Wrap-Up - Letture di agosto 2020
L'ultimo mese era
iniziato abbastanza bene in quanto a letture, poi il declino inarrestabile
sulla fine... perché?
La prima lettura del
mese ha segnato il ritorno di uno dei miei autori classici preferiti, ossia Charles Dickens, con quello che credo
potrebbe essere la sua opera migliore -almeno tra quelle lette fin'ora: "Tempi difficili". Non potevo che
dare cinque stelline a questo romanzo, del quale vado QUI ad analizzare nel
dettaglio la storia, i personaggi e le tematiche.
Come mi ero
ripromessa nel post che trovate QUI, quest'anno ho scelto di leggere qualcosa
di Marissa Meyer, dopo aver concluso
la tetralogia The Lunar Chronicles (analizzo
l'intera serie QUI) nel 2019. Dopo aver scartato l'autoconclusivo
"Heartless", ho puntato la sua trilogia sci-fi da poco terminata che
inizia con il volume dal quale prende il nome, ossia "Renegades".
La vicenda è
ambientata in una metropoli statunitense che sembra però essere diventata una
sorta di città-stato; in questa realtà sono presenti individui con dei
superpoteri -per nascita o acquisiti casualmente- e da sempre perseguitati
dalle persone comuni, fino a quando il villain Ace Anarchy non si oppone al
governo ed instaura, per l'appunto, l'anarchia nella città. Questa situazione
porta alla comparsa di svariate gang criminali che si disputano il territorio facendo
valere la legge del più forte; solo diversi anni dopo verranno fermati dal
gruppo dei Renegades, eroi che ristabiliscono l'ordine a Gatlon City per poi
diventarne custodi e governanti.
La storia segue i
punti di vista alternati di Nova, nipote di Ace dotata di poteri collegati al
sonno che mira a smantellare la nuova società fondata sulla venerazione dei
supereroi, ed Adrian, animatore di disegni e figlio dell'eroina Lady
Indomitable, per l'omicidio della quale vuole far giustizia.
Il romanzo è
sbilanciato: da un lato ci da poche informazioni e dall'altro perfino troppe.
Non sappiamo quasi nulla del mondo oltre i confini della città, e il world
building in generale è gestito in modo parecchio infantile; per averne un buon
esempio basta leggere la scena iniziale della parata! Sono invece troppi i
personaggi (senza contare che hanno uno o due alias a testa), le battute
"da fumetto" e perfino la lunghezza del volume, soprattutto
considerando che la trama è estremamente prevedibile.
Nonostante questi
difetti, ho trovato il libro molto d'intrattenimento e, pur avendo dato la
stessa valutazione, lo ritengo un inizio di serie migliore rispetto a
"Cinder" (ne parlo QUI) con il quale ha anche diverse somiglianze,
come la protagonista appassionata di tecnologia, le esclamazioni inventate e il
segreto sul quale ruota la storia d'amore, che in questo caso ho trovato
gestita meglio di quella tra Cinder e Kai. Anche se Adrian si è dovuto impegnare
davvero poco per superare il nostro caro imperatore del Commonwealth Orientale.
Promuovo in toto la
rappresentazione presente nella storia, molto varia e ben contestualizzata,
nonché le riflessioni che il romanzo propone al lettore, specialmente sul ruolo
delle forze dell'ordine e dei governanti, e su chi si possa definire un eroe.
Il mio voto è di tre stelline e mezza.
Agosto e, più in
generale, l'estate è considerato un periodo perfetto per la lettura dei gialli,
quindi mi è sembrato il momento perfetto per concentrarmi finalmente su un
nuovo titolo di Agatha Christie.
Come in "Miss Marple nei Caraibi" (ne parlo QUI), anche "Il terrore viene per posta" fa
parte della serie dedicata alla simpatica vecchietta inglese che, tra una
sciarpa ai ferri e un centrino all'uncinetto, riesce immancabilmente ad
individuare il colpevole e permettere alle autorità di assicurarlo alla
giustizia.
L'aspetto più
irritante di questo romanzo è proprio la poca presenza di Miss Marple in scena:
arriva nella storia solo nell'ultimo terzo del volume e non compare per più di
cinque pagine prima del finale in cui spiega agli altri personaggi, e a noi
lettori, come ha smascherato l'assassino. Per contro Jerry Burton -protagonista
e voce narrante della storia- è padrone incontrastato della scena, tanto che
l'autrice si concede di dar ampio spazio alla sua cringeissima storia d'amore,
nonché a quella della sorella.
Nonostante queste
deviazioni romance abbastanza superficiali, l'intreccio si mantiene ottimo per
la parte mistery: poco dopo l'arrivo dei fratelli Burton nella cittadina di
Lymstok, diversi abitanti cominciano a ricevere delle lettere misteriose in cui
l'anonimo scrivente da voce a dei pettegolezzi sulle loro vite private; mentre
alcuni riescono a scherzare a cuor leggero su queste missive, altre persone ne
rimangono profondamente turbate, e anche la morte non tarda a fare la sua
comparsa nel ridente paesino.
Nonostante le lettere
siano solo una parte del caso, sono proprio l'elemento che genera
l'interessante riflessione sul tema della paura, una paura capace di esercitare
anche una grande influenza sugli individui perché non sanno quando verranno
colpiti e quale accusa verrà loro mossa. L'angoscia si fa ancora più
paralizzante dal momento che l'anonimato di cui gode l'autore delle lettere
impedisce fino all'ultimo di sapere cosa lo spinga ad agire.
Un altro aspetto che
ho apprezzato è la presenza di diversi personaggi femminili forti e decisi,
capaci di vivere in modo indipendente e dalla mentalità alquanto moderna, se si
considera l'epoca di pubblicazione del romanzo. D'altro canto sono rimasta
perplessa per la divisione del testo nei capitoli e nei paragrafi: spesso le
scene continuavano nonostante il "taglio", oppure cambiavano
repentinamente tra una frase e l'altra.
Anche per l'edizione
ho un'opinione non del tutto positiva. La traduzione è recente, e si sente da
come il testo scorre piacevolmente durante la lettura, ma la qualità della
stampa è scarsa (soprattutto se confrontata con il prezzo), manca il classico
elenco dei personaggi a inizio volume e ho trovato pre e postfazione
confusionarie e per nulla indispensabili.
Il mio voto è di tre stelline.
Proseguendo con la
TBR, ho finalmente letto "The
Boneless Mercies" di April
Genevieve Tucholke (ricchi premi e cotillon a chi riesce a pronunciare
correttamente il nome dell'autrice al primo colpo!); dico finalmente perché
questo romanzo l'ho comprato da parecchio, catturata dalla bellissima cover, e
speravo in una storia favolosa. Durante la lettura ho dovuto ridimensionare le
mie aspettative, ma ho comunque dato quattro
stelline ben meritate al libro, del quale parlo meglio QUI, analizzando
trama personaggi e stile.
Con la mia quinta
lettura, ossia "La porta di Tolomeo",
ho terminato sia la TBR sia la tetralogia Bartimeus di Jonathan Stroud, alla quale ho dedicato un post ovviamente positivo
per la rubrica Lettura d'Insieme che potete già trovare QUI.
In questo ultimo
capitolo la storia ruota attorno alla possibilità per gli umani di raggiungere
l'Altro Luogo, dal quale provengono gli spiriti, ma anche della volontà di
ribellione di questi ultimi come pure dei comuni che i maghi trattano parimenti
alla stregua di schiavi. Come per "L'occhio del Golem" (ne parlo QUI),
nei capitoli si alternano i punti di vista del jinn Bartimeus, del mago
Nathaniel -che ormai ha raggiunto un posto di grande importanza all'interno del
governo- e della comune Kitty; proprio l'intervento di quest'ultima permetterà
di far riavvicinare gli altri due, che nel volume precedente non si erano
lasciati nel migliore dei modi.
Come Stroud ci ha
ormai abituati, nei suoi libri la trama ha uno sviluppo dinamico e ricco di
colpi di scena davvero ben pianificati, senza risultare per questo
fastidiosamente frenetica. La parte finale del libro è inoltre un perfetto
equilibro tra scene d'azione adrenaliniche e confronti a cuore aperto tra i
protagonisti.
E proprio le
relazioni tra questi sono la parte migliore del titolo: senza scadere in
banalità o luoghi comuni, l'autore riesce ad analizzare con attenzione sia i
singoli rapporti, sia le interazioni che vedono tutti e tre in scena.
Ho apprezzato molto
l'evoluzione del sistema magico che, pur essendo già di base parecchio
originale, non si limita a quanto già illustrato nei capitoli precedenti, ma
aggiunge nuovi dettagli; tra l'altro questi risultano ben pianificati nel corso
dell'intera serie.
Altro aspetto davvero
positivo è la figura di Tolomeo, che dopo tre romanzi in cui viene citato di
continuo riusciamo finalmente a vedere in azione. Inutile dire che non delude
affatto, e quasi mi spiace che il prequel non sia stato dedicato alle sue
avventure con Bartimeus.
Il mio voto è di cinque stelline.
Da anni volevo dare
una possibilità a Nicolai Lilin, per
valutare il suo stile e decidere se mi sarebbe piaciuto leggere la sua famosa
trilogia Siberiana; quindi ho letto il suo romanzo autoconclusivo "Spy story love story", che
purtroppo non mi ha fatto una buona impressione: l'ho valutato con due stelline e mezza, ma vi consiglio
di fare un salto QUI dove potete farvi un'idea più precisa circa la mia opinione
a riguardo.
E per concludere in
orrore, ho deciso di terminare anche la duologia Everless scritta da Sara Holland, leggendo l'atroce "Evermore"; intendiamoci, non è
peggiore del primo libro, ma almeno in quello c'era la parvenza di un'idea
originale, mente qui abbiamo davanti una trama prevedibile dall'inizio alla
fine e dei personaggi dalla stupidità imbarazzante, tanto da dover fare più
volte le stesse scoperte per riuscire ad unire finalmente i puntini.
La storia riprende
con Jules -in fuga dalla tenuta di Everless- che in questo romanzo avrà come
missione sconfiggere la Sorceress Caro, aiutata da Liam e da alcuni nuovi
personaggi. Sembrerebbe quasi una trama interessante, non fosse che l'autrice
ci presenta sempre le stesse situazioni (all'inizio, la protagonista fugge e
viene catturata tre volte di fila), in una corsa tanto frenetica quanto
inconcludente per tutto il regno di Sempera che ci riporta al punto di
partenza, tra una sequela di rivelazioni sconvolgenti solo per i personaggi: un
lettore attento avrebbe capito tutto già all'inizio del primo libro!
La Holland ha deciso
di dare ampio spazio alla storia d'amore (definirla "campata per aria"
è un eufemismo) tra Jules e Liam, inserendo ogni tre righe dei dettagli inutili
per farci capire come siano legati e arrivando addirittura a far dire quanto si
amino agli altri personaggi! È paradossale come il romance non sia neanche la
parte peggiore del romanzo, ma si riveli soltanto l'ennesima, noiosa sottotrama
fine a se stessa.
Non mancano poi le
scene da "contemporary" (vedasi il rave nei sotterranei
dell'università) e l'utilizzo randomico della magia; in realtà non si tratta di
puro caso, perché è l'autrice a decidere quanto la protagonista possa riuscire
o meno nelle magie, in modo da portare la trama verso la direzione
prestabilita.
Per chi temeva di
sentire la mancanza di Roan, tranquillizzatevi perché qui viene sostituito
efficacemente dal neo arrivato Elias, mentre non ho ancora una risposta per la
totale assenza delle comparse, come i marinai sulla nave di Elias stesso o le
guardie all'interno del castello reale. Fosse un film capirei il desiderio di
risparmiare qualche salario, ma cosa le costava inserire qualche personaggio in
più?
L'unica nota positiva
di questa serie rimangono le cover dell'edizione britannica: molto carine
esteticamente ed azzeccate rispetto al contenuto dei libri.
Il mio voto è una stellina.
- "Renegades" di Marissa Meyer
- "Il terrore viene per posta" di Agatha Christie
- "La porta di Tolomeo" di Jonathan Stroud
- "Evermore" di Sara Holland