venerdì 30 luglio 2021
"Unnatural Magic" di C.M. Waggoner
My rating: 4 of 5 stars
"«Well, not banned … But certainly very irregular. An unnatural sort of magic»"
DUOLOGIA CONDENSATA
Come molti autori esordienti, Waggoner ci regala un romanzo pieno di idee senza aver fatto una cernita degli argomenti da trattare o dei personaggi da includere; il risultato è un titolo un po' confuso ma molto convincente dal punto di vista stilistico, che fa ben sperare per i suoi lavori futuri e, si spera, meglio strutturati.
Perfettamente etichettabile come gaslamp fantasy dal punto di vista dell'ambientazione, "Unnatural Magic" tenta di presentare una trama che vira però verso il mystery, peccato lo faccia con un giallo che non ha un grammo di suspense. I due filoni narrativi tra i quali è suddiviso il testo sono nettamente distinti e fino alle ultime pagine purtroppo non si collegano; e dico purtroppo perché quando finalmente vediamo tutti i personaggi riuniti si crea un'atmosfera dolce e ricca di chimica che avrei voluto vedere molto più sfruttata. La prima storyline riguarda Onna Gebowa, una ragazza estremamente versata per la magia, che spera di farne la sua professione pur vivendo in una realtà dove alle donne e ai meno abbienti viene preclusa un'educazione di un certo livello; gli altri capitoli sono divisi tra i POV della mezza troll Cynallumwyntsira -per gli amici Tsira- e del soldato Phillim Kail Jeckran, che si ritroveranno loro malgrado ad indagare sui misteriosi omicidi di alcuni troll. Quest'ultima dovrebbe essere la trama principale, ma in realtà non occupa troppo spazio all'interno del romanzo e si risolve in modo davvero prevedibile; una parte ben più sostanziosa è riservata alla presentazione dei personaggi ed alla creazione delle relazioni tra loro.
Questi sono indubbiamente i punti di forza di questo titolo: tutti i personaggi risultano ben caratterizzati ed i rapporti che instaurano sono verosimili e coinvolgenti, molto forti dal punto di vista emozionale; in particolare ho adorato come si costruisce lentamente la storia d'amore tra Tsira e Jeckran. Un altro elemento positivo è l'inclusione di tematiche molto attuali -pur adeguate per un mondo fantastico- come il sessismo che colpisce Onna, lo scardinamento dei ruoli di genere o la discriminazione nei confronti dei troll dimostrata da diversi personaggi; come accennato prima, anche lo stile di Waggoner è degno di nota, in particolare perché ha avuto l'accortezza di cambiare leggermente i vocaboli utilizzati in base al POV di turno: quando seguiamo Onna si notano una maggiore formalità e timidezza, con Tsira si opta per un lessico più semplice che evidentemente rimanda ad una cultura diversa, mentre Jeckram risulta essere un adorabile mix di eleganza ed imbranataggine.
Per quanto riguarda world building e sistema magico sono parecchio combattuta: entrambi hanno del potenziale e ho letto con interesse tutti i dettagli sulla società dei troll e sugli incantesimi realizzati tramite calcoli matematici, ma a fine lettura le sensazioni preponderanti sono confusione ed insoddisfazione, perché l'autrice non dedica abbastanza spazio a questi elementi. Ad esempio sappiamo che per operare la magia bisogna fissare dei parametri, ma non ci viene mai spiegato nel concreto cosa siano, se vadano poi letti oppure scritti o soltanto pensati perché abbiano effetto.
Il maggior difetto di "Unnatural Magic" è però la sua trama malamente gestita. Waggoner scegliere di raccontare molti passaggi anziché mostrarli, soprattutto nella prima parte, per far avanzare più rapidamente la narrazione; onestamente avrei preferito leggere un romanzo più lungo oppure una duologia, in modo da avere una storia più fluida e chiara.
Voglio anche spendere due parole sulla questione LGBT+, perché ho visto che tanti hanno usato questa etichetta sul romanzo. È vero che il mondo ideato dall'autrice presenta molti personaggi e relazioni queer, ma se vi state interessando al libro per questo motivo rimarrete un po' delusi, dal momento che è un elemento marginale e non riguarda la coppia principale.
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mercoledì 28 luglio 2021
"Tutto il nostro sangue" di Sara Taylor
My rating: 4 of 5 stars
"Mi sono fatta accogliere di nuovo da questo paesaggio come se stessi rindossando il mio cappotto preferito. Odio questo posto e allo stesso tempo lo amo e non saprei dire se vorrei allontanarmene il più possibile oppure non andarmene mai"
ISTANTANEE DI FAMIGLIA
"Tutto il nostro sangue" aveva davvero le carte in regola per diventare uno dei miei romanzi preferiti; viene presentato come una grande saga familiare ambientata a cavallo tra la fine dell'Ottocento ed un lontano futuro post apocalittico (NON distopico, come dice la sinossi!), con l'aggiunta di elementi di realismo magico ed una struttura episodica molto particolare. A sentirne parlare così ammetto che il pensiero è andato subito al mio adorato "Cloud Atlas. L'atlante delle nuvole", ma una tempesta di realtà ha fatto naufragare le mie speranze sulla spiaggia di Accomack Island. Intendiamoci, questo è tutt'altro che un brutto romanzo! la colpa è senza dubbio delle mie aspettative troppo alte, anche perché è oggettivamente difficile tenere assieme tanti elementi diversi in un'unica storia.
La narrazione si ambienta in Virginia, e questa è solo una delle similitudini che ho notato con un'altra mia recentissima lettura; come "La figlia sbagliata", anche questo romanzo infatti affronta temi molto forti ed ha avuto uno stravolgimento totale del titolo nell'edizione italiana, ma questa volta non mi voglio lamentare: certo, "The Shore" era un rimando più chiaro al luogo che fa da cornice alle vicende, ma trovo che "Tutto il nostro sangue" renda meglio l'idea della sofferenza patita dai personaggi, con un accenno particolare agli argomenti centrali della femminilità e della gravidanza.
Il romanzo non presenta una narrazione lineare, preferendo raccontare brevi episodi che hanno luogo in tempi diversi, tutto inizia però con Medora, nativa americana da parte di madre che apprende molte conoscenze legate alle erbe officinali e da inizio alla discendenza protagonista del romanzo. Ogni capitolo racconta di un personaggio diverso, parente o amico di questa famiglia, ed è legato agli altri da tanti piccoli riferimenti -da oggetti ritrovati a persone incontrate- pur essendo staccato a livello temporale. L'autrice include un'ulteriore sfida per il lettore, che non solo è chiamato a cogliere questi elementi per comprendere appieno la storia, ma si trova di fronte a continui cambi dalla prima alla terza persona. In un particolare capitolo, Taylor adotta perfino la seconda persona: una scelta sperimentale ma molto ben studiata perché permette di immergersi appieno nei pensieri e nelle emozioni in un certo personaggio.
Come avrete capito, dal punto di vista stilistico la lettura mi ha convinta appieno. Ho apprezzato molto anche come l'autrice descrive i rapporti tra fratelli e la caratterizzazione di alcuni personaggi; in particolare la mia preferita è sicuramente Chloe, che ho adorato sia come ragazzina impegnata a tenere al sicuro la sorella minore, sia da adulta in cerca delle sue radici. L'elemento di realismo magico, ossia un peculiare potere di alcuni personaggi per controllare le tempeste, è ben sfruttato anche se acquisisce una reale importanza solo nella parte conclusiva.
A questo punto vi chiederete cos'è andato storto tra me e questo romanzo, e la risposta è inaspettatamente la violenza. Suonerà strano, perché io leggo senza problemi un mucchio di libri pieni di ogni genere di maltrattamenti e delitti, ma Taylor ha talmente esagerato che per contro tutto risulta piatto e prevedibile. Oltre un certo limite, anche le scene più scioccanti finiscono infatti per annoiare! e questo è un peccato soprattutto per il capitolo dedicato ad Izzy, che in ogni altro libro sarebbe stato incredibilmente forte, mentre qui è solo l'ennesimo caso di violenza domestica. Bisognerebbe inoltre tener conto che a differenza della sottoscritta ci sono persone molto sensibili ad alcuni temi, e di conseguenza spendere due righe nella sinossi per avvisare il futuro lettore, specie quando c'è una lista di trigger warning lunga da qui fino all'arcipelago delle Shore.
Un altro aspetto collegato alla troppa violenza è quello della ripetitività; pur avendo luogo in tempi diversi, le storie dei protagonisti hanno la tendenza ad assomigliarsi per molti elementi, presentando un pattern tanto disturbante quanto (purtroppo) prevedibile: il focus è sempre su una giovane donna che cresce in una famiglia ultra religiosa e/o dove le botte sono all'ordine del giorno, scappa di casa con un ragazzo random ed inizia una vita etichettata dai cittadini bigotti come dissoluta, rimane incinta e questo porta solo ad ulteriori sofferenze. In un paio di casi poi queste donne riescono a sfuggire questa spirale distruttiva, ma ciò le porta a sviluppare comportamenti tossici a loro volta; per tacere degli uomini, che sembrano per il novanta percento delle merde e per il restante dieci degli smidollati incapaci di opporsi agli altri.
Sarebbe follia pensare che nella realtà queste situazioni non siano presenti, ma mi rifiuto di credere che rappresentino la totalità delle relazioni. Così come mi rifiuto di accettare la velata giustificazione che l'autrice tenta di dare ai comportamenti criminali di alcuni personaggi perché (poverini!) hanno subito dei traumi da piccoli.
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sabato 24 luglio 2021
Refined Reads #06
In questa rubrica vado ad analizzare gli ultimi otto libri letti in inglese, focalizzandomi in particolare sulla difficoltà di comprensione e i motivi per cui ne consiglio o sconsiglio la lettura, non in generale ma nello specifico in lingua. Riporto anche le trame dei libri tradotte in modo amatoriale da me, così che possiate farvi subito un'idea della storia.
TEMATICHE: Gestione del disturbo post-traumatico da stress, legato alla guerra e alla vita militare / Relazioni tra genitori e figli
TEMATICHE: Focus sull'importanza dell'empatia e del capire il punto di vista altrui / Denuncia contro le discriminazioni / Valorizzazione di ogni forma di bellezza
TEMATICHE: Focus su relazioni amicali e familiari / Riflessione sulla lealtà verso il proprio Paese
TEMATICHE: Legami familiari ed amicali / Presa di coscienza della propria diversità in un'ottica positiva / Riflessione sulla condizione dei sex workers
TEMATICHE: Valore dei legami familiari, anche se non di sangue / Critica alla discriminazione verso gli indigenti
TEMATICHE: Valore delle relazioni amicali sviluppate nell'adolescenza / Difficoltà nell'affrontare il mondo universitario e lavorativo
TEMATICHE: Focus sul valore, come coraggio di opporsi ad ogni tipo di ingiustizia / Importanza della relazioni sentimentali ed amicali
TEMATICHE: Elaborazione del lutto / Capacità di gestire ed indirizzare i sentimenti di rabbia
venerdì 23 luglio 2021
"The Falconer" di Elizabeth May
My rating: 2 of 5 stars
"His depthless eyes search mine. «Kam, this is what you were born to be. Seabhagair,» he says. «Falconer.»"
SICURA NON SIANO VAMPIRI, SÌ?
Dalla biografia di Elizabeth May disponibile sul sito della Sperling & Kupfer veniamo a sapere che la sua carriera come scrittrice è iniziata con una storia sui vampiri. È chiaro che si tratta di questo stesso romanzo perché, nonostante vengano chiamati fae, le creature combattute dalla protagonista di "The Falconer" sono evidentemente dei vampiri: sono bellissimi, sbrilluccicano, cacciano solo di notte, affascinano gli umani con una persuasione magica, squartano le persone per nutrirsi nella loro "essenza vitale". La mia teoria è che, all’epoca della pubblicazione del libro, il momento d’oro dei vampiri fosse già passato e quindi la cara Elizabeth abbia dovuto ripiegare sulle fatine.
La trama è prevedibile in modo imbarazzante: scommetto che riuscirete anche voi ad indovinarla a colpo sicuro partendo dal solo spunto iniziale! Siamo nella Scozia del 1844 (o almeno, in una sua versione fantasy-steampunk) e la diciottenne Aileana "Kam" Kameron diserta gli impegni sociali che il suo status prevede per dare la caccia ai fae; potreste pensare che lo faccia per salvare gli innocenti esseri umani, che queste creature non le possono neppure vedere, e vi sbagliereste: il suo è semplice desiderio di vendetta. Una fatina ha infatti ucciso sua madre un anno prima e da allora lei si è dedicata ad un genocidio sistematico, aiutata nella sua opera caritatevole da Kiaran -aka l'immancabile bel tenebroso che nasconde un animo sensibile- e dal pixie Derrick, per me protagonista morale della storia.
Ci si potrebbe chiedere perché lei non conceda il beneficio del dubbio alle decine e decine di fatine che uccide, dal momento che due di loro le sono amici. Il motivo è la limitatezza delle riflessioni di Aileana: non può porsi dilemmi etici perché i suoi pensieri ruotano unicamente attorno al desiderio di vendicarsi, alle preoccupazioni su quello che dice la gente sul suo conto (a quanto pare in tutta Edimburgo non si parla d'altro) e, da metà libro in poi, a quanto vorrebbe limonarsi Kiaran. Perché il romance ci deve sempre essere, anche quando i protagonisti sono talmente poco caratterizzati che manca proprio un minimo di base.
Il romanzo avrebbe anche degli elementi positivi, oltre al già citato Derrick per i cui diritti sindacali mi batterò ad oltranza. La scelta della Scozia come ambientazione è carina, anche perché da all'autrice la possibilità di rendere particolare il linguaggio dei personaggi; apprezzo inoltre il lavoro di ricerca per caratterizzare i diversi tipi di fae, ispirandosi alla tradizione folkloristica. Tutto il resto però è un grosso no, per me.
Gli elementi steampunk sembrano inseriti a casaccio e non sempre sono in linea con il concetto della forza motrice del vapore come base dell’evoluzione tecnologica; May sembra semplicemente aver inserito degli oggetti con intelligenza artificiale in un contesto storico. Tra l'altro, fingerò di credere che Aileana sia la talentuosa inventrice dietro queste diavolerie, nonostante ciò non sia per nulla in linea con il suo personaggio, come fingerò di credere a tutta la premessa sulle fatine imprigionate, che per la cronaca è piena di buchi di logica.
Tutta la parte finale poi è estremamente confusa: i protagonisti si preparano alla battaglia offscreen, in modo molto conveniente e con una facilità imbarazzante, e quando ho letto l'epilogo ho avuto il serio dubbio che alla mia copia mancassero delle pagine, talmente è aperto. Ovviamente si tratta del primo libro in una serie, ma almeno qualcuna delle tante storyline iniziate andava portata a termine.
Ciò che più mi ha stupito è però come Colleen Gleason non abbia fatto causa a May per questo plagio senza vergogna della serie I cacciatori di vampiri! I misteri dell'editoria...
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lunedì 19 luglio 2021
"La figlia sbagliata" di Jeffery Deaver
My rating: 3 of 5 stars
"Megan stava per dirle di piantarla, ma a un tratto si bloccò. Un pensiero la colpì … Megan la Svitata non solo non è pazza, ma è perfettamente lucida. E ancora: di noi due, M.S. è l'unica reale"
IL TITOLO SBAGLIATO
Ecco un altro romanzo che avrebbe potuto ambire ad una valutazione più alta, non fosse stato martoriato nell'edizione italiana. Perché la Rizzoli non si è accontentata di risparmiare due lire eliminando i trattini che indicavano il cambio da un POV all'altro, ma è riuscita a confondermi ulteriormente le idee stravolgendo il titolo; questo cambiamento non solo anticipa al lettore una rivelazione di cui leggerà solo nel finale, ma fa sorgere inutili dubbi su chi sia il protagonista della storia e tra chi si sviluppi il contrasto principale, là dove l'originale "Speaking in Tongues" metteva da subito in chiaro il fulcro della storia, ossia le capacità oratorie di cui fanno sfoggio eroe e villain.
La struttura della storia è quella di un thriller abbastanza convenzionale: mi ha ricordato ad esempio le atmosfere de "La psichiatra" di Wulf Dorn; a fare la differenza è la scelta di includere tra i punti di vista quello dell'antagonista, trattandolo come uno degli altri personaggi e mostrandoci quindi i suoi pensieri e le difficoltà che affronta. La trama segue il rapimento della liceale Megan Collier ed i conseguenti tentativi dei genitori, Tate e Bett, di ritrovarla dal momento che sono certi non possa essersi allontanata di sua iniziativa; purtroppo anche con la sinossi Rizzoli ha fatto un pessimo lavoro (non che con la cover ci abbia azzeccato, ma su quella posso sorvolare), perché fa sembrare Megan poco più di una bambina quando in realtà è una diciassettenne, parla di un divorzio recente mentre i suoi si sono separati da ben quindici anni e vaneggia di fantomatiche sedute della ragazza con un certo dottor Peters: quello che vediamo all'inizio della storia è invece il loro primo ed unico incontro, durante il quale lui subito riesce a raggirarla e rapirla.
L'introduzione è proprio uno dei punti deboli del romanzo perché è troppo rapida, come anche il resto della narrazione, e sembra dare per scontate delle informazioni sulla situazione familiare dei Collier. Un altro difetto si nota nelle scene in cui compaiono dei personaggi giovani dal momento che Deaver, proprio come William Landay, inserisce in continuazione "cioè, tipo, capito" come fossero degli intercalare; e questo non è un problema se viene fatto per identificare un solo personaggio, ma qui tutti gli adolescenti parlano in questo modo! Purtroppo i difetti di questo romanzo non finiscono qui: i due peggiori sono l'esagerazione di alcune scene come il piano della siringa di Aaron (non spoilero oltre, tranquilli), che rendono davvero inverosimile una narrazione per il resto ben ancorata nella realtà, e la superficialità di diversi passaggi.
Il romanzo include infatti delle tematiche decisamente forti, come criminalità organizzata, omicidio, razzismo, stupro e pedofilia, ma nella fretta generale non perde neppure mezza riga per trattare con la dovuta attenzione questi elementi. Ad esempio, quando entra in scena per la prima volta Joshua, c'è un timido tentativo di far notare come venga discriminato ingiustamente per la sua etnia, ma poi l'autore se ne dimentica del tutto, tant'è che Tate non avrà mai l'occasione di ritrattare il suo pregiudizio; nel contesto della trama, quel dettaglio risulta fine a se stesso.
Oltre al già citato POV dell'antagonista, sul lato degli elementi positivi troviamo un stile molto diretto ed estremamente scorrevole, seppur per nulla distintivo a mio parere, e dei personaggi decisamente intelligenti ed in grado di prendere l'iniziativa quando necessario. Più di tutti mi ha colpito Megan, sia nelle scene in cui la vediamo tentare la fuga sa sola, sia nelle interazioni con Tate che risultano emozionanti a loro modo. Non ho parole invece per il suo rapporto con Bett, in particolare con quel finale troppo all'acqua di rose rispetto al tono generale del romanzo.
Voto effettivo: tre stelline e mezza
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venerdì 16 luglio 2021
"Saint's Blood" di Sebastien De Castell
My rating: 5 of 5 stars
"Some of the hair slid away from her face and I could now see the grey-black iron mask she was wearing. There were no slots through I could see her features ... You don't put on something like this by choice"
METTETE IN SALVO IL SANGUE DI SAN GENNARO!
Terzo volume della serie The Greatcoats di Sebastien De Castell, "Saint's Blood" è indubbiamente il miglior capitolo finora, nonostante qualche difettuccio marginale residuo: le cinque stelline in questo caso sono quindi il risultato del confronto con i due libri precedenti anziché una valutazione oggettiva. Anche perché non ho problemi ad ammettere come questa serie abbia molti elementi che potrebbero non andare a genio a tanti lettori, eppure con me riesce sempre a colpire le corde giuste, sia per intrattenermi con la pungente (auto)ironia del caro Falcio sia per farmi piangere tutte le mie lacrime nelle scene più emozionanti.
La trama di questo terzo capitolo si discosta parecchio dalle dinamiche che eravamo abituati a seguire, perché sposta l'attenzione dal contesto politico -fatto di duchi assetati di potere e cavalieri senza onore- a quello religioso; infatti De Castell decide finalmente di fare un po' di chiarezza sulle divinità ed i santi di Tristia, portando nel frattempo avanti una storia quasi da mystery, con i nostri protagonisti impegnati a capire chi stia torturando ed uccidendo i santi che tanto spesso nominano nelle loro imprecazioni. Come nei libri precedenti, la trama si amplia poi, mostrando un quadro ben più complesso e alzando in modo netto l'asticella del pericolo con l'approcciarsi dell'epilogo.
Non voglio dire di più perché arrivati a questo punto della serie ogni parola di troppo equivale ad un enorme spoiler gratuito, ma posso sicuramente menzionare come una fetta consistente della narrazione sia riservata allo sviluppo della storia d'amore tra Falcio ed Ethalia; forse non diventeranno mai la mia ship del cuore, ma De Castell è stato molto bravo nel rendere più significativo il loro rapporto, senza però togliere importanza ai rapporti di amicizia quasi familiari tra i protagonisti, sui quali poggia l'intera serie.
In "Saint's Blood" questa found family guadagna qualche nuovo membro, una scelta che approvo in pieno perché ci permette di vedere come le dinamiche interne ai Greatcoats non siano state sempre all'insegna dell'affetto spontaneo, bensì esistano tra loro anche scontri di idee e piccole rivalità. Ho apprezzato molto anche i nuovi riferimenti a I tre moschettieri (il modo in cui viene fruttata l'idea della maschera di ferro è brillante) e il sarcasmo nei dialoghi, se possibile ancor più presente dei primi libri.
Le mie parti preferite sono state però gli scambi tra Falcio e Jillard perché, rispetto ad altri dialoghi che rallentano un po' il ritmo della storia, questi portano avanti di molto la narrazione senza lesinare frecciatine da entrambe le parti e toccano vette emotive che non avrei mai immaginato, visti i trascorsi tra i due. E avendo letto anche la lettera riportata dopo i ringraziamenti dell'autore, sono quasi contenta che abbia deciso di non descrivere direttamente una determinata scena: temo che il mio cuore non avrebbe davvero retto.
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lunedì 12 luglio 2021
"La morte nel villaggio" di Agatha Christie
My rating: 4 of 5 stars
"«Mio caro giovanotto, lei sottovaluta l'intuito e la curiosità degli abitanti dei villaggi. Qui si sa sempre tutto; non esiste investigatore in Inghilterra che superi in abilità una zitella di età incerta»"
INDAGINI E UMORISMO A ST. MARY MEAD
"La morte nel villaggio" è il romanzo in cui Agatha Christie introduce per la prima volta la figura di Miss Marple come investigatrice, anche se forse questo termine è un po' fuori luogo nel caso della sagace vecchietta inglese, che non ha l'ambizione di diventare il nuovo Sherlock Holmes quanto piuttosto di aiutare i suoi compaesani nella risoluzione di un efferato delitto grazie alla sua ottima capacità nel notare e memorizzare il più piccolo dettaglio.
A differenza di ciò che il titolo italiano potrebbe far pensare, la trama del romanzo non ruota attorno ad un villaggio massacrato da un assassino seriale, focalizzandosi invece su un singolo delitto; il colonnello Lucius Protheroe viene infatti ucciso da un colpo di pistola nella biblioteca del vicariato, e l'indagine che ne consegue si dimostra subito ostica dal momento che in molti nel paesino di St. Mary Mead hanno ottime ragioni per odiare l'uomo. La vicenda vede come narratore proprio il gentile vicario Leonard "Len" Clement che trova il cadavere e si fa quindi coinvolgere da subito nell'investigazione.
Posso sicuramente dire che è sempre una soddisfazione leggere un romanzo di Agatha Christie, perché anche se non si riesce a risolvere il mistero o ad individuare il colpevole fino all’epilogo (come capita quasi sempre alla sottoscritta!), si può star certi che ogni dettaglio, ogni sottotrama avrà una risoluzione sensata, sintomo che tutto viene pianificato con cura dalla prima pagina. L'intreccio di questo libro è davvero brillante, e lo si apprezza soprattutto nei piccoli cliffhanger che caratterizzano la fine della maggior parte dei capitoli: riescono ad incuriosire sugli sviluppi successivi senza mai risultare eccessivamente drammatici o inseriti solo per scioccare il lettore.
Per quanto riguarda i personaggi, ovviamente la brevità del volume impone delle scelte e devo ammettere che la caratterizzazione di alcuni risulta abbozzata o basata su stereotipi, specialmente nei casi delle comparse. Dall'altro lato ho adorato sia il vicario Clement -un personaggio davvero gradevole da seguire, che non manca di arguzia ma rimane sempre cortese- sia Miss Marple, che però già conoscevo ed amavo dagli altri romanzi.
Lo stile di Christie è sempre impeccabile, specialmente per l'atmosfera che riesce a creare, in questo caso trasmettendo il calore di un piccolo paese di campagna avvelenato dal serpente del sospetto che tra i vicini o la servitù di nasconda un omicida spietato. Forse ad alcuni potrà non andare a genio un'ambientazione dove -per ovvie ragioni storiche- il patriarcato impera, ma se avrete la pazienza di leggere tra le righe capirete quale sia l'opinione dell'autrice in merito; ad esempio, i personaggi che denigrano le donne vengono dipinti come poco intelligenti e sottilmente derisi. Non a caso è proprio una "vecchia incartapecorita" a risolvere infine il mistero.
Voto effettivo: quattro stelline e mezza
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venerdì 9 luglio 2021
"Il battesimo del fuoco" di Andrzej Sapkowski
My rating: 2 of 5 stars
"«Brucerete anche voi nel fuoco che avete appiccato.»
«Il fuoco purifica. E tempra. Bisogna attraversarlo … come dite voi: il battesimo del fuoco»"
SPOILER: PURTROPPO RANUNCOLO SOPRAVVIVE DI NUOVO
Ecco un tipo di recensione che mi vede molto combattuta, in particolare sul voto da assegnare; razionalmente vedo benissimo i difetti de "Il battesimo del fuoco", ma devo ammettere che la lettura non mi ha pesato per nulla, e questo perché ormai sono in sintonia con lo stile e l'umorismo di Sapkowski e conosco i personaggi principali e le dinamiche tra loro. In pratica, sapevo cosa aspettarmi dalla forma, però sono rimasta alquanto delusa dal contenuto.
La trama di questo romanzo si può riassumere in poche righe, e questo è proprio il problema maggiore, perché l'autore l'ha diluita in un volume di oltre 450 pagine! Per quanto riguarda Ciri e Yennefer abbiamo solo un paio di scene che praticamente non portano avanti la narrazione, se non per la creazione della Loggia e le confuse informazioni sulla discendenza della famiglia reale di Cintra. La maggior parte del volume è riservata invece al viaggio di Geralt e Ranuncolo, già iniziato ne "Il tempo della guerra", e che qui avanza relativamente poco vista la pericolosità dei territori in cui i due protagonisti ed il loro nuovo gruppo si muovono. Li vediamo infatti incontrare personaggi inediti o poco approfonditi in precedenza ed avanzare molto lentamente verso sud nel tentativo di raggiungere le regioni sotto il controllo di Nilfgaard per salvare Ciri, che credono ancora prigioniera dell'imperatore nonostante l'abbondanza di sogni profetici e visioni random che danno indizi contrari.
Oltre alla scarsissima trama, devo lamentare anche la quasi totale assenza delle coprotagoniste Ciri e Yennefer, che si percepisce molto bene. La loro mancanza viene compensata in parte della aggiunte al cast principale, che in effetti mi sento di approvare: Milva, Cahir e Regis sono dei personaggi interessanti e che ben si inseriscono nella narrazione. Il mio unico appunto è che forse si sarebbero potuti evitare lo sviluppo dato alla storia di Milva sul finale e la prolissa lezione di Regis sul vampirismo, degli elementi praticamente fini a se stessi per quanto succede nel romanzo.
Ho trovato carini i riferimenti ai volumi precedenti sparsi qua e là nel testo, come pure l'attenzione nel chiudere alcune sottotrame relative a personaggi secondari. Dall'altro canto trovo assurdo come al quinto libro di una serie ci siano ancora spiegoni di svariate pagine e momenti filler che non sfigurerebbero affatto in un anime da 200 episodi; questo sarà anche normale per una serie tanto lunga, ma non credo che qualcosa impedisse all'autore di limare le scene in eccesso e consegnarci un volume più concentrato sugli eventi rilevanti.
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mercoledì 7 luglio 2021
Top 5 e Recap - Primavera 2021
Tra i libri letti, i cinque migliori non sono stati quasi per nulla inaspettati, perché in quattro casi si tratta di titoli scritti da alcuni tra i miei autori preferiti o di seguiti dai quali già mi aspettavo molto. Quest'ultimo è stato il caso di "City of Blades" di Robert Jackson Bennett, secondo libro in una serie fantasy che mi sta conquistando sempre di più. Altro titolo letto in inglese e adorato è "Touch" di Claire North, un thriller davvero originale e con un protagonista indimenticabile.
Thomas Hardy e Fëdor Dostoevskij hanno scritto alcuni dei migliori classici di sempre, quindi ero certa di apprezzare anche "Il sindaco di Casterbridge", storia dell'ascesa sociale e della successiva rovina di un antieroe, e "Il giocatore", la cui storia ruota invece attorno al tema della ludopatia e del magnetismo esercitato dal tavolo da gioco.
"L'uomo che voleva uccidermi" di Yoshida Shūichi è stato invece una sorpresa, non solo perché si è rivelato un ottimo thriller narrato al contrario, ma anche perché sapendo pochissimo del romanzo non pensavo mi potesse piacere tanto.
Passiamo
ora alle varie statistiche, premettendo che nei tre mesi passati ho letto un
totale di 19 libri.
A differenza dei trimestri passati, ho letto prevalentemente autori uomini (12 contro 4 donne e un autore non binario) e vecchi scrittori (11 contro 6 nuovi). Per quanto riguarda le nazionalità, pur assegnando come al solito il primato agli Stati Uniti con 8 autori, ho avuto un buon mix di altre provenienze: 4 autori britannici, un polacco, un francese, un giapponese, un italiano e un russo.
Pur con una maggioranza meno accentuata, la maggior parte dei titoli ricadono come sempre nell'ultimo decennio, mentre aumenta la predominanza del target Adult nelle mie letture (15 titoli contro 3 Young Adult e un Middle Grade). Nulla di nuovo sul fronte delle serie con 2 nuove entrate, 4 continuazioni e 2 conclusioni; sono invece a quota 11 i romanzi autoconclusivi.
Anche questo trimestre abbiamo una buona varietà di generi tanto che il fantasy, pur rimanendo in testa con 6 titoli, perde un po' di terreno; seguono il thriller (4 titoli), mystery e romance (2 titoli ciascuno), storico, realismo magico, romanzo familiare, raccolta di racconti e romanzo di formazione (un titolo ciascuno). Per quanto riguarda le ambientazioni vincono ancora i mondi fantastici (8 libri contro 5 ambientati nel passato, 4 nel presente e 2 in location varie o non chiaramente identificabili).
Con la lingua abbiamo ritrovato il solito equilibrio, avendo 13 titoli letti in italiano e solo 6 in inglese. Le copertine flessibili sono come sempre la mia scelta preferita, aumentando ancora la percentuale, con 17 libri contro 2 in rigida.
L'andamento delle mie letture per quest'anno sembra essere prevalentemente positivo, visto che a fronte di ben 4 titoli da cinque stelline non ho ancora incontrato un libro così terribile da meritarne solo una. La media complessiva è di 3,55 stelline.
lunedì 5 luglio 2021
"Neverworld Wake" di Marisha Pessl
My rating: 2 of 5 stars
"I was a ticking clock in a timeless world. Without time, nothing had meaning … Without it, everything sat in place, dumbly waiting"
ANDREI NEL NEVERWORLD SOLO PER RIDURRE LA MIA TBR
Marisha Pessl rientra tra i tre nuovi autori che volevo provare quest'anno e devo ammettere che la sua penna in termini di stile mi ha convita più di quelle di Carlos Ruiz Zafón e Madeline Miller; non posso però dire lo stesso per il romanzo in sé che, pur avendo delle ottime idee alla base, ci propone una storia alquanto deludente e dalla conclusione frustrante.
"Neverworld Wake" parte con una fretta immotivata raccontandoci della collegiale Beatrice "Bumblebee" Hartley che, dopo oltre un anno di lontananza, ritrova i suoi cinque amici del liceo in occasione del compleanno di una di loro. La serata di festeggiamenti viene troncata quando, mentre rientrano da un locale, l'auto del gruppetto rischia un pericoloso incidente; è a questo punto che la storia prende una piega maggiormente fantascientifica, anche se già dal finale della prima parte si mette in chiaro come questo romanzo sia in fondo un mystery, incentrato sulla morte improvvisa di Jim, il ragazzo di Bee scomparso in circostanze inspiegabili al termine dell'ultimo anno delle superiori.
Il romanzo ha diversi punti di forza, che però non sfrutta appieno: ad esempio, i protagonisti sono caratterizzati molto bene e risultano tridimensionali, ma trascorriamo con loro troppo poco tempo per poterci affezionare; la parte scifi in generale, e quella del loop temporale in particolare, sono gestite bene, però vengono complicate in modo eccessivo andando avanti con la storia, e questo solo perché l'autrice potesse dare una certa direzione alla trama.
La parte relativa all'indagine è forse la meglio riuscita, dal momento che risulta effettivamente ben pensata e riesce a catturare facilmente l'attenzione del lettore. In questo caso il problema è il modo a dir poco forzato con cui Pessl sposta l'attenzione dal problema fantascientifico iniziale alla morte di Jim; nel finale viene chiarito il motivo del collegamento, ma questo non lo rende più credibile, e anzi spinge a chiedersi perché nessuno dei personaggi principali si ponga dei dubbi.
Le altre critiche al romanzo sono di tipo personale: ho trovato forzato il ruolo del Keeper, in special modo perché spiega perfettamente le regole iniziali ma poi si dilegua quando la trama scifi si complica; come già accennato poi, non ho apprezzato per nulla il finale del libro, in particolare per le rivelazioni fatte da Beatrice e Martha che mi sono ritrovata perfino a dover rileggere perché mancano di logica in alcuni passaggi.
L'elemento che però mi ha infastidita di più è stata la scelta di Beatrice come protagonista. Una protagonista che narra tutto in prima persona, ma smentisce quanto lei stessa ha detto in precedenza al lettore solo per creare un colpo di scena; una protagonista piena di sospetti verso i suoi ex amici, che però non muove un dito per trovare delle prove di ciò; una protagonista innamorata alla follia di uno stalker mancato, impegnata a tentare di convincere anche noi lettori che sia il ragazzo perfetto.
Vorrei sinceramente leggere altro di Pessl, e mi auguro che con una protagonista diversa tra le mani la cara Marisha saprà regalarmi un libro più convincente.
Voto effettivo: due stelline e mezza
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venerdì 2 luglio 2021
Spare & Read - Summer 2021 Edition
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