lunedì 15 giugno 2020

Post Chiacchiericcio - Perché non leggo libri LGBT+

Post Chiacchiericcio

Perché non leggo libri LGBT+




Ve l'avevo promesso nella TBR arcobaleno di questo mese ed eccomi qui a parlare del motivo per cui non leggo libri etichettati come LGBT+.
Va fatta innanzitutto una doverosa premessa perché avrete certamente notato che sul blog sono presenti recensioni di molti libri considerati LGBT+; giusto per citare un paio, tra i miei ultimi preferiti abbiamo "Bellezza selvaggia" di Anna-Marie McLemore (QUI la recensione) e "They Both Die at the End" di Adam Silvera (QUI la recensione). Ho dedicato un post anche a "The Rest of Us Just Live Here" di Patrick Ness (QUI la recensione) i cui titoli, come quelli dei due autori precedenti, rientrano spesso nelle liste di libri consigliati a chi apprezza la narrativa LGBT+.
A mio avviso mettere l'etichetta LGBT+ a tutte le storie che hanno come protagonista (quando non come comprimario) un personaggio non-cisgender è sbagliato perché va a creare false aspettative nel lettore, convinto erroneamente che quell'aspetto sia il punto focale della storia. Ecco perché non calcolo i libri sopracitati, in cui uno o più personaggi principali sono parte della comunità LGBT+, come parte di questa categoria: lo trovo limitante e poco trasparente nei confronti dell'audience.
Quali sono invece a mio (discutibilissimo) avviso i libri LGBT+, e perché me ne tengo alla larga?
Alcuni tra i più famosi li ho usati per l'immagine-copertina di questo post e sono tutti titoli in cui il protagonista che si scopre o sa di essere gay (o lesbica o altro, ma il cliché più abusato è quello del teenager gay) e deve fare i conti con una famiglia, un gruppo di amici, un'intera comunità che non lo accetta. E giù di drammone!
Non avendo effettivamente letto questi titoli, c'è sempre la possibilità che io mi sbagli sulle sinossi, ma ho la sensazione di trovarmi di fronte a trame tutte simili. Come se non bastasse si passa ogni volta attraverso gli stessi passaggi, per giungere al classico momento conclusivo in cui il protagonista è infine accettato da chi gli sta vicino ed ha anche trovato il suo Vero Amore.
Come avrete capito, il principale motivo è la potenziale noia nel dover leggere storie quasi uguali. D'altro canto trovo che sia ormai ora di superare questo genere di titoli: se si continua a scrivere di personaggi che devono affrontare mille problemi per farsi accettare, forse si darà coraggio a qualcuno, ma si andrà anche a svilire chi non vuole lottare e chiede di essere accettato e basta, senza doversi guadagnare nulla con la forza.
In quest'ottica, la mia preferenza va ai romanzi dove l'orientamento o le preferenze sessuali del protagonista sono un dato di fatto, magari utili da conoscere ai fini della trama, ma non il centro della sua storia; dove non ci si deve imporre su una società bigotta, ma è la comunità stessa a dirti "vai bene comunque tu sia".
Mi auguro che nei prossimi anni ci si muova sempre più in questa direzione, finché anche l'etichetta LGBT+ sui libri sarà qualcosa di obsoleto, in una realtà totalmente inclusiva.

E voi? Leggete con piacere i libri LGBT+ (in base alla MIA definizione) oppure vi hanno stufato come nel mio caso?
Se vi va, rispondetemi con un commento sotto questo post.

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