«Don’t do your last day wrong»
Piangerete alla fine. Ma anche all'inizio e durante
Recensione a "They Both Die at the End" di Adam Silvera
TITOLO: They Both Die at the End
AUTORE: Adam Silvera
TITOLO ORIGINALE: -TRADUTTORE: -
EDITORE: Harper Collins Publishers
COLLANA: HarperTeen
PAGINE: 390
VOTO: 4 stelline e mezza
"They Both Die at the End" è un romanzo di
formazione e in parte romance, ambientato in un mondo ucronico dove da sette
anni una società chiamata Death-Cast informa telefonicamente le persone del
giorno nel quale sono destinati a morire. Questi avvisi non servono ad impedire
i decessi, ma a permettere ai cittadini di vivere al meglio la loro ultima
giornata, tanto che esistono strutture ed intrattenimenti dedicati proprio a
questo fine.
Protagonisti e voci narrati della storia sono
due Deckers (come vengono definiti coloro che ricevono l'allerta) adolescenti
di New York, Mateo e Rufus; i due sono dei perfetti estranei, ma riescono ad
incontrarsi tramite un'app pensata per chi cerca un amico con il quale
trascorrere l'ultimo giorno, finendo così per iniziare un viaggio tra ricordi
ed affetti.
Il romanzo in effetti non va molto più in là
del suo spunto iniziale, anche se abbiamo alcuni capitoli in terza persona che
seguono altri personaggi e servono ad arricchire la storia, risultando più che
altro degli easter egg per il lettore. È però evidente come lo scopo di Silvera
non fosse quello di articolare una trama complessa, quanto piuttosto di
analizzare gli stati d'animo dei suoi protagonisti e riflettere su temi di
tutto rispetto in un romanzo per ragazzi, come l'effimerità della vita e
l'accettazione del lutto come tappa fondamentale nella crescita, ma anche la
presa di coscienza dei propri sentimenti e la riscoperta delle radici come
possiamo leggere tra i desideri di Mateo:
«[...]
travel to Dad’s hometown in Puerto Rico to visit the rainforest he frequented
as a kid.»
I personaggi principali sono
certamente quanto di meglio l'opera ha da offrire. Da un lato troviamo Mateo -timido,
ansioso e impegnato a procrastinare il momento in cui dovrà uscire di casa per
affrontare la propria morte- dall'altro Rufus, un tipo decisamente più
esuberante e spigliato che dopo aver perso l'intera famiglia in un incidente
automobilistico si è quasi rassegnato a dover aspettare la sua fine. Proprio la
loro diversità gli permetterà di imparare molto l'uno dall'altro e rendere
l'ultimo giorno davvero significativo.
L'intero cast presenta un ventaglio di
diversità (soprattutto per etnia ed orientamento sessuale) e ritengo molto
interessanti anche alcuni dei personaggi secondari -su tutti Lidia- ma la
maggior parte ha un ruolo troppo marginale per poterli valutare al meglio; in
generale rimangono solo abbozzati.
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Cover bosniaca |
Il maggior punto debole è però la
superficialità dell'ambientazione, che mi aveva perfino fatto sperare in un
mondo distopico, ad un primo acchito. La presenza della Death-Cast non ha degli
effetti catastrofici sulla società: nessuno commette delle vere e proprie
follie nel suo ultimo giorno e nessuno rischia davvero la vita quando non ha
ricevuto l'allerta. Personalmente mi aspettavo un mondo nel caos, mentre il
massimo che abbiamo sono alcuni balordi pronti ad approfittarsi dei Decker e:
«[The
churches] shun Death-Cast and their "unholy vision from Satan"»
Si
arriva poi al paradosso temporale, visto che in alcuni casi la stessa
Death-Cast è artefice delle morti che preannuncia.
«"He’d
hitchhiked there with a Decker truck driver, and they both die trying to get
back to their famiglie in the city"»
Ovviamente
il fine dell'autore non era quello di focalizzarsi sui dettagli di questa
realtà ucronica, ma non posso che dispiacermi per un'ottima occasione "sprecata".
Va detto che il concetto alla base, ossia la
consapevolezza della morte, è sicuramente degno di numerose riflessioni perché
pone l'esistenza umana sotto una luce completamente diversa;
«[...]
how do you tell your best friend you won’t be around Tomorrow? How do you
convince her to let you leave so you have a chance of living before you die?»
nelle
pagine dei contenuti extra, l'autore stesso spiega come lui sia terrorizzato
dall'idea di una morte prematura ed abbia incanalato le sue paure nel
personaggio di Mateo:
«"[...]
life was better before Death-Cast?"
This question is suffocating.»
Ed
è un dilemma angosciante per chiunque. Potendo scegliere, credo che molti
preferirebbero non sapere se quello è il loro ultimo giorno e vedrebbero il servizio
offerto dalla Death-Cast come un'imposizione tirannica.
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