Wrap-Up - Letture di luglio 2020
Andiamo a riepilogare
le letture di questo mese che, pur essendo abbastanza numerose e variegate, non
mi hanno del tutto conquistata neppure nei titoli migliori. Ma
tranquillizzatevi, perché le delusioni non sono comunque mancate!
Dopo parecchi mesi
sono finalmente riuscita a continuare la trilogia The Young Elites di Marie Lu con il secondo volume "The Rose Society", che rispetto al
primo capitolo ho trovato decisamente più lento e prevedibile, ad eccezione
della parte finale in cui l'autrice si è dimostrata nuovamente capace di
rimescolare le carte in tavola e lasciare noi lettori con molti dubbi su dove
andrà a parare il terzo e ultimo libro della serie.
La struttura del
romanzo rimane pressoché invariata, con il solo POV di Enzo che viene
rimpiazzato da quello della regina del Beldain Maeve. Nella prima parte del
volume le diverse storyline sono un po' troppo divise e bisogna aspettare
diversi capitoli prima di cominciare a vedere il quadro generale: da un lato
abbiamo Teren impegnato a schiavizzare ed uccidere i malfetto come un novello
Hitler, e Raffaele che -portati i rimanenti Daggers al di là del mare- si
prepara a muovere contro Giulietta e i suoi inquisitori, mentre nel POV
principale vediamo Adelina e Violetta nell'isola di Merroutas alla ricerca di
Elites pronti ad allearsi con loro.
Una volta superata
questa prima parte, la trama acquisisce un ritmo gradevole, seppur i sogni, le
illusioni e i sussurri nella testa della protagonista facciano a gara per
allungare inutilmente il brodo. Sono presenti anche alcune scene molto
telefonate (come il reclutamento dei mercenari del Night King) o fin troppo
convenienti per portare la trama in una certa direzione.
Ho apprezzato i nuovi
personaggi introdotti in questo capitolo, in particolare Magiano sembra un buon
bilanciamento tra spigliatezza e cinismo; mi dispiace invece che Violetta sia
stata quasi sempre ridotta ad un personaggio di contorno: l'autrice avrebbe
potuto sfruttarla di più, invece di trasformarla in una mera shipper della
sorella.
Nonostante questi -e
parecchi altri- difetti, la serie si mantiene coerente con il messaggio di
partenza. Speriamo solo in una degna conclusione, che confermi il coraggio
narrativo dimostrato finora dall'autrice.
Il mio voto è di due stelline e mezza.
Seguendo la mia TBR
-nonché l'elenco dei dieci autori che mi ero ripromessa di leggere quest'anno-
ho affrontato poi "Le Gazze Ladre"
di Ken Follett, la sua ennesima
storia di spionaggio militare ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale. La
lettura è stata una serie di montagne russe tra aspetti molto gradevole ed
altri decisamente negativi: nel complesso ho dato tre stelline al volume e ne ho scritto una recensione che potete
trovare QUI.
Come terza lettura ho
affrontato il classico di questo mese che, per una volta mi ha portato verso un
genere letterario lontano dai miei gusto: le raccolte di racconti o di novelle.
Per fortuna con J.D. Salinger non si
può sbagliare, e devo ammettere di aver apprezzato quasi tutti i suoi "Nove racconti". Trovate QUI la mia
recensione completa, senza spoiler nonostante la brevità delle storie, mentre
il mio voto globale è quattro stelline e
mezza.
In realtà non sarebbe
una trilogia perché nel frattempo l'autrice ha pubblicato un quarto libro, ma
possono essere letti tutti come degli stand-alone: ognuno si concentra su una
storia a parte e se ci sono riferimenti agli altri volumi la Harris fornisce
comunque tutte le spiegazioni del caso.
In questo terzo
romanzo vediamo il ritorno di Vianne con le sue figlie a Lansquenet, in teoria
per una breve vacanza ma in realtà portata dal vento, per giungere come sempre
a risolvere i problemi di tutti; su questo aspetto mi trovo inquietantemente
d'accordo con Paul-Marie quando deride la tendenza della protagonista a voler
fare l'eroina, a volte perfino non richiesta. La trama presenta una forte
componente mistery, concentrandosi particolarmente su chi stia creando tensione
tra gli abitanti del paese e i maghrébins
che popolano Les Marauds, arrivando anche a compiere azioni criminali come
incendi dolosi ed aggressioni fisiche.
Questa scelta ha
permesso di dare più concretezza e logica alla storia, cosa che ho apprezzato,
come pure -inaspettatamente- i capitoli dal punto di vista di Francis, che si
alternano a quelli di Vianne. Il ritorno dei loro due POV non è l'unica
somiglianza con "Chocolat" (ne parlo QUI) che nel testo viene citato
di continuo, con tanto di personaggi pronti a rimpiazzare i defunti o chi è
ormai cambiato, oppure assurdità alle quali l'autrice ci ha abituati, come
l'assenza delle forze dell'ordine o i pettegolezzi prima criticati e poi
sfruttati ipocriticamente da parte di Vianne.
Anche la tematica
dell'accettazione di una cultura diversa viene ricalcata sul modello di quanto
successo anni prima con i vagabondi del fiume, ma in questo caso il tutto ha
un'aria molto pesante perché la diffidenza verso i musulmani non è data da
problematiche sociali o economiche bensì dalla mera differenza religiosa; non
dico sia una situazione surreale ma ai giorni nostri è un aspetto secondario
rispetto agli altri, tanto che il libro sembra ambientato almeno un paio di
decenni fa.
Nel complesso il
romanzo non porta nulla di nuovo alla storia, se non nell'epilogo, ma per chi
ha trovato piacevoli i volumi precedenti può essere una lettura gradevole, un
altro capitolo nella vita di Vianne Rocher, novella Batman sempre pronta ad
intervenire quando il Batsegnale ventoso si fa sentire.
Il mio voto è di tre stelline.
Per concludere la mia
TBR del mese ho letto "The Female
of the Species" di Mindy
McGinnis, un thriller psicologico che trasmette tra le righe anche molti
messaggi positivi per il target YA al quale si rivolge, tanto da essersi
inaspettatamente meritato quattro
stelline e mezza. Per saperne di più, trovare QUI il mio commento
dettagliato per un romanzo che purtroppo non è ancora arrivato in Italia.
Il romanzo viene
narrato in terza persona ma concentrando il focus sui tre personaggi
principali, affiancati da altri tre secondari, a parte i capitoli più
importanti che hanno dei paragrafi alternati al loro interno; ciò non crea
alcuna confusione durante la lettura, aiuta anzi a capire meglio la
caratterizzazione che è l'aspetto del libro sul quale l'autore ha dato
maggiormente attenzione. Per contro, la trama viene un po' trascurata, limitata
al solo riunirsi dei protagonisti nella città di Adua da dove partiranno alla
fine del volume per la missione vera e propria. Questo non si traduce necessariamente
in un ritmo lento perché i personaggi sono talmente carismatici e dinamici che
non si trova tempo per annoiarsi.
Ho trovato
estremamente coinvolgente la narrazione di Abercrombie, in particolare nelle
molte scene di combattimenti che vengono descritti sempre in modo chiaro e
semplice da seguire, cosa che non si può dire degli spostamenti tra le città e
gli Stati perché questi non vengono quasi mai raccontati direttamente. Anche la
scelta di adottare spesso un linguaggio scurrile è appropriata dal momento che
l'ambientazione ed i personaggi stessi lo contestualizzano perfettamente alla
storia.
Pur avendo trovato
molto piacevole questo romanzo, devo segnalare qualche difetto che -seppur di
poca importanza- non passa inosservato durante la lettura. Partiamo dai diversi
info dump nei primi capitoli, che servono comunque poco a dare un quadro chiaro
del mondo ideato da Abercrombie vista anche l'assenza di una mappa, e risultano
così doppiamente irritanti. Gli amanti dell'epic fantasy noteranno poi
parecchie somiglianze con la saga di George R.R. Martin: ci sono personaggi,
termini e situazioni molto simili, anche se in alcuni casi la colpa è da
imputare alla traduzione (ad esempio, Mastino in originale è chiamato Dogman e
non The Hound, come Sandor Clegane).
Reputo fuori luogo
l'inserimento dell'Inquisizione, perché pur adottando termini come Eminenza e
impiegando la tortura negli interrogatori, non ha effettivamente nulla in comune
con la sua omonima storica, quanto piuttosto con quella presente nella serie di
Marie Lu: sembrano semplicemente dei poliziotti dai modi un po' bruschi, ma non
certo dei ferventi religiosi. Mantengo invece delle riserve sulla sola coppia
effettiva del romanzo, perché la loro relazione sembra inserita a forza dall'autore,
senza dei sentimenti genuini alla base.
Il mio voto è di quattro stelline.
Il libro si presenta
come un retelling del mito di Atalanta, e questa sarebbe stata un'ottima idea
se la storia si fosse ambientata ai giorni nostri: ne sarebbe uscito un
eccellente romanzo di formazione, con qualche adattamento e togliendo
l'elemento soprannaturale delle divinità. Invece la Tammi ha scelto una
rivisitazione più tradizionale, con l'aggiunta in un secondo punto di vista ad
affiancare quello della celebre eroina, ossia Kahina una Cacciatrice di
Artemide che in precedenza era stata anche sacerdotessa veggente di Apollo.
La storia segue a
grandi linee il mito originale, in alcuni casi anche forzando un po' gli eventi
per rispettarlo (a cosa è servito trasformare Atalanta in un leone per due
pagine?), ma si prende comunque delle enormi libertà sia nell'introdurre dei
personaggi nuovi sia nel cambiare alcuni dettagli piccoli ma cruciali, come la
persona che colpisce il Cinghiale calidonio o la divinità dalla quale Melanione
(qui chiamato Ippomene) riceve le tre mele dorate da lasciar cadere durante la
gara di corsa.
Come premesso, il
romanzo è stato una vera delusione: dei personaggi, solo le due protagoniste
sono approfondite un minimo, ma comunque non abbastanza da rendere naturale
l'evoluzione della loro storia d'amore che si fa forza anche di cliché oramai
stantii come il salvataggio dal tentato stupro, seguito dal momento di
avvicinamento; gli altri personaggi sono poco più che comparse e le vere
comparse mancano del tutto. Per chi conosce la storia mitologica, lo sviluppo
della trama è incredibilmente banale, oltre a risultare parecchio confuso nelle
scene di combattimento e ridicolo in quelle ambientate nel palazzo di Iaso
(Kahina sbuca fuori dal nulla, mentendo, e viene nominata dama di compagnia!?).
E neanche il finale si salva, pur essendoci un tentativo di trasmettere un
messaggio positivo.
I due difetti
maggiori sono però il preteso femminismo del libro e la snaturazione di alcune
figure mitologiche.
Già dalla quarta di
copertina, l'editore tiene a farci sapere che questo è un romanzo femminista,
peccato che non basti avere delle protagoniste donne e degli antagonisti uomini!
Inoltre, visto che il libro affronta il tema della violenza di genere, avrei
preferito vedere Atalanta e Kahina rivolgersi a delle figure autoritarie (ad
esempio il re, totalmente accantonato) per ottenere giustizia, invece di
avvalorare il concetto di "occhio per occhio, dente per dente".
Per quanto riguarda i
personaggi del mito, si possono soltanto fare delle grasse risate vedendo Cadmo
-eroico fondatore di Tebe- ridotto ad allibratore durante le scene in cui
Atalanta organizza un vero e proprio fight club a Delfi o il divino Apollo che
deve comprare degli schiavi (trattando pure sul prezzo!) per avere degli
oracoli nel suo tempio. Temo però che la risata non fosse l'intento
dell'autrice.
Il mio voto è di due stelline.
- "The Rose Society" di Marie Lu
- "Il giardino delle pesche e delle rose" di Joanne Harris
- "Il richiamo delle spade" di Joe Abercrombie
- "Outrun the Wind" di Elizabeth Tammi