mercoledì 30 settembre 2020

Wrap-Up - Letture di settembre 2020

Wrap-Up - Letture di settembre 2020



Mi posso dire molto soddisfatta delle letture completate durante questo mese: ad eccezione di un paio di titoli a fine mese, tutti i libri si sono rivelati migliori di quanto mi aspettassi!

Il mese non poteva iniziare in modo migliore, con le cinque stelline meritatissime di "Turno di notte"; avevo già apprezzato lo stile di Sarah Waters in "Ladra" (QUI la recensione), ma questo romanzo mi ha colpito ancor di più con i suoi personaggi tridimensionali, una storia coinvolgere e la grande attenzione per il setting storico. Potete già trovare QUI la mia recensione esaustiva su questo titolo meraviglioso.

Continuando con la mia TBR ho letto poi "Ruin and Rising" di Leigh Bardugo, che va a concludere la trilogia iniziata con "Shadow and Bone" (ne parlo QUI) alcuni mesi fa, ma anche a chiudere questa prima parte dei romanzi ambientati nel Grishaverse verso il quale -devo ammettere- ho parecchia curiosità e penso prossimamente di continuare con questo universo narrativo.
La storia ci riporta da Alina e il suo gruppo malconcio di Grisha tre mesi dopo il confronto con il Darkling, che ormai governa su Ravka grazie ad un esercito potenziato dalla presenza dei nichyevo'ya, ossia i soldati-ombra. Mostrata ai fedeli rifugiati sottoterra per essere venerata come una Santa, Alina è di fatto prigioniera dell'Apparat e dovrà innanzitutto riottenere i suoi poteri per poi affrontare il confronto decisivo e salvare il regno dallo spietato dittatore.
Grazie ad un atteggiamento più maturo e al valido finale, questo ultimo capitolo ha decisamente migliorato la mia opinione sulla serie nel suo complesso, nonostante la prima parte sia un susseguirsi di scene dalla dubbia utilità, come il crollo della galleria o i siparietti con Oncat (per quanto io adori i felini). Mi hanno lasciato un po' perplessa anche i dialoghi molto colloquiali e ricchi di frecciatine presenti in scene teoricamente pericolose e la capacità dei personaggi di incontrare sempre gente conosciuta a dispetto della vastità del territorio ravkiano. Divertente invece il momento in cui Alina permette all'ottenne Misha di esercitarsi a combattere -con spada di legno, ma fucile vero!- quando poche pagine prima aveva ordinato imperiosamente che nessun ragazzino fosse arruolato tra le fine dei Soldat Sol.
Dall'altro lato, le interazioni tra i protagonisti e i diversi momenti di confronto sono sicuramente i punti più alti della narrazione, e si nota la grande cura con cui la Bardugo sceglie i termini da adottare; trovo ottimo anche lo sviluppo della maggior parte dei personaggi: in particolare, la mia preferita Genya e -chi l'avrebbe mai detto?- Nikolai. A questo punto sto facendo un pensierino anche per "King of Scars", che finora avevo bocciato a priori, perché la storia del nuovo sovrano di Ravka ha un grandissimo potenziale.
Circondata forse da troppo hype, questa serie riesce comunque a creare delle ottime basi per questo mondo fantastico, ma è anche godibile come prodotto fine a se stesso e migliora di volume in volume; non mancano i difetti e degli ampi margini di miglioramento, ma se volete un'analisi più approfondita trovate QUI la mia Lettura d'Insieme in cui sviscero alti e bassi della trilogia.
Il mio voto è di tre stelline e mezza.

La terza lettura è stata dedicata al classico di settembre, e se da un lato le mie aspettative erano -giustamente- alte perché si tratta pur sempre di Thomas Hardy, dall'altro avevo alcune riserve principalmente a causa dell'editore (la Garzanti aveva già distrutto "Via dalla pazza folla") e del genere. Nonostante tutto, "I tre sconosciuti e altri racconti" è stata una lettura fantastica e mi sono ricreduta anche riguardo all'edizione, come potete leggere QUI nella mia recensione del volume. Ovviamente, cinque stelline per uno dei migliori autori dell'Inghilterra di fine Ottocento.

È stata una lettura molto soddisfacente anche quella di "Beneath the Citadel", fantasy YA pubblicato un paio di anni fa dalla statunitense Destiny Soria. Da un lato sono felice di aver apprezzato questo titolo (la mia valutazione è di quattro stelline e mezza), dall'altro non capisco perché non sia più conosciuto: ha tutte le carte in regola per risultare appetibile per il target di riferimento, e non solo. Parlo più in dettaglio di questo romanzo QUI, dove potete leggere la mia recensione per un volume ingiustamente sottovalutato.

Rispetto alla mia TBR iniziale, ho (erroneamente!) tenuto come ultima scelta il libro sul quale avevo le aspettative più basse; e ne avevo ben donde, dal momento che "Il trionfo di Cesare" di Andrea Frediani si è dimostrato in linea con gli altri -pessimi- volumi di questa trilogia. Nel complesso, la serie non fa pensare a dei romanzi nel senso tradizionale, quanto piuttosto a un ibrido tra una sequela di episodi di cronaca e un testo didattico.
Dopo un inizio in cui, per svariate pagine, ci viene riepilogato (leggasi, info-dumpato) quanto successo durante la guerra in Egitto, in questo terzo capitolo seguiamo principalmente le battaglie contro il re Giuba e gli anticesariani nel Nord Africa per poi passare, dopo una breve parentesi dedicata alla celebrazione dei quattro trionfi, allo scontro ben più circoscritto in Spagna, contro quello che rimane della coalizione avversaria, ossia Gneo Pompeo, Attio Varo e -ovviamente- Tito Labieno.
Come nei volumi precedenti, agli eventi storici si affianca una trama fittizia, che in questo caso credo sia stata studiata in modo più attento, seppur rimanga molto prevedibile e piena di plot-holes: ad esempio, l'intera sottotrama di Publio Scevio risulta completamente inutile e fine a se stessa.
I problemi più evidenti riguardano però lo stile di scrittura e la caratterizzazione dei personaggi. Relativamente al primo difetto, abbiamo parecchi dialoghi vuoti, nei quali ci si limita a ribadire fatti noti ad uso e consumo del solo lettore, oltre ad informazioni ripetute ad oltranza (alla centomillesima volta in cui Cleopatra viene nominata a membro, ho avuto la tentazione di lanciare il libro) e interi paragrafi composti da sole domande dirette e retoriche. Riguardo ai personaggi, sono presenti dei comportamenti decisamente OOC (come si può affidare informazioni tanto importanti ad un beota come Bote?), mentre continua la mortificazione delle -poche- donne presenti: Servilia zerbina di Cesare fino alla fine, Eunoe apparsa solo per compiere una delle peggiori azioni possibili, e Veleda della quale parlerò meglio tra qualche riga.
Come promesso ai tempi de "L'ombra di Cesare" (ne parlo QUI), ho alcune osservazioni sulla serie nel complesso. Innanzitutto, trovo che sei POV principali -e diversi altri secondari- siano decisamente troppi per una trama così lineare; ci sono poi le note a piè di pagina, insufficienti per comprendere il sistema politico e l'apparato militare della Roma repubblicana, per cui avrei preferito avere un glossario completo a fine volume. La rappresentazione delle figure storiche stravolge completamente la Storia, quando non si tratta di personaggi marginali: Cesare generale infallibile solo grazie ad un inganno, Labieno più zerbino di Servilia e Quinto che possiamo definire solo come Lammerda. Altro tasto dolente sono le scene esplicite, di cui la serie abbonda senza un motivo apparente, dal momento che non portano avanti la trama e non sono funzionali neanche alla crescita delle relazioni; che dire poi della scelta di adottare degli eufemismi tanto ridicoli da rendere fiero il caro Matteo Strukul?
E per ultimo, il piatto forte, ossia il triangolo amoroso. Tralasciandone la risoluzione fulminea tra un accecamento e delle grasse risate, qualcuno potrebbe pensare che per lo meno c'è un lieto fine; e proprio qui vi sbagliate! Dipinta per tre libri seguendo il cliché dello strong-female-character, Veleda continua a cercare un uomo abbastanza forte per poterla riportare in Germania, e Ortwin -in teoria, il migliore dei protagonisti- riesce a conquistarla proprio per aver dimostrato questa forza: c'è una scena atroce in cui lui -lo ricordo, il migliore!- afferma di volersi battere con Quinto ad armi pari per provare a lei di essere una scelta migliore del pazzo assassino stupratore. Tra loro, i gorilla dello zoo intrattengono delle relazioni più civili e sane!
Il mio voto è di due stelline.

E curiosamente anche la lettura successiva è ambientata in un mondo che richiama in molti elementi la Roma imperiale. Dopo aver concluso la TBR, ho letto infatti "The Winner's Curse", primo capitolo della serie The Winner's Trilogy di Marie Rutkoski, che purtroppo soffre della stessa problematiche riscontrata nella trilogia The Captive Prince Series di C. S. Pacat (analizzo l'intera serie QUI), ossia è ambientata in un mondo fittizio ma non c'è alcun elemento fantastico o soprannaturale, semplicemente all'autrice scocciava documentarsi un minimo su un reale periodo storico e così se n'è inventato uno random ottenuto mescolando la mentalità battagliera degli spartani con la leziosità degli inglesi vittoriani (almeno per quanto riguarda l'impero Valorian).
La storia è incentrata su una relazione romantica alla Romeo-E-Giulietta tra Kestrel, figlia del generale che ha conquistato il regno degli Herrani, e Arin, appartenente proprio a questa popolazione, un tempo nobile e ora diventato schiavo dei conquistatori. In una scena iniziale che urla "Convenient!" da ogni riga, Kestrel acquista all'asta Arin e questo da l'avvio ad una trama parecchio prevedibile, ma comunque accettabile dal momento che il focus è tutto rivolto al rapporto tra i personaggi.
Proprio in queste interazioni risiede la forza del libro: oltre alla storia d'amore -che sembra forzata all'inizio, ma poi si sviluppa in modo gradevole- abbiamo l'affetto tra Kestrel ed il padre del quale lei cerca di conquistare l'approvazione, ed abbiamo anche l'amicizia della ragazza con Jess; in tutti i casi si tratta di situazioni genuine, nelle quali è facile immedesimarsi, nonostante la protagonista sia davvero fastidiosa con le sue frecciatine da pettegola nella prima metà del volume.
Il ritmo, che si mantiene buono per la maggior parte della storia, è il solo altro elemento positivo che mi sento di segnalare. Tutto il resto del romanzo è ridicolo, anche considerando il target: le azioni politiche e militari che sono in teoria uno dei temi principali vengono studiate con leggerezza, e di conseguenza risultano puerili; in entrambe le nazioni sono presenti dei comportamenti assurdi, ad esempio l'impero Valorian vieta i duelli ma, nella pratica, questi sono pubblici, è previsto un compenso fisso per la famiglia dell'eventuale defunto e chi uccide non viene perseguito penalmente. Inverosimile anche la legge per incentivare la natalità: se una ragazza non è sposata entro i vent'anni (sposata, non madre!) deve arruolarsi e combattere al fronte... ma come potete aumentare la popolazione se mandate in guerra le donne in età fertile?
Il romanzo poi è costellato da dozzine di morti, anche molto violente, ma queste hanno un impatto lieve sui personaggi, e nullo sul lettore che non viene mai coinvolto emotivamente. Si nota inoltre la tendenza dell'autrice a chiudere i capitoli in modo troppo repentino, spesso lasciando intendere delle azioni che i personaggi poi non compiono.
E come possono mancare le due scene tipiche dei romanzi YA? Io sono davvero stufa di trovarle sempre rappresentate, ma a quanto parte la scena della vestizione con l'abito strafigo -accompagnata dal conseguente ballo- e il tentato stupro impedito dall'eroe di turno sembrano essere momenti imprescindibili nella narrativa per ragazzi.
Il mio voto è di due stelline e mezza.

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2 commenti:

  1. Ciao! Sembrano delle letture originali e abbastanza interessanti, anche se tu hai riscontrato luci e ombre. Però non ne ho letto nessuno...

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    1. Ciao! Grazie per il commento. In effetti, non è stato un mese troppo brillante in quanto a letture, ma -se non li conosci ancora- ti consiglio di dare una chance a Sarah Water e Thomas Hardy :)

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