Wrap-Up - Letture di gennaio 2020
Quest’anno è iniziato
con delle letture decisamente altalenanti, ma soprattutto con un gran numero di
serie -cominciate, continuate ed anche terminate. Qualcuna avrà già saputo
conquistare il mio cuore? Vediamolo insieme nel riepilogo dei libri letti a
gennaio.
Per avviare l'anno
nuovo ho voluto iniziare una nuova serie, anche se si tratta di una trilogia
pubblicata ormai una decina d'anni fa, ossia Dictator di Andrea Frediani, con "L'ombra
di Cesare". È ovviamente di una serie storica (a tratti biografica)
sulle gesta di Giulio Cesare, e questo primo capitolo si focalizza in
particolare sugli anni delle guerre in Gallia.
Devo ammettere che la
lettura di questo libro è stata una corsa sulle montagne russe per la valutazione:
all'inizio pensavo di aver già trovato il Matteo Strukul del 2020, poi la mia
opinione si è un po' ripresa grazie alle ottime descrizioni delle battaglie,
mentre il finale mi ha lasciata decisamente perplessa e -per molti aspetti
della storia- penso che aspetterò la fine della serie per esprimermi.
Lo ritengo quindi il
nuovo Strukul? non proprio, sebbene le loro opere abbiano qualche punto in
comune, come ad esempio la mortificazione dei personaggi femminili (solo DUE in
tutto il romanzo, escludendo le comparse, e perfino superflue) e la struttura
ad episodi con time-jump di anni interi che rendono frammentaria la narrazione.
Non mi posso
sbilanciare troppo sulla trama, d'altro canto è la Storia, mentre la storyline
secondaria collegata soprattutto al personaggio di Quinto l'ho trovata debole
nel migliore dei casi, disgustosa nel peggiore. E non parlo di scene splatter!
In quanto biografo e
saggista, Frediani ha dalla sua le conoscenze tecniche per scrivere della
Storia, ma nel complesso non credo la sua strada sia nella narrativa. Questa
l'opinione è ovviamente basata solo sul primo volume della trilogia, e spero
che i prossimi mi portino a cambiare idea.
Il mio voto è di due stelline e mezza.
La seconda lettura
completata nel mese è stata "They
Both Die at the End" di Adam
Silvera, romanzo che ho valutato con ben quattro stelline e mezza: l'autore ha saputo mescolare egregiamente
una storia ad alto impatto emotivo a delle riflessioni decisamente profonde.
Potete trovare QUI la mia recensione più dettagliata, per ora vi dico solo che
era dai tempi di "L'Agnese va a morire" di Renata Viganò che non mi
imbattevo in un titolo così spoileroso!
Ho poi continuato la Trilogia
dei Sogni -com’è nota in Italia- della tedesca Kerstin Gier, con "La
porta di Liv". Il volume racconta le nuove avventure della
diciassettenne Olive "Liv" Silver, in particolare nel periodo prima
ed immediatamente successivo al Natale; il mondo onirico nel quale si svolge la
maggior parte dell’azione viene indagato ancor più a fondo ed il lettore scopre
assieme alla protagonista ulteriori possibilità d’azione che vanno a fondere
quasi questo luogo-non-luogo con la realtà quotidiana. Questo è stato senza
dubbio la maggior voce a favore di questo secondo libro, assieme alla
caratterizzazione dei personaggi principali.
Il nuovo antagonista
invece non mi ha troppo convinto: anche al termine della lettura le sue
motivazioni non sembrano abbastanza solide da giustificarne le azioni. Stesso
dicasi per gli sviluppi della relazione tra Liv e Henry, che infatti rimangono
irrisolti; non ci resta che sperare nel capitolo conclusivo della serie.
La narrazione della
Gier si conferma estremamente piacevole e dotata di un ritmo ottimo, aiutato
anche dalle innumerevoli battute che se possibile mi sembrano aumentate
rispetto a "Silver" (ne parlo QUI). In generale è stata una lettura
molto d’intrattenimento, che consiglierei anche a chi non ha letto il primo
libro perché tutti concetti vengono spiegati nuovamente e, in generale, la serie
non presenta dei veri cliffhanger.
Il mio voto è di tre stelline e mezza.
Sono poi passata ad
un thriller che giaceva da eoni nella mia libreria. Visto com'è andata a
finire, sarebbe stato meglio se "7.
Il numero maledetto" di Barnabas
Miller e Jordan Orlando fosse
rimasto sullo scaffale, ma almeno mi sono tolta il dubbio che mi potesse
piacere.
Nel complesso, gli ho
assegnato due stelline, ma per
saperne di più vi rimando QUI alla mia recensione dettagliata del romanzo.
Questo mese ho completato
una serie che mi portavo avanti da circa un annetto, ovvero la
"trilogia" Prodigium di Rachel
Hawkins, leggendo il volume spin-off "Magico". Per scoprire la mia opinione generale sulla serie
troverete QUI il mio post per la rubrica Lettura d’Insieme.
Questo libro è
ambientato più di un anno dopo la conclusione di "Sortilegio" (ne
parlo QUI) e si focalizza su uno dei personaggi secondari in quel volume,
Isolde "Izzy" Brannick, una delle ultime cacciatrici di creature
soprannaturali rimaste. Il romanzo inizia con due premesse, ovvero la scomparsa
misteriosa di Finley "Finn", sorella di Izzy, e la promessa che sarà
proprio la nostra eroina a liberare lo stregone Torin dal suo
specchio-prigione; long story short: il libro finisce e su questi problemi non
si fa nessun passo avanti. La mia impressione è che l’autrice avesse in mente
di iniziare una nuova trilogia... peccato che, dopo ben sette anni, questo sia
alquanto improbabile.
La storia principale
in questo volume riguarda un fantasma che infesta la cittadina di Ideal, in
particolare la scuola così che l’intervento di Izzy in qualità di nuova
studentessa sia giustificato. Ovviamente non possono mancare un gruppo di
amici-lampo e due ragazzi bellocci per creare l’inutile triangolo amoroso.
Il volume risente dei
problemi riscontrati nei capitoli precedenti, come i refusi nella traduzione e
la stupidità diffusa nell’intero cast, a partire dalla protagonista che a volte
fa delle osservazioni pertinenti per poi scordarsene due righe dopo.
Il mio voto è di due stelline.
Il primo titolo a
meritarsi cinque stelline piene
quest’anno è stato "Senza nome"
di Wilkie Collins. Devo ammettere
che sono la prima ad essere sorpresa da questa valutazione perché lo scorso
anno "La donna in bianco" (QUI la recensione) non mi aveva convinta
del tutto. Per sapere cosa mi ha conquistata in questo classico della
letteratura inglese, trovate QUI la recensione completa.
A conclusione del
mese ho iniziato l'ennesima serie fantasy, questa volta in lingua inglese, con
"The Young Elites" di Marie Lu, romanzo ambientato in un
mondo ispirato in teoria al Rinascimento italiano. Parlo di teoria perché qui
si toccano vette di confusione che non vedevo dai tempi di "Bellezza
crudele" di Rosamund Hodge (QUI la recensione): il risultato è
un'accozzaglia di elementi storici, culturali e religiosi a dir poco caotica.
La storia viene
narrata in prima persona dalla nostra protagonista, Adelina Amouteru, figlia di
un mercante caduto in disgrazia, che si trova il viso sfigurato a seguito di
un'epidemia che l'ha colpita in tenera età. Quando scopre che il padre intende
liberarsi di lei cedendola come amante di un perfetto sconosciuto, la ragazza
scappa di casa e scopre di aver ottenuto un potere dalla pestilenza, come
alcuni dei suoi coetanei che si fanno ora chiamare Young Elites.
La trama riesce a
mantenersi interessante e, sul finale, regala qualche svolta decisamente
inaspettata. Il ritmo risente però del modo rude in cui vengono inseriti i
flashback nella narrazione, andando così a troncarla di netto. Decisamente
eliminabili anche i ridicoli nomignoli dei personaggi, che farebbero invidia a
Cinco di "The Flash"!
I personaggi mi hanno
generalmente soddisfatto, anche se avrei apprezzato maggiore coerenza nei loro
comportamenti, ad esempio abbiamo il padre di Adelina che sarebbe disposto a
vendere la figlia ma -a dispetto del suo astio- non fa nulla in tal senso per
anni: viste le premesse, mi sarei aspettata si sbarazzasse di lei molto prima.
Un po’ troppo sopra le righe anche il personaggio di Teren (in pratica, una
versione giovane del Silas de "Il codice Da Vinci") ed i suoi
seguaci; dopo tante pagine ancora mi chiedo perché dei normali soldati agli
ordini del sovrano si comportino come un mix tra degli pseudo-nazisti e dei
fanatici religiosi.
Il mio voto è di tre stelline.
DOVE COMPRARE QUESTI LIBRI
- "L'ombra di Cesare" di Andrea Frediani
- "La porta di Liv" di Kerstin Gier
- "Magico" di Rachel Hawkins
- "The Young Elites" di Marie Lu