venerdì 31 gennaio 2020

Wrap-Up - Letture di gennaio 2020

Wrap-Up - Letture di gennaio 2020


Quest’anno è iniziato con delle letture decisamente altalenanti, ma soprattutto con un gran numero di serie -cominciate, continuate ed anche terminate. Qualcuna avrà già saputo conquistare il mio cuore? Vediamolo insieme nel riepilogo dei libri letti a gennaio.

Per avviare l'anno nuovo ho voluto iniziare una nuova serie, anche se si tratta di una trilogia pubblicata ormai una decina d'anni fa, ossia Dictator di Andrea Frediani, con "L'ombra di Cesare". È ovviamente di una serie storica (a tratti biografica) sulle gesta di Giulio Cesare, e questo primo capitolo si focalizza in particolare sugli anni delle guerre in Gallia.
Devo ammettere che la lettura di questo libro è stata una corsa sulle montagne russe per la valutazione: all'inizio pensavo di aver già trovato il Matteo Strukul del 2020, poi la mia opinione si è un po' ripresa grazie alle ottime descrizioni delle battaglie, mentre il finale mi ha lasciata decisamente perplessa e -per molti aspetti della storia- penso che aspetterò la fine della serie per esprimermi.
Lo ritengo quindi il nuovo Strukul? non proprio, sebbene le loro opere abbiano qualche punto in comune, come ad esempio la mortificazione dei personaggi femminili (solo DUE in tutto il romanzo, escludendo le comparse, e perfino superflue) e la struttura ad episodi con time-jump di anni interi che rendono frammentaria la narrazione.
Non mi posso sbilanciare troppo sulla trama, d'altro canto è la Storia, mentre la storyline secondaria collegata soprattutto al personaggio di Quinto l'ho trovata debole nel migliore dei casi, disgustosa nel peggiore. E non parlo di scene splatter!
In quanto biografo e saggista, Frediani ha dalla sua le conoscenze tecniche per scrivere della Storia, ma nel complesso non credo la sua strada sia nella narrativa. Questa l'opinione è ovviamente basata solo sul primo volume della trilogia, e spero che i prossimi mi portino a cambiare idea.
Il mio voto è di due stelline e mezza.

La seconda lettura completata nel mese è stata "They Both Die at the End" di Adam Silvera, romanzo che ho valutato con ben quattro stelline e mezza: l'autore ha saputo mescolare egregiamente una storia ad alto impatto emotivo a delle riflessioni decisamente profonde. Potete trovare QUI la mia recensione più dettagliata, per ora vi dico solo che era dai tempi di "L'Agnese va a morire" di Renata Viganò che non mi imbattevo in un titolo così spoileroso!

Ho poi continuato la Trilogia dei Sogni -com’è nota in Italia- della tedesca Kerstin Gier, con "La porta di Liv". Il volume racconta le nuove avventure della diciassettenne Olive "Liv" Silver, in particolare nel periodo prima ed immediatamente successivo al Natale; il mondo onirico nel quale si svolge la maggior parte dell’azione viene indagato ancor più a fondo ed il lettore scopre assieme alla protagonista ulteriori possibilità d’azione che vanno a fondere quasi questo luogo-non-luogo con la realtà quotidiana. Questo è stato senza dubbio la maggior voce a favore di questo secondo libro, assieme alla caratterizzazione dei personaggi principali.
Il nuovo antagonista invece non mi ha troppo convinto: anche al termine della lettura le sue motivazioni non sembrano abbastanza solide da giustificarne le azioni. Stesso dicasi per gli sviluppi della relazione tra Liv e Henry, che infatti rimangono irrisolti; non ci resta che sperare nel capitolo conclusivo della serie.
La narrazione della Gier si conferma estremamente piacevole e dotata di un ritmo ottimo, aiutato anche dalle innumerevoli battute che se possibile mi sembrano aumentate rispetto a "Silver" (ne parlo QUI). In generale è stata una lettura molto d’intrattenimento, che consiglierei anche a chi non ha letto il primo libro perché tutti concetti vengono spiegati nuovamente e, in generale, la serie non presenta dei veri cliffhanger.
Il mio voto è di tre stelline e mezza.

Sono poi passata ad un thriller che giaceva da eoni nella mia libreria. Visto com'è andata a finire, sarebbe stato meglio se "7. Il numero maledetto" di Barnabas Miller e Jordan Orlando fosse rimasto sullo scaffale, ma almeno mi sono tolta il dubbio che mi potesse piacere.
Nel complesso, gli ho assegnato due stelline, ma per saperne di più vi rimando QUI alla mia recensione dettagliata del romanzo.

Questo mese ho completato una serie che mi portavo avanti da circa un annetto, ovvero la "trilogia" Prodigium di Rachel Hawkins, leggendo il volume spin-off "Magico". Per scoprire la mia opinione generale sulla serie troverete QUI il mio post per la rubrica Lettura d’Insieme.
Questo libro è ambientato più di un anno dopo la conclusione di "Sortilegio" (ne parlo QUI) e si focalizza su uno dei personaggi secondari in quel volume, Isolde "Izzy" Brannick, una delle ultime cacciatrici di creature soprannaturali rimaste. Il romanzo inizia con due premesse, ovvero la scomparsa misteriosa di Finley "Finn", sorella di Izzy, e la promessa che sarà proprio la nostra eroina a liberare lo stregone Torin dal suo specchio-prigione; long story short: il libro finisce e su questi problemi non si fa nessun passo avanti. La mia impressione è che l’autrice avesse in mente di iniziare una nuova trilogia... peccato che, dopo ben sette anni, questo sia alquanto improbabile.
La storia principale in questo volume riguarda un fantasma che infesta la cittadina di Ideal, in particolare la scuola così che l’intervento di Izzy in qualità di nuova studentessa sia giustificato. Ovviamente non possono mancare un gruppo di amici-lampo e due ragazzi bellocci per creare l’inutile triangolo amoroso.
Il volume risente dei problemi riscontrati nei capitoli precedenti, come i refusi nella traduzione e la stupidità diffusa nell’intero cast, a partire dalla protagonista che a volte fa delle osservazioni pertinenti per poi scordarsene due righe dopo.
Il mio voto è di due stelline.

Il primo titolo a meritarsi cinque stelline piene quest’anno è stato "Senza nome" di Wilkie Collins. Devo ammettere che sono la prima ad essere sorpresa da questa valutazione perché lo scorso anno "La donna in bianco" (QUI la recensione) non mi aveva convinta del tutto. Per sapere cosa mi ha conquistata in questo classico della letteratura inglese, trovate QUI la recensione completa.

A conclusione del mese ho iniziato l'ennesima serie fantasy, questa volta in lingua inglese, con "The Young Elites" di Marie Lu, romanzo ambientato in un mondo ispirato in teoria al Rinascimento italiano. Parlo di teoria perché qui si toccano vette di confusione che non vedevo dai tempi di "Bellezza crudele" di Rosamund Hodge (QUI la recensione): il risultato è un'accozzaglia di elementi storici, culturali e religiosi a dir poco caotica.
La storia viene narrata in prima persona dalla nostra protagonista, Adelina Amouteru, figlia di un mercante caduto in disgrazia, che si trova il viso sfigurato a seguito di un'epidemia che l'ha colpita in tenera età. Quando scopre che il padre intende liberarsi di lei cedendola come amante di un perfetto sconosciuto, la ragazza scappa di casa e scopre di aver ottenuto un potere dalla pestilenza, come alcuni dei suoi coetanei che si fanno ora chiamare Young Elites.
La trama riesce a mantenersi interessante e, sul finale, regala qualche svolta decisamente inaspettata. Il ritmo risente però del modo rude in cui vengono inseriti i flashback nella narrazione, andando così a troncarla di netto. Decisamente eliminabili anche i ridicoli nomignoli dei personaggi, che farebbero invidia a Cinco di "The Flash"!
I personaggi mi hanno generalmente soddisfatto, anche se avrei apprezzato maggiore coerenza nei loro comportamenti, ad esempio abbiamo il padre di Adelina che sarebbe disposto a vendere la figlia ma -a dispetto del suo astio- non fa nulla in tal senso per anni: viste le premesse, mi sarei aspettata si sbarazzasse di lei molto prima. Un po’ troppo sopra le righe anche il personaggio di Teren (in pratica, una versione giovane del Silas de "Il codice Da Vinci") ed i suoi seguaci; dopo tante pagine ancora mi chiedo perché dei normali soldati agli ordini del sovrano si comportino come un mix tra degli pseudo-nazisti e dei fanatici religiosi.
Il mio voto è di tre stelline.

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