giovedì 18 giugno 2020

Storia di Jack "il Drama" King - Recensione a "Opposite of Always" di Justin A. Reynolds

«We are, once more perfect strangers. Well, not exactly perfect. I still know her. I still almost-love her»

Storia di Jack "il Drama" King

Recensione a "Opposite of Always" di Justin A. Reynolds


LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: Opposite of Always
AUTORE: Justin A. Reynolds
TITOLO ORIGINALE: -
TRADUTTORE: -
EDITORE: Pan Macmillan
COLLANA: Macmillan Children's Books
PAGINE: 450
VOTO: 2 stelline e mezza

IL COMMENTO 

  "Opposite of Always" è un romanzo in bilico tra il genere romance ed il romanzo di formazione, con l'aggiunta di una sottotrama fantascientifica data dal loop temporale in cui il protagonista si trova bloccato. Questi viaggi nel tempo sono il punto più interessante della trama promessa in quarta di copertina -che impiega circa 140 pagine per ingranare- ed essendo sbandierati già nella sinossi, credo si possa parlarne senza reputarli uno spoiler.
  Saltando il primo capitolo di foreshadowing, la storia comincia nello stesso modo in cui iniziano tutte le linee temporali presenti da lì in poi: seduto sui gradini di una casa in cui si sta svolgendo una festa, il liceale Jack King si imbatte in Kate, al suo primo anno di studi nel college che anche lui andrà a frequentare di lì a poco. Inizia così la loro relazione che, tra alti e bassi, andrà avanti per quattro mesi (e non sei, come afferma erroneamente la sinossi!) quando la morte improvvisa di Kate fa partire i loop temporali che costringono Jack a rivivere questo periodo della sua vita, scegliendo ogni volta di comportarsi in modo diverso.
  La trama ha uno sviluppo decisamente prevedibile, per cui l'attenzione del lettore viene attirata soprattutto dalle tematiche scelte dall'autore (ne parliamo tra poco) e dai personaggi. Devo dire che, viste le premesse, mi sarei aspettata un cast decisamente più numeroso, ma Reynolds ha preferito focalizzarsi su un gruppo piccolo e ben caratterizzato; purtroppo, il problema è il protagonista.
  Non so quante volte, durante la lettura, ho pregato perché questa fosse la storia di Francisco "Franny" o di Jillian (troppo poco sfruttata, a mio parere) anziché quella della lagna-umana Jack! Sin dai primi capitoli, Jack si rivolge direttamente al lettore e lo rende partecipe della mediocrità della sua vita,

«It's a virtual shrine to Nice Try, or as I like to call it, 'Jack's Stupefying Museum of Almost Was but Never Will Be'.[...]»

Simpatizzare con lui sarebbe più facile se fosse davvero una persona in difficoltà, anziché un ragazzo in piena salute, circondato dall'affetto di genitori e amici. Il paradosso arriva quando lui sfrutta questa costante autocommiserazione come arma di conquista e Kate si innamora di lui!

«I am not popular, but I am not unpopular. I am squarely in the middle.»

  Oltre al personaggio di Jack, sono stata delusa anche dalla sua relazione con Kate; innanzitutto non mi aspettavo fosse una parte così soverchiante nel romanzo, inoltre si vanno a ricalcare un paio dei peggiori tropi del genere romance. Infatti, durante la prima linea temporale, Jack afferma di essere innamorato da anni di Jillian ma appena incontra Kate lei diventa la sua nuova ossessione, tanto da fare pensieri come questo:

«[...] I think to myself, Where did this Kate come from? And how can I keep her around?»

Dal canto suo, Kate si rende protagonista di un altro cliché irritante: la non-comunicazione nella coppia, ossia il tacere qualche informazione importante all'altro al solo scopo di rendere più lento e angst (termine tanto caro alle lettrici USA di romance) lo sviluppo della storia d'amore.

«"This was a mistake. I can't be with you. Not the way you want. I'm sorry, Jack. I shouldn't have come. You should just forget me, okay? Just forget me."»

Cover ceca
  Irritante anche la scelta di dipingere i genitori di Jack come i personaggi di una sit-com, con tanto di battutine che strizzano l'occhio al lettore nella speranza di risultare divertenti. Ma ora passiamo agli aspetti positivi, ossia i temi che il romanzo affronta.
  Premetto che, a mio avviso, Reynolds avrebbe potuto fare una cernita perché le tematiche scelte (malattie genetiche, razzismo, relazioni affettive) non vengono trattate tutte con la stessa attenzione. Lo spazio maggiore se lo guadagna la riflessione sulle difficoltà nei rapporti, in particolare con i genitori

«[Jillian] snickers. "Parents assure you that they're only running away from each other, that they're not leaving you. They swear nothing will change. But eventually everything does."»

e con gli amici più cari, del cui affetto il protagonista diventa sempre più bravo ad apprezzare il valore.
  Ben inserita, seppur marginale, è anche la tematica del razzismo. Il cast composto interamente da personaggi di colore (afroamericani e latini, principalmente) e l'ambientazione negli Stati Uniti dei giorni nostri permettono di dare il giusto peso ad un argomento decisamente delicato. In un Paese dove il colore della pelle basta per etichettarti come delinquente,

«You're the problem, and people like you, the owner shouted. Now get out of my store!»

e, spesso, a farti finire una pallottola in corpo per gentile concessione di un cittadino troppo zelante nella sua attenzione all'ordine pubblico, l'autore mette il lettore di fronte a questa atroce realtà senza inutili strepiti, chiedendogli semplicemente di prenderne coscienza.

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