Wrap-Up - Letture di maggio 2019
Senza rendermene
conto, questo mese ho scelto quasi esclusivamente romanzi storici e, fatto
ancor più bizzarro, quasi esclusivamente romanzi storici ambientati nella Gran
Bretagna governata da Vittoria I.
Coincidenze? L'unico a
poterci rispondere è Adam Kadmon, io posso solo dire che a parte un’eccezione
sono state tutte letture positive.
La prima lettura è
stata il classico di questo mese, ossia “Grandi
speranze” di Charles Dickens,
storia dell’orfano Pip e dei molti personaggi che incroceranno il suo cammino. QUI
potete leggere la mia recensione completa per questo romanzo, che ho valutato
complessivamente cinque stelline.
Ho scelto poi un
libro acquistato sull'onda dell'entusiasmo per lo stile dell'autrice Kate Summerscale, che già avevo adorato
in “Omicidio a Road Hill House” (QUI la recensione). La struttura di quel
volume viene riproposta in “La rovina di
Mrs Robinson”, riportando alla luce un reale caso giudiziario che vedeva
come imputata una donna accusata di adulterio e -soprattutto- di provare dei
desideri licenziosi, annotati fedelmente su un diario scabroso; una vicenda
destinata ovviamente a sconvolgere la società benpensante e puritana
dell'Inghilterra vittoriana.
Il volume segue gli eventi
dal primo matrimonio della futura Mrs Robinson fino al destino di quasi tutti i
personaggi rilevanti, soffermandosi soprattutto sul periodo in cui la
protagonista intreccia una relazione clandestina con un uomo sposato e molto
più giovane e sul conseguente processo quando il marito scopre la tresca
proprio grazie del diario segreto della moglie.
Oltre ai personaggi
principali, fanno la loro comparsa anche parecchie figure storiche di rilievo
come uno dei padri della frenologia George Combe e i medici reali Bennet e
Locock, ma a spiccare tra tutti è sicuramente il naturalista Charles Darwin.
L’autrice approfitta
anche dei molti spunti della vicenda per esaminarne nel dettaglio alcuni
elementi interessanti, come la neonata moda di redigere e, a volte, pubblicare
dei diari personali, le storie familiari dietro le prime richieste di divorzio
tra rappresentanti della classe borghese (come quello dei Robinson, appunto) o
ancora la concezione del ruolo femminile all’epoca, specialmente in relazione
alla sfera sessuale.
Confrontato alla sua
opera più celebre, ho ritrovato intatto lo stile puntuale e coinvolgente della
Summerscale che, senza mai sbilanciarsi con le sue opinioni personali, fornisce
al lettore un quadro fedele dei fatti ottenuto grazie ad un enorme lavoro di
ricerca sui documenti dell’epoca. Purtroppo, rispetto alla cronaca di un
delitto, specialmente in un contesto familiare tanto particolare, l’infelice
matrimonio di Mrs Robinson è decisamente meno coinvolgente, anche perché il
lettore già può intuire da principio come si evolveranno le vicende.
Il mio voto è di quattro stelline.
Con il terzo volume
di maggio ho iniziato una nuova serie, almeno nuova per me sebbene sia stata
pubblicata ormai più di dieci anni fa! Si tratta della trilogia di Gemma Doyle
scritta da Libba Bray, in
particolare del primo volume dal titolo “Una
grande e terribile bellezza”.
La storia segue le
vicende della sedicenne Gemma per i primi mesi nella Spence Academy, dove
ragazze inglesi di buona famiglia vengono educate per diventare virtuose spose;
dalla morte della madre, la protagonista è però perseguitata da misteriose
visioni e grotteschi presagi che, guarda caso, non faranno che intensificarsi e
diventare più incredibili nel nuovo collegio.
Ho faticato parecchio
a recuperare la trilogia, e sono quindi rimasta ancor più delusa dalla
mediocrità di questo titolo, che viene presentato come un fantasy storico: la
parte storica è a dir poco marginale e per nulla accurata, con personaggi
estranei che si danno tranquillamente del tu ad esempio, mentre il lato fantasy
è davvero confuso e zeppo di contraddizioni. Grande confusione anche per il target
-middle grade per lo stile, ma young adult per i contenuti- e i cosiddetti
zingari, che vengono appellati a seconda dei casi anche come rumeni o gitani, dimostrando l’ignoranza
dell’autrice a riguardo.
Mi è piaciuta la
scelta della Bray di presentare delle protagoniste caratterizzate da difetti
realistici, senza la pretesa di piacere per forza e, in generale,
l’evoluzione del rapporto tra Gemma e le sue amiche. Boccio invece
completamente la mancanza di realismo nel descrivere il collegio, talmente
d’elite che chiunque può entrare ed uscire perché la direttrice NON chiude le
porte (!), e l’interesse romantico di Gemma, che passa dallo stalkerarla (senza
tra l’altro aiutarla quando dovrebbe) al malmenarla ad ogni occasione. Non posso
tollerare libri che approvino e romanticizzino dei comportamenti tanto abusivi!
Il mio voto è di due stelline.
Dopo ben tre volumi
ambientati nell’epoca vittoriana, avevo decisamente bisogno di cambiare periodo
storico, così mi sono immersa nel mio primo romanzo “preistorico” con “L’ultima dei Neanderthal” di Claire Cameron. Potete leggere QUI il
mio commento a questo libro, che ho valutato quattro stelline mezza.
Per completare la mia
TBR, ho finalmente continuato la Trilogia dei fulmini di Mark Lawrence, iniziata lo scorso anno con “Il principe dei
fulmini” (QUI la recensione).
Rispetto al primo
libro, “Il re dei fulmini” è stata
una lettura più scorrevole perché già conoscevo buona parte dei personaggi, ma
soprattutto lo stile dell’autore, quindi ero sicura di dovermi aspettare
qualche plot twist inaspettato; e sebbene fossi preparata, Lawrence è riuscito
di nuovo a cogliermi di sorpresa, lasciandomi in più punti letteralmente a
bocca aperta per le trovate geniale che escogita.
Il volume riprende
gli avvenimenti dalla conclusione del primo, per poi suddividersi in tre
narrazioni distinte: una nel presente, ossia quattro anni dopo la conquista
delle terre di Renar, una nel passato, nei mesi immediatamente successivi
all’ascesa al trono di Jorg, e una frammentata tra le altre due e creata dalle
pagine del diario di Katherine. A ciò si aggiungono i continui flash back e i
riferimenti alle avventure passate di Jorg con i suoi Fratelli negli anni di
vagabondaggio: in breve, è una lettura che richiedere un’attenzione costante se
si vuole seguire bene gli eventi.
Assieme alla trama,
complessa e sorprendente, il punto di forza di questa serie è indubbiamente il
cast dei personaggi a cominciare dal protagonista: Jorg è tanto difficile da
amare per la sua lucida crudeltà quanto impossibile da detestare per il
coraggio e l’impegno che instilla in tutte le sue imprese. Tra i personaggi che
ho apprezzato devo necessariamente citare quel sant’uomo di sir Makin
(praticamente, l’equivalente di Mazzachiodata dalla trilogia The Tearling) e lo
schietto Lord Robert, ma la figura meglio riuscita è a mio avviso Sageous,
forse l’antagonista più manipolatore e detestabile di cui abbia mai letto. Ah,
lo intendo in senso positivo, ovviamente.
Piccola nota dolente
invece per i personaggi femminili che, seppur in alcuni casi davvero ben
caratterizzati (Miana è la più interessante, a mio parere), sul piano fisico si
riducono a due stereotipi: giovani e piacenti o vecchie raccapriccianti,
nessuna via di mezzo!
Il mio voto è di quattro stelline mezza.
Una volta terminata
la TBR, mi sono dedicata alla lettura dell’ennesimo libro in lingua di Roald Dahl, in questo caso ho scelto il
famosissimo (se non come libro, sicuramente per il film) “Matilda”.
Confrontato con i
volumi precedenti, questo si è rivelato abbastanza semplice soprattutto una
volta preso il ritmo, sintomo che forse qualche passo avanti lo sto facendo.
Soprattutto trovo utile imparare delle espressioni colloquiali o delle frasi
fatte che hanno un corrispettivo in italiano, ma magari affatto letterale.
La trama segue la
crescita di Matilda, bambina prodigio che impara da sola a leggere e far di
conto, ma che in famiglia tutti ignorano; devo ammettere che i suoi genitori
ricordano non poco i Dursley della saga potteriana soltanto che, una volta iniziata
la scuola, la ragazzina non si ritrova in un ambiente accogliente e caloroso
come Hogwarts bensì in una triste scuola di periferia governata
dall’implacabile direttrice Miss Trunchbull, avvezza a maltrattare crudelmente
gli studenti per mantenere il suo regno di terrore.
Oltre al lato
educativo della storia, Dahl ci consegna uno splendido messaggio per tutti gli
amanti della lettura, insegnandoci che possiamo sempre migliorare noi stessi
grazie ad un buon libro.
Sono poi “ricaduta”
nel circolo vizioso dei romanzi storici con “Il Palazzo d’Inverno” di Eva
Stachniak, puntando questa volta sulla Russia del settecento, ambientazione
che logicamente mi ha creato non pochi problemi con la pronuncia dei nomi! QUI
trovate la recensione a questo volume che ho valutato quattro stelline.
L’ennesimo ritorno
nella Gran Bretagna della regina Vittoria si è avuto con “La meccanica del cuore” di Mathias
Malzieu, anche se l’ambientazione di questo breve romanzo è decisamente poco
chiara: spazia dalla Scozia all’Andalusia, passando per Parigi, e sono spesso
presenta degli accenni ad elementi decisamente anacronistici, come il
riferimento all’attore Charles Bronson, in attività solo dagli anni Cinquanta
del Novecento.
Si tratta di una
fiaba dai toni decisamente dark, che già la sinossi associa allo stile di Tim
Burton, ma personalmente ritengo che questo volume si discosti da quei film in
modo netto, scegliendo di rivolgersi ad un pubblico decisamente adulto in
parecchie scene -a mio avviso superflue.
Il romanzo mette in
scena la peculiare vita di Jack, sin dalla sua nascita nella bizzarra
abitazione della dottoressa Madeleine, un po’ strega un po’ meccanica, che
assiste sua madre durante il parto e poi impianta nel cuore del bimbo un
orologio a cucù per permettere al suo piccolo organo congelato dal freddo
intenso di continuare a battere con regolarità. La protesi è però tanto fragile
che ogni emozione più forte del normale può compromettere la salute di Jack: lo
vediamo sia quando affronta il prepotente Joe, sia quando si innamora al primo
sguardo della ballerina Miss Acacia.
La storia è
ricchissima di metafore e passaggi poetici, uno stile gradevole per alcuni
lettori, ma che purtroppo con me non ha fatto presa; specialmente perché, dopo
averci presentato per tutto il volume queste scene surreali al limite del
fantasy, Malzieu risolve la situazione di Jack in termini piuttosto concreti e
quasi realistici.
Quindi un racconto
piacevole che punta a commuovere e mi ha ricordato molto “La straordinaria
invenzione di Hugo Cabret” di Brian Selznick. Purtroppo però, non è la storia
giusta per me.
Il mio voto è di tre stelline e mezza.
Ho concluso il mese
con il secondo capitolo della trilogia Captive Prince di C.S. Pacat, ossia “La mossa
del principe”. Dopo la lettura de “Il principe prigioniero” (ne parlo QUI),
ero rimasta parecchio delusa da quella che veniva decantata come una serie
meravigliosa ed innovativa; in questo secondo capitolo ho riscontrato alcuni
miglioramenti, specialmente nello stile e nella caratterizzazione dei
personaggi, a dispetto delle fissazioni dell'autrice, che nel primo libro
inseriva in ogni descrizione qualcosa di intarsiato, mentre qui obbliga il
povero Damen a stilare continui ed inutili inventari.
La storia riprende
immediatamente dopo la fine del precedente capitolo: Laurent e il suo seguito
sono diretti a sud del regno di Vere su ordine del Reggente che spera di
potersi sbarazzare del nipote e ascendere così al trono; ampio spazio viene
dato all'evoluzione del rapporto tra Damen e Laurent, che si mantiene credibile
e ben sviluppato fino a un capitolo completamente fan-service sul finale, che
viene comunque accantonato subito dopo. La trama continua ad essere il punto
debole di questa serie, perché anche in questo volume non ci sono avvenimenti imprevedibili,
anzi le stesse scene vengono ripetute più e più volte (agguati, marce a
cavallo, scambi di battute attorno al fuoco).
In un mare di
personaggi secondari più o meno piatti, Laurent si riconferma il più brillante,
soprattutto per l'accostamento alla stoltezza di Damen, che pur essendo in
sostanza il protagonista si rivela davvero inadeguato, quasi una versione
maschile di tante protagoniste di romanzi con target YA: anziché pensare ad un
valido piano di fuga perde tempo a shippare i suoi commilitoni, è completamente
dimentico dell'odio che dovrebbe provare per Castor e non solo non tenta di
scappare di sua iniziativa, ma non lo fa neppure quando gli viene imposto di
andarsene! Il tutto viene ovviamente motivato dalla sua estrema lealtà alla
parola data... sure!
Arrivati a questo
punto, mi domando seriamente come farà la Pacat a risolvere in modo appropriato
tutte le situazioni in sospeso in un solo volume, tra l'altro più breve di
questo.
Il mio voto è di quattro stelline.
DOVE COMPRARE QUESTI LIBRI
- "La rovina di Mrs Robinson" di Kate Summerscale
- "Una grande e terribile bellezza" di Libba Bray
- "Il re dei fulmini" di Mark Lawrence
- "Matilda" di Roald Dahl
- "La meccanica del cuore" di Mathias Malzieu
- "La mossa del principe" di C.S. Pacat