Lettura d'Insieme
Gemma Doyle di Libba Bray
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Cover italiane |
Gemma Doyle è una trilogia fantasy e storica con
target young-adult, scritta tra il 2003 e il 2007 da Libba Bray.
La serie è ambientata alla fine
dell’Ottocento in Inghilterra, dove la sedicenne Gemma giunge dall’India dopo
la tragica morte della madre. La ragazza frequenterà la Spence Academy, ma
proprio in questo collegio gli strani ed inquietanti episodi che già costellavano
la sua vita si faranno sempre più frequenti e pericolosi, mentre la sua nuova
amicizia con Ann, Felicity e Pippi diventerà sempre più forte.
Questa serie non mi è affatto piaciuta, e
sono qui per elencare i dieci motivi per i quali ne sconsiglio la lettura.
Attenzione: da qui in poi ci saranno
SPOILER!
1. GEMMA DOYLE
Al primo posto non poteva che esserci la
protagonista di tale scempio. Gemma è abbastanza classica nella sua
caratterizzazione: bella ma inconsapevole di esserlo (perché a tutti fanno
schifo i capelli rossi naturali e gli occhi verdi, giusto?), piena di magici
poteri che non vuole, appassionata di libri senza essere mai stata vista
leggere una sola pagina, e -ovviamente- una vera drama queen, che trasforma in
tragedia ogni inerzia:
«Muoio di mille morti insolite e
crudeli quando cinquanta paia di occhi si posano su di me e mi valutano come un
trofeo da esporre sopra il camino nell’abitazione di un gentiluomo.»
Il povero lettore si trova a dover sopportare
pagine e pagine farcite dalle sue continue lamentele,
«Vengo assalita da una nuova paura:
non riuscirò mai e poi mai a essere così bella. [...] Non c’è speranza. In
realtà non ho niente di brutto; il problema è che non ho neppure niente di
notevole.»
che non la rendono di
certo più vicina al pubblico, ma solo più fastidiosa, dovendo affrontare
l'intera serie unicamente dal suo punto di vista.
Forse nel tentativo di caratterizzarla un po'
meglio, la Bray prova a darle dei tratti negativi; ed ecco che a tutti i
problemi sopra elencati si aggiunge il suo essere una totale ipocrita, tanto da
dover avvisare nelle rare occasioni in cui non sta mentendo. Ad esempio, la
vediamo compatire continuamente Ann, ma quando ne ha l'occasione non esita a
deriderla a sua volta, come le compagne di scuola che tanto detesta,
«Le altre ragazze non si stancano
mai di tormentarla, e lei cammina a testa bassa, sopportando la loro crudeltà. [...]
Ann ci raggiunge ansimando e sbuffando. Scivola e cade indecorosamente in una
nuvola bianca lanciando un gridolino. Io e Felicity ridiamo spietate.»
Gemma si comporta poi come se le sue azioni
fossero sempre giuste, senza mai fermarsi ad elaborare dei piani seri o a
riflettere sulle possibili conseguenze,
«Metterò a posto le cose nei regni e
nelle Terre d’Inverno e poi... e poi? Mi preoccuperò un’altra volta del poi.»
Insomma, una
protagonista con la quale è difficile empatizzare e che porta lo sventurato
lettore ad alzare gli occhi al cielo più volte di quante si possano contare.
2.
LA SPENCE ACADEMY FOR YOUNG LADIES
E qui già siamo nella fantascienza, ancor prima di
arrivare agli elementi fantasy. Questo collegio dovrebbe essere il luogo ideale
dove crescere giovani ragazze di buona famiglia, addirittura esponenti della
nobiltà britannica, ma nella pratica vediamo un luogo che, con il proseguire
della serie, diventa sempre più una caricatura di se stesso.
Fin dal primo libro vediamo la (teoricamente)
austera preside acconsentire a materie ed attività poco consone con
l'ambientazione storica; nel terzo volume non si nominano quasi le lezioni che
le protagoniste seguono e l'edificio sembra più un dormitorio o un punto di
ritrovo per i momenti di calma della trama.
E cosa dire delle molte incoerenze? Già la
presenza di Ann in questa scuola è inspiegabile (cosa c'entra tutto ciò col
diventare una governante?), ma cosa dire poi dei lavori di ristrutturazione
cominciati a metà anno e che interferiscono continuamente con l'attività
scolastica? perché, ovviamente, se qualcuno discute nel cantiere l'intero
collegio deve accorrere per assistere alla scenetta.
Ne approfitto per citare qui una grave
mancanza di questi libri: le mappe! E non parlo di mappe inserite nei volumi
stampati per i lettori, ma di una mappa che l'autrice avrebbe dovuto disegnare
per se stessa mentre stava scrivendo questi libri.
Il problema si ripropone anche per i regni e
in parte la città di Londra, ma diventa palese nelle parti ambientate alla
Spence: prima viene detto che l'edificio è circondato da possenti mura, poi
chiunque entra senza difficoltà; alcune volte vediamo persone arrivare in
carrozza dalla stazione, in altre scene sembra che questa sia solo qualche metro
fuori dalla porta; per arrivare al cimitero si possono impiegare pochi minuti o
interi capitoli, a seconda di cosa conviene alla narrazione.
Un appello che vale per tutti gli scrittori:
disegnate una mappa, e rimanetele fedele!
3. RAKSHANA
In realtà vorrei parlare un po' di tutti gli
antagonisti, ma per semplicità ci concentreremo soltanto sul Rakshana, ossia i
leali custodi dell'Ordine che -per ragioni di trama- diventano una versione
fantasy della massoneria.
La loro storia è poco chiara, ma ancor più
confuso è il loro modo di ragionare:
«"Dovevi tenerla d’occhio e riferire a noi. Tutto
qui. Era una missione troppo difficile per te, novizio?" [...] "Quella ragazza è più
pericolosa di quanto lei stessa sappia. E rappresenta una minaccia più di
quanto tu pensi, ragazzo. Ha il potenziale per distruggerci tutti."»
E contro una che può
distruggervi tutti mandi un novizio? e hai pure il coraggio di spacciarla per
una missione facile?
L'aspetto più esilarante degli antagonisti è
dato però dal contrasto tra il modo oscuro e pericoloso con cui vengono
inizialmente presentati e il comportamento che poi dimostrano. Il Rakshana per
due libri trama nell'ombra per danneggiare Gemma, senza fare mai nulla in
concreto; quando finalmente agisce, rapendo Tom, la loro fulminea sconfitta li
rende davvero ridicoli.
4. SISTEMA MAGICO
In questa trilogia tutto è spiegato male e
sembra inadatto al contesto ed alle relazioni; più di tutto, il sistema magico
risente di questa situazione. Con la scusa che neanche Gemma capisce bene il
funzionamento della magia, il lettore si trova in una storia piena di elementi
fantastici dei quali sa poco o niente.
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Cover spagnole |
Non so neppure da dove cominciare perché
tanto gli "incantesimi" quanto le creature soprannaturali non
agiscono seguendo una logica interna al loro mondo, ma unicamente in modo da
rendersi utili al proseguimento della trama.
Un esempio: ci viene detto che l'Ordine è il
solo ad aver posseduto la magia nei regni,
«Per tenere al sicuro la magia,
l’Ordine la sigillò in un cerchio di rune.»
quindi come si può
spiegare quanto fanno Mary e Circe?
«Quella notte, mia madre e la sua
migliore amica offrirono un sacrificio, una piccola zingara, alle creature
delle Terre d’Inverno in cambio del potere.»
se loro facevano già
parte del gruppo detentore del potere, cosa potevano offrire loro le creature
delle Terre d'Inverno? E non osate rispondermi nominando l'Albero perché prima
dell'imprigionamento di Eugenia quello non aveva alcun potere da elargire.
5. CONTRADDIZIONI
Ne abbiamo già parlato nei punti precedenti,
ma il problema è così diffuso che non posso chiudere gli occhi (e poi devo
arrivare a dieci punti!). Qualche esempio è d'obbligo; già dalle descrizioni si
nota una certa confusione:
«È difficile distinguere che cosa
sia alla fioca luce del tramonto. La luna inonda il tetto, illuminando scorsi e
brandelli [...].»
Quindi siamo al
tramonto, ma già la luce lunare inonda il tetto... ceeerto.
Parliamo ancora di condizioni atmosferiche
con queste due frasi, divise da solo due righe di testo:
«Le patate sono fredde e insipide ma
le mangio lo stesso, come se non avessi sentimenti che possano essere feriti e
lo sghignazzare delle altre ragazze non fosse altro che lo scrosciare della
PIOGGIA. [...] Ha NEVICATO per tutta la mattina.»
Si raggiunge poi il vero e proprio nonsense.
In una scena una ragazzina dice di aver visto i folletti e, quando le viene
chiesto di descriverli, afferma che:
«"Li ho visti, erano cavalieri
con i mantelli neri. I loro poveri cavalli erano così infreddoliti e pallidi. [...]
avevo troppa paura".»
A qualcuno questa
sembra la descrizione di un simpatico folletto? Direi che siamo più vicini ad
un cupo mietitore, se proprio vogliamo trovare un'analogia.
6. STILE
Lo stile della Bray non mi ha aiutato a
digerire meglio questi libri, specie perché anche questo è (indovinate un
po'...) confuso! Lo si nota nei cambi di ambientazione che si svolgono nello
stesso paragrafo, creando un inutile caos.
Nelle descrizioni si toccano le vette più
alte della semplice bruttezza narrativa. Due esempi per i palati più ricercati,
che non voglio nemmeno commentare:
«Nei muri si aprono variopinte
vetrate istoriate con annunci di Dio, scene pastorali di angeli indaffarati
nelle solite occupazioni angeliche come apparire ai pastori, annunciare loro
liete novelle, accarezzare pecore, cullare neonati.»
«Ci osserva con un’espressione
curiosa, come se fossimo due finestre sul passato. Due spettri.»
Ci sono anche alcuni passaggi in cui
l'autrice allunga ulteriormente un brodo già annacquato con delle descrizioni
inutili.
«Brigid infila l’ago nel tessuto e
lo estrae dal lato opposto.»
Quindi sta
semplicemente cucendo, giusto?
Abbiamo anche due righe sprecate per spiegare
lo svolgersi di una normale giornata:
«Ben presto il mattino scivolerà nel
pomeriggio, verrà il tramonto. E poi la notte.»
D'altro canto, lo stile non poteva essere
troppo ricercato, o non si sarebbe abbinato alla storia ed ai personaggi.
7. TEMATICHE
Nella serie vengono trattate un gran numero
di tematiche, a mio parere decisamente troppe se consideriamo che ci deve
essere lo spazio per l'avanzamento della trama (buono) e lo sviluppo dei
personaggi (meno buono).
La Bray affronta violenza, suicidio,
pedofilia, autolesionismo e dipendenza. Tutto ciò mi pare un po' eccessivo per
una serie pensata per intrattenere. Ma non ci sarebbe in fondo nulla di male se
almeno l'autrice parlasse di questi problemi con buon senso, mentre la
leggerezza regna sovrana e alcuni temi sono giusto accennati.
Avrei di gran lunga preferito che ci si
focalizzasse su un solo aspetto e, almeno quello, avesse il giusto spazio.
8. VIOLENZA E
"MASCOLINITÀ"
Qui posso finalmente parlare del caro Kartik,
l'interesse amoroso della nostra Gemma che già dal primo libro dimostra con
queste azioni quanto sia adatto per il ruolo:
«Rapido come una saetta, mi blocca
contro il muro e mi preme un braccio contro la gola. [...] La pressione del suo
braccio mi stordisce.»
Per merito di questo
personaggio veniamo deliziati anche da una combo interessate: aggressione
violenta e stalking angosciante,
«Mi avvicino alla tenda e lui mi
afferra per un polso.
"Non
farlo mai più", mi ammonisce, spingendomi dentro la tenda, per poi
incamminarsi verso la foresta e tornare a essere gli occhi della notte, sempre
vigili su di me.»
In generale gli uomini vengono descritti in
modo parecchio stereotipato, calcando la mano sulla loro mascolinità; ad
esempio, Kartik pensa:
«Quando mi resi conto che mi sarebbe
stata risparmiata la vita, mi vergogno a dire che fui sul punto di piangere dal
sollievo.»
La Bray dimentica che
un momento di debolezza non ti rende meno uomo.
Di norma non sono contraria alla violenza nei
libri, se ben contestualizzata; il
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Cover russe |
problema qui è presente dal momento che
viene vista in chiave romantica! In "Angeli ribelli", Gemma
fantastica per ben due pagine sulla possibilità di essere aggredita da Kartik,
«Forse cercherà di cogliermi di
sorpresa? Scivolerà alle mie spalle e mi circonderà la vita con lei sue forti
braccia? [...] Magari cadremmo a terra e lui mi bloccherebbe con il suo peso,
le sue braccia a tenere ferme le mie braccia, le sue gambe sopra le mie. Sarei
sua prigioniera, non potrei muovermi, il suo viso così vicino al mio che potrei
sentire la dolcezza del suo respiro e avvertire il suo calore sulle labbra...»
Le altre protagoniste non sono comunque da
meno, tanto che le vediamo a più riprese entusiaste all'idea di una violenza,
«"Oppure un maniaco sessuale che va a caccia di
giovani prede". Felicity agita le sopracciglia. Pippi strilla fingendosi
raccapricciata, ma in realtà l’idea la intriga.»
«”Ti ha fatto una proposta sconcia,
Ann.”
“A me?”, domanda Ann sgranando gli
occhi. Un sorriso fulmineo le illumina il viso. “È meraviglioso!”»
A mio avviso queste
frasi si commentano da sole. E se pensate che questi comportamenti denotino il
femminismo della storia (la donna libera di desiderare... un'aggressione?),
passate al prossimo punto.
9. (FINTO) FEMMINISMO
La pretesa femminista di questa serie si
scontra fin da subito con i ragionamenti della protagonista (ossia la voce
narrante), che non perde occasione per sminuire le donne vicine a lei,
«Ce ne sono altre tre che si
assomigliano un po’: hanno un bel portamento, nasi aristocratici, e tra i
capelli pettini o spilloni costosi che le distinguono e sottolineano lo status
di ciascuna.»
Pur essendo il personaggio meglio riuscito,
Felicity in questo aspetto si dimostra una pessima dispensatrice di
riflessioni,
«"Non sanno resistere alle tentazioni. E noi siamo
le loro tentatrici"»
E se dalla tentazione
passiamo alla violenza vera e propria,
«"Ann, credo che Felicity ci abbia appena
offeso", dico [...] "Vuoi
dire che non siamo abbastanza carine da essere importunate?".»
l'autrice dovrebbe
ricordasi che, purtroppo, aspetto fisico non mette al sicuro da una potenziale
aggressione. Reputo questa frase a dir poco disgustosa.
La Bray toppa in generale su quello che è lo
spirito del femminismo,
«"Provi a immaginare un mondo -questi regni- dove
governano le donne, dove una ragazza può avere tutto ciò che desidera".»
non un mondo dominato
dalle donne (come credono a torto i più strenui maschilisti), ma una comunità
in cui tutti sono trattati allo stesso modo.
10. TRADUZIONE
E per ultima, una chicca dell'edizione
italiana che, mi pare scontato dirlo, gronda refusi assortiti.
Ciò che più mi ha infastidito sono stati i
frequenti cambi dal tu, al Lei, al Voi. Potrei portarvi un gran numero di
esempi, ma mi limiterò ad uno che ritengo emblematico di questo problema.
Abbiamo un dialogo tra la nostra Gemma e Brigid, la governante della Spence,
che pronuncia queste battute:
«"Non AVVICINANTEVI mai così di
nascosto alla vecchia Brigid"»
«"Non RIVELERÀ la storia del
latte, vero?"»
«"La prima volta che TI VIDI in
gramaglie, TI TROVAI molto bizzarra."»
«"Ora sarà meglio CHE RITORNI
dalle altre, prima che qualcuno si accorga della SUA assenza.»
passa in pratica dal
Voi, al Lei, al tu e poi nuovamente al Lei. Questo meno di due pagine di testo!
Ci sono anche dei buffi regionalismi: CIUCCIA
al posto di UBRIACATURA o SCIUPAFEMMINE, utilizzato nel dialetto napoletano.
Se poi gli errori sono presenti nelle scene
di tensione, queste vengono ovviamente rovinate,
«Un gufo ULULA. Strano. Ultimamente
non ci sono stati molti gufi.»
e anziché un brivido
per il bubbolio notturno, mi scappa una gran risata per questo gufo decisamente
confuso sul suo verso.
VALUTAZIONI
SINGOLE