Hitler alla conquista della TV (non polacca)
Recensione a "Lui è tornato" di Timur Vermes
TITOLO: Lui è tornato
AUTORE: Timur Vermes
TITOLO ORIGINALE: Er Ist Wieder DaTRADUTTORE: Francesca Gabelli
EDITORE: Bompiani
COLLANA: Vintage
PAGINE: 450
VOTO: 4 stelline
“Lui è tornato” è un romanzo umoristico, costellato
da frequenti devianze nella satira pura; scritto nel 2012 dal tedesco Timur
Vermes, il libro ha riscosso un tale successo da essere stato adattato tre anni
più tardi nel film omonimo.
Come
suggeriscono titolo e copertina, questo romanzo ipotizza il ritorno di Adolf
Hitler nella Germania dei giorni nostri; il dittatore si risveglia come da un
lungo sonno in un prato incolto della capitale tedesca, senza alcun ricordo
degli ultimi settant'anni, come se fosse stato trasportato per magia nel
presente dal momento del suo suicidio.
La trama si
sviluppa tra una serie interminabile di momenti esilaranti, con il Führer che è
costretto dalla nuova situazione ad adattarsi alla realtà contemporanea, ben
diversa da quella a cui era abituato. Eccolo quindi intento a scoprire
incredibili invenzioni -dagli smartphone ai rasoi con un imprecisato numero di
lame-, spesso travisando ciò che vede, come in queste riflessioni sugli abiti
indossati da un paio di ragazzi:
«Il patrimonio genetico di questa
famiglia non era assolutamente da sottovalutare; i due ragazzi indossavano i
vestiti smessi dai fratelli che erano ancora più alti di loro: dei veri
giganti. Camicie grandi come lenzuola, pantaloni incredibilmente larghi.»
Dopo un inizio incerto, il redivivo Hitler
riesce a farsi assumere in una casa di produzione, che lo scambia per un
talentuoso imitatore, ed ottiene in breve tempo un successo incredibile grazie
ai suoi video virali su YouTube.
Genere e spunto narrativo possono ricordare
forse “A volte ritorno” di
John Niven (QUI la recensione) dove anche Gesù cercava di ottenere un pubblico
al quale trasmettere il suo messaggio grazie ad un programma televisivo, ma in
questo romanzo ci troviamo di fronte a tematiche ben diverse. Innanzitutto,
Vermes ha svolto un eccezionale lavoro di ricerca, grazie al quale la
suggestione di leggere i pensieri reali di Hitler si mantiene sempre attiva; per
contro gli altri personaggi sono purtroppo relegati a dei ruoli marginali o
macchiettistici. Il Führer è il solo protagonista incontrastato, pronto ad
elargire la sua opinione su qualsivoglia argomento, infatti il romanzo risulta
strutturato al fine di trattare uno specifico tema in ogni capitolo.
Il peculiare POV influenza ovviamente anche
lo stile del testo, dove non mancano delle espressioni e dei termini d'altri
tempi; uno dei molti esempi lo si può trovare in questo pensiero che Hitler elabora
mentre scopre la frivolezza dei programmi TV della mattina:
«La situazione odierna doveva essere
davvero terribile, se il popolo veniva esposto ai raggi di una musa leggera
come l'elio già al mattino!»
Nella
maggior parte dei casi però il dittatore non rinnega la modernità, anzi è
desideroso di apprendere e fare nuove esperienze. Inoltre, le consuetudini
contemporanee gli danno degli spunti su come le avrebbe potute sfruttare a suo
tempo: guardando i notiziari televisivi, con annunci e pubblicità in
sovrimpressione, ci dice che:
«D'un tratto, però, ebbi
un'ispirazione: quella sorta di follia organizzata era un raffinato trucco
propagandistico. Il popolo non deve scoraggiarsi nemmeno di fronte alle notizie
più terribili [...] Approvai e annuii con forza. Con una simile tecnica, ai
miei tempi, avrei potuto comunicare al popolo molti avvenimenti nefasti come
fossero bagatelle.»
Locandina del film |
Purtroppo anche l'umorismo ha dei limiti, in
questo particolare caso la maggior parte dei riferimenti alla politica tedesca
contemporanea sono difficili da cogliere, e poco aiutano le note del
traduttore. Inoltre sono presenti alcune scene nelle quali la comicità appare
molto forzata, come quando Hitler parla direttamente al televisore
«-Non si può dire davvero che siano
stati compiuti molti passi avanti-, dissi rivolto al giornalista [nel programma
TV], con tono di rimprovero. Poi gli promisi che sarei ripassato più tardi per
vedere se la situazione si era evoluta.»
«Rivolgendomi all'apparecchio, dissi
forte che il posto giusto per quella masnada di falliti era il lager.»
si
tratta di un apparecchio che lui conosce bene, come è possibile che pensi di
poter comunicare con le persone nello schermo?
Per ribadire l'impegno di Vermes nella
stesura di questo romanzo, basta dare un'occhiata alle sue note a fondo volume
-che personalmente vi consiglio di leggere di volta in volta, dopo ogni
capitolo. Anche qui l'autore non rinuncia alla sua vena satirica
«Il suo nome non era Stalin, ma si
faceva chiamare così. Uccise una gran quantità di gente, ma in base ad alcuni
principi. Il giudizio di Hitler su di lui: “Stalin è un bestia, ma per lo meno è di un certo
livello”.»
ma
al contempo fornisce al lettore delle informazioni storiche molto interessanti
ed istruttive, che possono aiutare ad inquadrare in modo più oggettivo il
personaggio dal lui scritto.
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