«Si rese conto di non sapere molto riguardo a ciò che accadeva sotto i suoi piedi»
Viaggio nella Londra degli invisibili
Recensione a "Nessun dove" di Neil Gaiman
TITOLO: Nessun dove
AUTORE: Neil Gaiman
TITOLO ORIGINALE: NeverwhereTRADUTTORE: Elisa Villa
EDITORE: Fanucci
COLLANA: Tascabili Immaginario
PAGINE: 310
VOTO: 5 stelline
IL COMMENTO
"Nessun dove" è un romanzo fantasy
rivolto ad un pubblico adulto, specie perché spesso devia nel sottogenere del
grimdark, seppur a tratti proponga anche degli elementi più vicini al realismo
magico. In modo simile a "your name." di Makoto Shinkai (ne parlo QUI),
questo libro è nato assieme alla serie TV omonima trasmessa dalla BBC e della
quale Gaiman è stato uno degli sceneggiatori.
Pur proponendo
cambi continui tra i molti POV -espediente che crea un po' di confusione, ma ha
il pregio di tenere viva l'attenzione del lettore sull'intero cast- il romanzo
si concentra principalmente su Richard Mayhew, giovane impiegato londinese
dalla vita tutto sommato tranquilla e prevedibile. Le cose cambieranno quando
il nostro eroe deciderà di soccorrere una ragazza dal bizzarro nome di Porta
che incontra in strada ferita gravemente: per aiutarla a trovare un luogo
sicuro dai suoi terrificanti inseguitori, Richard si avventurerà -e finirà con
il rimanere bloccato- nelle inusitate vie di una seconda Londra, situata sotto
quella che tutti conosciamo, dove vivono le persone rigettate dalla società e
letteralmente cadute nelle fenditure.
Gaiman usa il
fantasy per creare una potente metafora dell'emarginazione sociale; è evidente
già nelle prime pagine, quando Jessica cerca di convincere Richard a lasciar perdere
Porta:
«"Se presti lo attenzione,
Richard, se ne approfittano. Ce l'hanno tutti una casa."»
Con la sua vita fatta di successi lavorativi e
traguardi già prefissati, Jessica rappresenta bene quelle persone che guardano
solo al proprio limitato tornaconto e, quando camminano per strada, girano la
testa di lato per non guardare chi si trova in difficoltà. Ed è proprio di
questi individui ai margini della società che si compone la fantastica Londra
Sotto: l'autore getta un velo di magia sopra artisti di strada, mendicanti e
piccoli truffatori, facendoci ben comprendere come chi entra in questo mondo
sia praticamente impossibilitato a lasciarlo.
«[Anestesia] Scosse il capo. Tutte le fiamme scottano, piccolino.
Imparerai. "Non puoi. O uno o
l'altro. Nessuno li ha tutti e due."»
A parte un paio di colpi di scena ben
studiati sul finale, la trama non ha uno sviluppo troppo originale, infatti il
punto forte del romanzo è nella caratterizzazione del suoi personaggi, tutti
riusciti alla perfezione e ben visibili nella mente del lettore grazie a
descrizioni d'effetto:
«[...] c'era qualcosa di strano nel
taglio di quegli abiti. Erano il tipo di completo che avrebbe potuto creare un
sarto di duecento anni fa, a cui gli abiti moderni fossero stati soltanto descritti,
senza averli visti realmente.»
Apprezzo
anche che Gaiman non sia spaventato dall'idea di separarsi dai suoi personaggi
che, per quanto carismatici, incorrono spesso in sorti decisamente infauste.
E in questo bouquet di personaggi favolosi
dovevo necessariamente identificare un preferito (con Gaiman c'è sempre un
personaggio che spicca sugli altri e mi rimane in mente anche mesi dopo aver
terminato la lettura); in questo caso è stato un testa a testa fino al finale
tra il duo composto dagli esilaranti sicari Croup e Vandemar, che ai nostalgici
della Disney ricorderanno una versione meno amichevole di Gaspare e Orazio, ed
il truffaldino Marchese de Carabas, autore di alcune tra le migliori citazioni
del volume. La vittoria di quest'ultimo è stata inevitabile: inizialmente
presentato come un possibile antagonista per la sua passione quasi tremotiniana
per gli accordi sempre convenienti solo per lui,
«[Il Marchese] sorrise, come un
gatto a cui siano state affidate le chiavi di un istituto per canarini
disobbedienti ma cicciottelli.»
il
Marchese ottiene una crescita personale forse un po' oscurata da quella di
Richard -che rimane pur sempre il protagonista- ma non per questo risulta meno
forte sul lato emotivo. Tra l'altro, de Carabas mi ha ricordato parecchio una
versione beta di Wednesday da "American Gods" (ne parlo QUI), così
come altri personaggi hanno molto in comune con caratteri presenti in altri
romanzi di Gaiman.
Il graphic novel |
Oltre al cast, un personaggio vitale in
questa storia è la città stessa di Londra, che per l'occasione trasforma i suoi
luoghi più simbolici in giochi di parole letterali; in pratica l'intera Londra
Sotto è composta da posti come la Corte del Conte (aka la stazione di Earl's
Court), dove un vero nobile d'altri tempi governa circondato da paggi e
giullari, o l'abazia dei Frati Neri (ossia l'area di Blackfriars). Ciò permette
anche di dare forza al sistema magico di questo mondo, che di per sé è abbastanza
blando e semplice.
E cosa dire dello stile di Gaiman? ricco di
ironia e battute pungenti, quasi sempre inaspettate,
«"Ti piace il gatto?",
chiese.
"Sì", rispose Richard.
"Mi piacciono molto i gatti."
Anestesia parve sollevata.
"Petto o coscia?"»
intrattiene
il lettore e non permette per un attimo che il ritmo narrativo cali. Spesso scivola
anche in un sarcasmo quasi gory, che però non inficia la lettura perché sempre
controbilanciato da frasi più leggere; questo si nota bene negli scambi tra
Croup e Vandemar,
«"Poi gli facero salire la mano
su dalla gola e agitavo le dita all'interno. Strillano sempre", disse in
confidenza "quando cadono le palle degli occhi."»
che
all'apparenza tentato di spaventare il prossimo ma riescono invece a strappare un
risata di cuore al lettore.
DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
Nessun commento:
Posta un commento