanzo sono mossi unicamente dagli antagonisti mentre gli eroi, potendo, si accontenterebbero di vivere nascosti ed ignorare il dettaglio insignificante dello sterminio dell'umanità ad opera delle fatine. Per fortuna ci sono i cattivi: la ricerca di un potente artefatto magico è il motore principale della (poca) azione del libro; gli altri fulcri narrativi sono la scoperta delle origini dei reami fatati e i siparietti romantici tra Aileana e il suo delizioso interesse amoroso.
Ritroviamo la nostra protagonista a Sìth-Bhrùth prigioniera delle fate cattive che, finalmente libere, stanno conquistando il pianeta, o almeno così credono i personaggi, e io voglio fidarmi. Dopo un'evasione non proprio al cardiopalma, Aileana torna nel mondo umano per scoprire che è passato molto più tempo di quanto credesse e per tediarci ad oltranza con i suoi immotivati sensi di colpa. Seguire il suo POV è stato decisamente sfiancante: non solo il lettore è chiamato a subire i suoi monologhi su come abbia fallito nel salvare da sola il mondo (un'impresa molto verosimile, in effetti), ma deve sentirsi ripetere ad oltranza una serie di frasi dette dagli altri personaggi che lei copia-incolla ogni tre righe, probabilmente per allungare un po' il testo.
Avere una protagonista così passiva rende il ritmo della narrazione estremamente lento, ad eccezione degli ultimi capitoli in cui vediamo un po' più di azione. Un altro problema è la ristrettezza del cast: si ha l'impressione che la cara Elizabeth dovesse pagare di tasca sua le comparse, e quindi ci troviamo con una storia dove in scena si vedono solo i protagonisti e qualche sporadico personaggio secondario, ovviamente di pochissima utilità ai fini della trama. Ma veniamo alla parte peggiore, ossia il romance.
Ammetto che in un primo momento Aileana e Kiaran come coppia non mi dispiacevano, poi l'autrice ha iniziato a fare delle rivelazioni allucinanti sul passato di lui, e la nostra eroina non si arrabbia minimamente alla scoperta di essere innamorata di un genocida, è solo un po' risentita perché duemila anni prima a lui piaceva un'altra! A questo punto, lei dovrebbe perdonare subito anche le altre fate cattive, ma la bussola morale di Aileana è mossa unicamente da simpatia ed attrazione, quindi Lonnrach e il suo seguito devono essere puniti in quanto spietati assassini, mentre Kiaran è un cucciolo tormentato che ha già pagato troppo.
Ancor più allucinante come l'autrice tenti di ribaltare torto e ragione anche nel caso della Cailleach, che espone un concetto forse triste ma giusto (l'equilibro nella natura tra vita e morte), e per questo viene dipinta come malvagia. Il messaggio che passa così è estremamente infantile e diseducativo: non voler accettare gli eventi negativi come imprescindibili nella vita di una persona.
Dell'intero romanzo posso salvare solo il mio caro Derrick, sempre protagonista morale della storia per quanto mi riguarda, ed i dettagli folkloristici sui fae, in particolare quando ci si sofferma sulle origini del loro mondo e sul modo in cui è direttamente collegato a quello umano.
Anche così, nel complesso siamo però ben lontani dalla sufficienza.

Voto effettivo: una stellina e mezza

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venerdì 5 novembre 2021

"Le sette morti di Evelyn Hardcastle" di Stuart Turton

Le sette morti di Evelyn HardcastleLe sette morti di Evelyn Hardcastle by Stuart Turton
My rating: 4 of 5 stars

"La morte ha gettato i dadi ed Evelyn ha pagato il suo debito. Tutto ciò che aveva un valore è stato preso"


MOLTO PIÙ DI UN MYSTERY

Dire che avessi alte aspettative su questo romanzo sarebbe un garbato eufemismo: tra dozzine di recensioni positive e la presenza di un tropo per il quale stravedo, mi aspettavo una lettura che raggiungesse le cinque stelline in tranquillità. Purtroppo non è andata esattamente così, però "Le sette morti di Evelyn Hardcastle" si è dimostrato comunque un'ottima lettura sul piano dell'intrattenimento.
L'idea alla base mi sembrava eccellente: Aiden Bishop, il nostro protagonista, deve risolvere un giallo in pieno stile Agatha Christie, rivivendo la giornata dell'omicidio da otto punti di vista, così da mettere assieme le informazioni ottenute dai diversi testimoni. Anche l'ambientazione è un tributo alla Regina del Giallo: siamo a Blackheath House, una tenuta signorile nella campagna inglese degli anni Venti, durante un ritrovo di persone appartenenti alla buona società impegnate in oziose partite di scacchi, battute di caccia e passeggiate nel parco. Oltre al nostro protagonista, tra potenziali assassini e testimoni inconsapevoli, si muovono altri due personaggi con il suo medesimo obiettivo: risolvere il giallo attorno alla misteriosa morte di Evelyn Hardcastle, primogenita dei padroni di casa.
Come già detto il risultato è una narrazione ben ritmata e davvero scorrevole, che tiene incollati alle pagine. Lo stile di Turton è abbastanza ricercato, senza per questo sembrare pedante; l'unico aspetto sul quale trovo da ridire è l'utilizzo eccessivo di metafore. La parte investigativa è gestita in maniera eccellente e, salvo qualche piccola lacuna, risponde a tutti gli interrogativi della storia; mi sento di approvare anche il protagonista e i suoi "ospiti", che vengono analizzati tutti con grande attenzione, permettendo al lettore di notare come ognuno di loro contribuisca ed influenzi le azioni di Aiden.
Meno bene la caratterizzazione degli altri personaggi, in particolare gli altri partecipanti alla "gara" per i quali sarebbe stato necessario molto più spazio, infatti nel finale si è quasi insensibili al loro destino. Il problema più fastidioso è però il lato fantascientifico, che diventa sempre più importante con il procedere del romanzo: si notano parecchie incongruenze, anche al di fuori delle menzogne dette dai personaggi, in particolare quando diventa chiaro che gli eventi possono essere alterati. La risoluzione finale poi risulta godibile solo se ci si concentra sulla parte mystery accantonando completamente gli elementi sci-fi, che vanno a contraddire la soluzione stessa del giallo.
Voglio spendere infine due parole sulla questione del fat shaming. Uno degli "ospiti" nel cui corpo si trova a vivere per un giorno il protagonista è una persona in sovrappeso e questo aspetto nel testo viene rimarcato in continuazione, sia durante quella specifica giornata, sia in seguito. Ero al corrente di questa problematica, ma devo ammettere di averla comunque percepita nettamente durante la lettura. Pur essendo convinta che si tratti di un errore in buona fede, trovo sia indubbiamente sintomo di modo di discriminare interiorizzato: il protagonista nota difetti anche negli altri "ospiti", ma neppure nei casi peggiori (uno di loro è uno stupratore seriale, per fare un esempio) ci si sofferma così tanto e spesso. Ci tenevo a segnalare questo dettaglio perché potrebbe risultare un trigger per alcuni lettori.

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mercoledì 27 ottobre 2021

"Notte eterna" di Guillermo del Toro e Chuck Hogan

Notte eternaNotte eterna by Guillermo del Toro
My rating: 3 of 5 stars

"L'alternanza naturale di notte e giorno era stata infranta, presumibilmente per sempre. Il sole era stato cancellato da un velo scuro di cenere … L'ecologia perfetta per i vampiri"


NORA CARA, TI AUGURO OGNI SOFFERENZA POSSIBILE

Per una volta tanto ho voluto completare una serie in un solo mese, anziché portarla avanti per più tempo (in alcuni casi, per anni interi!), e devo dire che si tratta di un'esperienza sicuramente da ripetere in futuro. Sempre con serie che non superino i tre volumi, però!
A differenza del secondo capitolo, "Notte eterna" ci proietta ben due anni in avanti; due anni in cui i vampiri e gli umani della multinazionale Stoneheart, sotto le direttive del Padrone, hanno preso il controllo su gran parte del pianeta e condannato qualunque oppositore a morte immediata oppure alla reclusione in campi di lavoro dove viene loro prelevato in continuazione sangue. Il gruppo del dottor Ephraim "Eph" Goodweather è una delle poche forme di resistenza ancora attive, e si trova di fronte ad enormi difficoltà, anche interne -a riprova del fatto che le persone trovano motivi di contrasto perfino durante un'apocalisse. Il romanzo segue quindi il loro ultimo, disperato tentativo di fermare il vampiro millenario mentre questi sembra sempre più forte ed è impegnato nel plasmare la mente del giovane Zack, il figlio dell'esperto di malattie infettive.
Nonostante questo romanzo abbia diverse problematiche, nel complesso lo reputo un buon finale per la trilogia. L'aspetto meglio riuscito è il world building: anche se non si tratta di un mondo troppo lontano nel futuro, gli elementi distopici non mancano e vengono gestiti in modo tanto verosimile da suscitare autentica angoscia; quando gli autori si soffermano sulle condizioni in cui versa il pianeta e sul comportamento delle persone comuni sotto la dittatura dei vampiri, la mente corre ad eventi del passato recente o di un futuro prossimo per nulla fantascientifico. Peccato soltanto per la tendenza a voler spiegare e ripetere tutto, motivo per cui il salto temporale non mi ha proprio fatto impazzire, anche se trovo la struttura complessiva del romanzo pensata con più attenzione rispetto a "La caduta".
Gli altri elementi che approvo in pieno sono le parti POV di Kelly, non particolarmente lunghe ma davvero interessanti per capire il modo in cui ragiona un vampiro "adulto" quando non è controllato del tutto dal Padrone, ed il finale. Non voglio spoilerare nulla, ma viene scelto di adottare un espediente che apprezzo molto, inoltre trovo ben scritte e davvero dinamiche le molte scene d'azione, decisamente più valide delle parti dialogate.
Su due aspetti mi trovo invece molto combattuta. Il primo sono i riferimenti biblici, presenti sia nelle parti relative all'Occido Lumen sia nei dialoghi; diciamo che capisco la scelta e la trovo anche calzante, ma in alcuni punti penso risulti soltanto un modo per giustificare la presenza di diversi Dei ex machina. Il secondo è la caratterizzazione di Zack, che temo non abbia avuto abbastanza spazio per il tipo di introspezione a cui miravano gli autori: da un lato trovo il suo personaggio interessante, dall'altro l'influenza del Padrone appiattisce un po' il tutto... peccato!
Per quanto riguarda Nora e l'elemento romance invece non ho il minimo dubbio e li considero senza dubbio il punto più basso del romanzo. Essendo l'unica donna del cast, Nora è desiderata da qualunque uomo compaia in scena, nonostante sia palesemente priva di personalità e capace solo di causare problemi. Questo rende ancor più assurdo il triangolo tra lei, Eph e Fet; tutte le scene romantiche sono talmente forzate da dare l'orticaria, tanto valeva farla mettere con Vasiliy tra un libro e l'altro, risparmiandoci così i loro tediosi siparietti.

Voto effettivo: tre stelline e mezzza

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venerdì 22 ottobre 2021

"Il discepolo" di Elizabeth Kostova

Il discepoloIl discepolo by Elizabeth Kostova
My rating: 3 of 5 stars

"E tuttavia, se stai leggendo tutto questo, significa che il male mi ha infine raggiunto. Anche tu devi scegliere. Ti ho trasmesso tutto ciò che ho appreso; conoscendo la mia storia, puoi rifiutarti di venire in mio soccorso?"


ANDARE A CACCIA DI VAMPIRI È ULTRA-ROMANTICO

Mi ci sono voluti quattro tentativi e una quindicina d'anni ma alla fine sono riuscita a completare la lettura de "Il discepolo", romanzo che mescola insieme tanti generi diversi per poi calarli abilmente in un'autentica atmosfera dark academia. Infatti, pur essendo principalmente un mystery, il titolo presenta parecchi elementi del romanzo storico, familiare e di formazione, oltre ad una non trascurabile parentesi romance e spunti fantastici assortiti.
La narrazione copre un arco temporale di parecchi decenni del Novecento e spazia in diversi Stati europei, oltre ad avere una struttura complicata (a tratti senza che ce ne sia realmente motivo): la storia inizia infatti dall'anonima narratrice che ricorda di quando, in giovane età, ritrovò dei documenti misteriosi nella biblioteca del padre; questo porta l'uomo a confidarle dei dettagli del suo passato, in particolare in relazione alla scomparsa del suo relatore e mentore. Quest'ultimo introdurrà una terza linea temporale, ambientata negli anni della sua giovinezza, portandoci ancora più indietro nel tempo; nel mentre, vengono inserite anche delle lettere e degli estratti aggiuntivi che vanno ad integrare la narrazione. Dall'esterno questa scelta dell'autrice potrebbe sembrare alquanto caotica, ma vi assicuro che il risultato non è per nulla complesso, anzi la lettura mi è sembrata molto scorrevole nonostante la mole non indifferente del libro.
Oltre a seguire le vicende della famiglia della narratrice, la trama del romanzo è mossa soprattutto da un misterioso libro, contenente l'illustrazione di un drago, che viene consegna a studiosi della Storia così da spingerli in una ricerca sulle orme del principe di Valacchia Vlad III Tepes, ossia la crudele figura storica alla base del mito del vampiro moderno. Un problema non indifferente è dato proprio da questa forza, molto simile ad una sorta di predestinazione, che muove i personaggi: nel libro vediamo i protagonisti compiere continuamente azioni avventate o direttamente stupide senza una ragione, soltanto perché sentono di doversi comportare così. Questo fato sovrano sembra dirigere anche le svolte narrative (in particolare, tutte le scoperte e gli incontri fortuiti che muovo la trama) e le relazioni interpersonali; i protagonisti si innamorano immancabilmente di persone incontrate due giorni prima, alle quali giurano amore eterno senza neppure conoscerle davvero.
Questo rende ovviamente difficile affezionarsi ai personaggi, e i dialoghi non aiutano in tal senso! La gran parte di essi è poco naturale: i protagonisti non sembrano conversare normalmente quanto piuttosto gareggiare per capire chi di loro sia il più colto, ed infatti i dialoghi sono zeppi di nozioni di ogni genere e tediose lezioncine atte a dimostrare la vasta cultura di ognuno. Purtroppo gli antagonisti non riescono a compensare, perché alcuni escono di scena senza ragione e altri compiono azioni che non trovano riscontro nelle loro motivazioni.
Parlando di antagonisti non si può che pensare a Dracula e ai vampiri in generale. Il vampiro più celebre di sempre viene nominato dozzine di volte, ma il suo ruolo all'interno della storia sfiora il ridicolo; per evitare spoiler non ne parlerà, ma il suo obiettivo ed il modo in cui pensa di raggiungerlo hanno dell'assurdo. Per quanto riguarda la lore attorno alla figura dei non-morti, risulta alquanto confusa e non sempre in linea con narrazioni simili.
Ma allora cosa ha "salvato" il libro, permettendogli di raggiungere la sufficienza? sicuramente il modo in cui è stata resa l'estetica dark academia, perfetta per il tono della storia narrata. E poi lo stile di Kostova, molto ricco e vivido in particolare quando si sofferma sulle descrizioni dei luoghi visitati dai personaggi, parlando dei panorami, delle tradizioni e del cibo tipico. Leggere questo romanzo permette davvero di fare un viaggio nell'Europa orientale di metà Novecento.

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lunedì 18 ottobre 2021

Top 5 e Recap - Estate 2021

In questa rubrica vado a tirare le somme delle letture completate durante l'ultima stagione, con i cinque titoli migliori e delle statistiche su autori, generi, valutazioni e molto altro.

 


I migliori libri letti in questo trimestre sono curiosamente divisi in due categorie: da un lato abbiamo storie dai toni thriller, dall'altro seguiti di serie fantasy lette in lingua.
Per la prima tipologia abbiamo il brillante mystery
"La morte nel villaggio" di Agatha Christie, in cui viene introdotto il personaggio di Miss Marple mentre risolve un caso di omicidio all'apparenza impossibile, e l'avventura ucronica di Jake Epping in "22.11.63" di Stephen King, una storia che va ben oltre l'idea di "salviamo JFK e risolveremo tutti i problemi del mondo".
Riguardo alle serie continuate o completate abbiamo "Saint's Blood" di Sebastien De Castell, terzo libro di The Greatcoats che mi ha colpito per l'intreccio ed i confronti tra i personaggi, "City of Miracles" di Robert Jackson Bennett, ultimo capitolo di The Divine Cities dal quale non mi sono ancora ripresa emotivamente, e "A Conjuring of Assassins" di Cate Glass, secondo volume di Chimera che presenta ancora qualche difettuccio ma è un deciso passo avanti rispetto al primo libro.


Passiamo ora alle varie statistiche, premettendo che nei tre mesi passati ho letto un totale di 22 libri.

 


Questa stagione ha visto un inaspettato pareggio tra i 9 autori uomini e le altrettante autrici donne, mentre i nuovi scrittori sono in rimonta (10 contro 8 vecchi). Relativamente alla nazionalità, abbiamo il solito predominio degli Stati Uniti con ben 10 autori; non male il Regno Unito con i suoi 5 autori, seguiti da un polacco, un canadese ed un irlandese.

 


I volumi pubblicati nell'ultimo decennio hanno primeggiato come sempre, seppur gli anni Novanta si siano difesi bene. Rimane invariato anche il primato del target Adult con 16 libri, mentre abbiamo 5 Young Adult e un solo New Adult. Per quanto riguarda le serie, 3 sono quelle iniziate e 2 le concluse; sono invece 5 i volumi sequel e ben 12 gli autoconclusivi.



Con i generi letterari non ho spaziato più di tanto e, come al solito, al primo posto troviamo il fantasy con 10 titoli, seguito da i ben 5 del mystery e i 2 di thriller e sci-fi, mentre romanzo familiare, di formazione e storico hanno avuto un volume ciascuno. Tra le ambientazioni vincono nuovamente i mondi fantastici con 9 libri, ma non di troppo: abbiamo infatti 7 libri ambientati nel passato e 4 nel presente! Un libro soltanto per futuro e luoghi vari o non chiaramente indicati.



Ritorniamo sui livelli di inizio anno con la lingua perché se effettivamente 12 libri sono stati letti in italiano, per gli altri 10 ho optato per l'inglese. Ancora una volta le cover flessibili si dimostrano le mie preferite, con 17 volumi contro i 5 in rigida.



In relazione alle valutazioni assegnate, devo dire che abbiamo una piccola incongruenza perché da un lato la mia media cala ancora, ma ho trovato tante letture meritevoli di quattro stelline o più; diciamo che mancano un po' i voti mediani. La media complessiva è di 3,50 stelline.

venerdì 15 ottobre 2021

"La caduta" di Guillermo del Toro e Chuck Hogan

La cadutaLa caduta by Guillermo del Toro
My rating: 3 of 5 stars

"L'isolato al quale erano diretti era l'epicentro del più grande incendio nel cuore della metropoli: tutte le vie intorno al monte dei pegni erano annerite da un fitto velo di fumo che cambiava il giorno in una strana notte da tragedia"


DOPO LE FECI MAGICHE, L'URINA DI VAMPIRO

Secondo volume della serie Nocturna, "La caduta" risente in pieno della cosiddetta Sindrome del Libro di Mezzo, infatti gli avvenimenti rilevanti per lo sviluppo della trama sono ben pochi e tutti condensati nella seconda metà del volume. Ma come sono riusciti gli autori a riempire le prime cento pagine? alternando spiegoni di dubbia utilità, fastidiose ripetizioni di quanto successo nel primo libro e scene che non hanno la minima ripercussione su quanto succede dopo.
La narrazione riprende poco dopo l'epilogo de "La progenie"; non è chiarissimo quanto dal momento che in un punto si parla di settimane intere, eppure una delle prime scene vede Eph e Fet scendere nei tunnel infestati dai vampiri per distruggere la bara del Padrone e quando non la trovano più lì se ne stupiscono come se il loro scontro fosse avvenuto solo il pomeriggio prima. La trama comunque si concentra sui tentativi dei protagonisti di fermare l'avanzata dell'esercito di non-morti, che nel frattempo stanno colpendo aeroporti in tutto il mondo per diffondere la loro piaga; questa resistenza si concretizza sia nella distruzione dei singoli vampiri, sia nella ricerca di un oggetto che potrebbe dare all'umanità una chance contro il Maestro.
Seppur partano divisi, i personaggi si avvicineranno sempre più e, ad eccezione di qualche morte nell'epilogo, li ritroveremo tutti uniti contro il nemico comune. Questo team up non ha una motivazione troppo solida a mio parere, e così anche diverse altre azioni compiute dai sette vampiri Originari: non si capisce in base a cosa scelgano gli umani con i quali si alleano o dei quali si servono, a parte il caso decisamente palese di Palmer, e trovo poco convincente anche la loro relativa inattività nella ricerca dell'arma con cui potrebbero essere sconfitti, soprattutto se consideriamo che hanno avuto millenni a disposizione.
Per quanto riguarda i personaggi, mi sento divisa tra quelli che adoro e quelli talmente sciapi che non so neppure se valga la pena detestarli. Ho apprezzato molto come sono stati gestiti Palmer, Setrakian e Fet; anche Gus e Àngel hanno un paio di momenti validi, seppur siano delle figure di contorno. Dall'altro lato, Nora conferma con ancor più decisione la sua inutilità, mentre Zack si è rivelato ben più fastidioso di quanto non fosse ne "La progenie", ricordandomi anche perché lo trovavo così odioso nella serie TV.
I personaggi acquisiscono un quid nelle scene in cui si confrontano direttamente, si tratti di scontri verbali come nel caso della cena tra Eph e Palmer, oppure di momenti dall'aria quasi familiare, ad esempio la conclusione dell'avvicinamento di Setrakian e Fet. Risultano molto ben scritte e toccanti anche le scene ambientate nel passato di Abraham, oltre a dare diverse informazioni che fanno proseguire la narrazione.
Lo stile non mi mantiene sullo stesso livello quando si tratta di far chiarezza su quale POV dovrebbe avere l'attenzione del lettore, perché nello stesso paragrafo gli autori inseriscono i pensieri di due o tre personaggi diversi. Ci sono poi da considerare anche lo sbilanciamento nel ritmo, che è davvero lento nella prima metà per poi diventare quasi frenetico nella seconda (si ha quasi l'impressione di aver skippato qualche scena), e la presenza del diario di Eph e del blog di Fet; personalmente non penso siano molto in linea con la caratterizzazione di questi personaggi, inoltre non si capisce quando avrebbero il tempo ed i mezzi per scrivere.

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mercoledì 13 ottobre 2021

"The Deathless Girls" di Kiran Millwood Hargrave

The Deathless GirlsThe Deathless Girls by Kiran Millwood Hargrave
My rating: 2 of 5 stars

"There's a story of a Voievod in Northern Wallachia who had a particular liking for young Traveller girls with talent … he ruined them, then drank their blood, and so was immortal. It sounds like stories, but Old Charani said all stories have their roots in truth, however deeply buried"


COSA CI FA UN ORSO POLARE IN TRANSILVANIA?

Non so ancora se leggerò qualcos'altro scritto da Louise O'Neill, ma di certo non mi fiderò più di lei per quanto riguarda i consigli di lettura; il suo blurb per "The Deathless Girls" promette una storia «intoxicating», e personalmente mi aspettavo una narrazione travolgente e ricca di atmosfere angoscianti, invece il solo aspetto per cui questo romanzo mi ha stordita è quello del fastidio provato nei confronti della protagonista dalla prima pagina.
La cara Louise non è però la sola a dare false speranze. La CE nella quarta di copertina ci anticipa infatti che stiamo per leggere la storia delle origini delle cosiddette "mogli di Dracula", un'espressione che nel romanzo di Stoker non viene mai usata ma che ritengo comunque accettabile perché ormai parte della cultura pop. Il romanzo dovrebbe raccontarci quindi di come le sorelle Traveller Lillai "Lil" e Kisaiya "Kizzy" sono diventate le due vampire dai capelli scuri che il povero Jonathan incontra nel suo viaggio in Transilvania; il risultato però è leggermente diverso. Per due terzi del libro assistiamo infatti al rapimento delle ragazze -e di parecchi loro coetanei- da parte in alcuni Settled, e al conseguente periodo di schiavitù che vivono nel castello del boyar locale; solo nelle ultime cento pagine vediamo la comparsa dei non-morti, mentre dobbiamo aspettare addirittura l'epilogo per arrivare alla trasformazione effettiva, che com'era prevedibile avviene in modo estremamente forzato, stravolgendo anche la storia di base.
Questo è senza dubbio l'aspetto del romanzo che più mi ha infastidita, perché se si sceglie di raccontare il prequel di un'altra opera bisognerebbe per lo meno rispettarla, altrimenti tanto vale scrivere una storia originale in cui i vampiri possono pure sbrillucciare al sole. Millwood Hargrave in questo ha sbagliato due volte: la prima quando ha deciso di cambiare la lore attorno alla figura del vampiro come immaginata da Stoker, e la seconda quando ha caratterizzato le due protagoniste non tenendo minimamente in considerazione quanto viene mostrato dei loro personaggi in "Dracula". Con il chiaro intento di rendere Lil e Kizzy simpatetiche al lettore, l'autrice le ha private di uno dei loro tratti fondamentali, ossia la predilezione per il sangue dei bambini; una caratteristica fondamentale per i loro personaggi, nonostante le rendesse sicuramente dei mostri.
In realtà le due Traveller non mi hanno convinta neanche come personaggi a se stanti: Kizzy ha una caratterizzazione molto povera, e di lei alla fin fine sappiamo solo che è una testa calda, mentre Lil ha un minimo di sviluppo durante la narrazione, ma di base mi è risultata davvero fastidiosa per la sua tendenza a lamentarsi in continuo di quanto la sorella sia più bella, coraggiosa e talentuosa di lei. Tra l'altro, a lettura ultimata ancora non mi è ben chiaro quale utilità avessero i talenti delle due ai fini della trama.
Due elementi che invece mi lasciano nell'indecisione sono il romance, che reputo molto carino ma è in fondo un banale insta-love, e l'ambientazione: dal punto di vista storico non mi sembra gestita corettamente, però le descrizioni di alcuni luoghi risultano decisamente ben scritte.
Mi sento di promuovere invece le tematiche sulle quali l'autrice si focalizza, ovvero il femminismo e la discriminazione verso persone di etnie diverse (qui rappresentata dal contrasto tra i Settled ed i Traveller). Nonostante vengano trattati in modo per nulla sottile, trovo che i due temi risultino molto adatti al pubblico di ragazzi per i quali il romanzo è stato pensato: ne potranno sicuramente trarre delle valide riflessioni.

Voto effettivo: due stelline e mezza

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venerdì 8 ottobre 2021

"La progenie" di Guillermo del Toro e Chuck Hogan

La progenieLa progenie by Guillermo del Toro
My rating: 3 of 5 stars

"La fascia color cremisi che era la cromosfera, la rarefatta atmosfera superiore del sole, sfolgorò per qualche magnifico secondo conclusivo… e la stella sparì. Eclissi totale"


DA NON LEGGERE DURANTE UNA PANDEMIA

Comprai "La progenie" dieci anni fa, quando la Mondadori lo pubblicò per la prima volta e fece un'offerta lancio, vendendo il libro a cinque euro. Dopo un iniziale entusiasmo, avevo però abbandonato questa lettura a poche pagine dal finale; l'interesse si era riacceso qualche anno dopo, quando ho visto la serie TV The Strain, tratta proprio da quella che in Italia è stata ribattezzata come Nocturna, così ho recuperato anche gli altri due volumi e, avendo deciso di dedicare questo mese ai libri ispirati a "Dracula", spero di maratonare in un colpo solo l'intera trilogia.
Ma dove risiede questa ispirazione al classico gotico? In realtà nell'intera idea alla base, perché questa serie è una riscrittura del romanzo di Stoker ambientata nella New York dei giorni nostri, con un focus ancora più netto sui risvolti medici del vampirismo ed alcuni interessanti cambiamenti nella lore di questa figura fantastica. La storia inizia all'aeroporto JFK con l'atterraggio di un Boeing 777 proveniente dalla Germania che sembra letteralmente morire subito dopo aver toccato terra, e con esso anche i passeggeri ed il personale a bordo; il pensiero corre subito ad un attacco terroristico, ma poi si comincia a valutare l'ipotesi di un virus che sembra aver ucciso in pochi minuti centinaia di persone e vengono quindi convocati gli esperti di malattie infettive Ephraim "Eph" Goodweather e Nora Martinez.
Nonostante ad una prima occhiata loro sembrino essere i protagonisti, la narrazione ha un tono maggiormente corale, seguendo in terza persona i punti di vista di una dozzina di personaggi e gruppi diversi, spaziando tra tante etnie che mostrano la multiculturalità della grande mela. I passaggi da un POV all'altro sono rapidi e ricordano per molti versi un tipo di ritmo decisamente televisivo: ciò non da al lettore il tempo di conoscere a fondo i caratteri o di assistere ad ogni scena, ma risulta molto adatto ad una storia di genere thriller dove l'azione ed il dinamismo hanno la precedenza.
Ad arricchire la narrazione ci sono anche dei brevi interludi in cui apprendiamo il passato di Abraham Setrakian (aka l'omologo contemporaneo del professor Van Helsing), ieri un giovane ebreo rinchiuso in un campo di concentramento in Polonia e oggi il proprietario di un banco dei pegni che usa come copertura mentre amplia le sue conoscenze sui vampiri. Come si potrà forse intuire, il suo personaggio è tra i miei preferiti assieme al disinfestatore Vasiliy Fet, mentre ho trovato a dir poco urticante la presenza di Nora perché il suo apporto alla trama è tendente allo zero periodico ed il suo unico tratto caratteriale è l'assecondare qualunque cosa proponga Eph.
Un altro elemento che mi ha irritato è l'eccessiva frettolosità con cui si sviluppa la storia: gli eventi ai quali assistiamo coprono un totale di tre giorni, ma a fine lettura ne sembrano passati trenta per quanti eventi hanno luogo, anche perché i personaggi accettano con troppa facilità i fenomeni paranormali in atto e l'intervento di Setrakian con le sue spiegazioni sui vampiri rende la narrazione ancor più rapida. Non mi ha colpito in positivo neppure lo stile, pur essendo di base alquanto semplice ed onesto; si nota però come in più passaggi risulti didascalico in maniera eccessiva, andando a sbandierare in faccia al lettore quali siano i sentimenti dei personaggi anziché lasciarlo capire attraverso la narrazione.
Cosa mi ha convito invece? Sicuramente l'idea alla base ed il modo in cui è stata sviluppata, la mitologia vampirica inventata dagli autori e soprattutto il grandissimo lavoro di ricerca che devono aver fatto in diversi ambiti, dalla medicina alle infrastrutture, per rendere questa storia così verosimile e ricca di dettagli affascinanti, e parecchio gore.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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