lunedì 11 gennaio 2021

Top e Flop 2020 - Il meglio, il peggio e il classico

Buon 2021 a tutti!

Sì, siamo in ritardo di qualche giorno, ma il primo post del mese è stato dedicato all'ultimo Post Chiacchiericcio del Blog (potete trovarlo QUI) che vi invito a leggere per sapere come cambierà la mia attività online; abbiamo avuto poi un doveroso riepilogo delle letture completate lo scorso trimestre, ma ora è tempo di tirare le fila di un quadro ben più grande: tutti i libri letti nel 2020.

Oggi vi propongo un elenco dei migliori e dei peggiori, più un podio a parte per i tre classici che mi hanno conquistata negli ultimi dodici mesi. A differenza degli scorsi anni, ci sono due classifiche distinte per le letture in italiano e per quelle in inglese.

E cominciamo con i cinque migliori libri in lingua italiana, che sono inseriti in ordine cronologico e non di gradimento.

 

"The Dome" di Stephen King

Il buon King riesce a compare quasi sempre tra le mie letture preferite, tanto che sono rimasta indecisa fino all'ultimo se inserire anche "Il gioco di Gerald" (ne parlo QUI) in questa classifica, perché merita molto, ma ho comunque optato per questo titolo decisamente più completo. E non solo per la sua mole di oltre mille pagine!

Il romanzo racconta l'epopea tragica di un paesino del Maine che si trova isolato dal resto del mondo da una barriera invisibile comparsa all'improvviso una mattina di fine ottobre. Chester's Mill diventa così il teatro di una rappresentazione grandiosa, sia per la drammaticità delle tematiche che il libro propone sia per il gran numero di personaggi in scena.

Su tutti spiccano senza dubbio Big Jim e Junior, padre e figlio che meglio di chiunque altro incarnano i due prototipi dei cattivi nei romanzi kingiani: il manipolatore cinico che, tra un sorriso di facciata e una coltellata alle spalle, riesce a controllare l'intera città, e il pazzo squilibrato pronto a sguazzare in ogni genere di crimine, sociale o etico non importa.

 

"Mattatoio n. 5" di Kurt Vonnegut 

Anche conosciuto con il sottotitolo "La crociata dei Bambini", questo romanzo è forse il capolavoro di Vonnegut, emblema della sua lotta antimilitarista abilmente mascherato da racconto fantascientifico.

In un'opera che non scinde in alcun modo le figure del personaggio narratore e del reale scrittore, seguiamo sia il terribile bombardamento della città di Dresda -al quale lo stesso Vonnegut assistette- sia la bizzarra vita del soldato Billy Pilgrim, spesso strappato al suo presente per viaggiare nel tempo senza un'apparente logica.

Il romanzo è ricco di parallelismi e dialoghi che smascherano la leggerezza con cui spesso si parla di eventi tragici perché non se ne ha un'esperienza diretta. Altro punto di forza è la riflessione sull'ineluttabilità della vita umana, vista nell'ottica degli alieni di Tralfamadore che prendono in considerazione una quarta dimensione.

Tanto su cui riflettere in un libro che si legge rapidamente. Se avete a disposizione una buona scorta di fazzoletti.

 

"Nessun dove" di Neil Gaiman

Anche in questo caso avrei potuto tranquillamente includere entrambi i titoli di Gaiman letti nell'ultimo anno, ma ho scelto quello più originale, sia per la trama che per l'ambientazione.

Il protagonista della storia è Richard Mayhew, un banale impiegato londinese la cui vita ordinaria viene sconvolta quando incontra la misteriosa Porta. Per aiutare la donna, Richard scopre l'esistenza di un'altra Londra situata ad di sotto della città che conosce e popolata da creature soprannaturali di ogni genere. La generosità non sempre paga: il romanzo si focalizza infatti sulla missione dell'uomo di riappropriarsi della sua vita, letteralmente svanita dopo il salvataggio di Porta.

Gaiman in questa storia da il meglio di se con i personaggi: il duo di sicari Croup e Vandemar riesce a creare delle situazioni esilaranti pur rimanendo degli antagonisti credibili, l'angelo Islington è un abile pianificatore dalla psicologia complessa, il Marchese de Carabas si è dimostra semplicemente il miglior personaggio di cui abbia letto lo scorso anno.

 

"Turno di notte" di Sarah Waters

Dopo aver adorato "Ladra" (QUI la recensione) ero abbastanza certa che la Waters non mi avrebbe delusa, e questo libro mi ha confermato la bravura di questa scrittrice troppo sottovalutata in Italia.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un romanzo storico ambientato in Inghilterra -specialmente a Londra- ma con un deciso cambio di epoca: le vicende dei quattro protagonisti e dei microcosmo di personaggi che ruotano loro attorno si svolgono durante i difficili anni Quaranta. Molto particolare e coraggiosa la scelta di invertire l'ordine cronologico, partendo dal destino finale dei personaggi per poi ripercorrere a ritroso le loro vite.

Questo titolo va recuperato in primis per l'accuratezza della ricostruzione storica e l'eccellente caratterizzazione dei personaggi, anche quelli meno accattivanti. Abbiamo poi uno stile eccellente e della rappresentazione fatta bene... cosa chiedere di più?

 

"L'altra Grace" di Margaret Atwood

Letto solo un mese fa, questo romanzo ha saputo conquistarsi un posto nell'Olimpo dei miei preferiti per il brillante stile dell'autrice e per la dedizione con cui si è impegnata per ricreare in modo fedele l'ambientazione storico-geografica.

La storia si basa su avvenimenti reali (altro punto a suo favore, per quanto mi riguarda!) e ruota attorno alla vita di Grace Marks, che incontriamo in un carcere canadese ormai adulta, mentre racconta al dottor Simon Jordan le vicende che l'hanno portata dall'Irlanda -suo Paese natale- alla dimora di Thomas Kinnear, dove avrà luogo il brutale duplice omicidio per il quale è stata incriminata.

Credo che questo titolo sia eccellente sotto diversi punti di vista: per la potenza della storia narrata, per la tridimensionalità dei personaggi descritti e per le molte riflessioni che può suggerire al lettore. Inoltre, il volume comprende anche le trascrizioni di alcuni documenti dell'epoca che arricchiscono ancor di più la lettura.

 

 

Passiamo quindi all'altra faccia di questa medaglia con i peggiori romanzi in italiano. Per questa categoria la lista è limitata a tre titoli (per mia fortuna!).

 

"7. Il numero maledetto" di Barnabas Miller e Jordan Orlando

Ottimo esempio di come uno spunto di trama interessante e abbastanza originale possa venire sprecato in modo indegno. Come se non bastasse, credo sia il libro per ragazzi più diseducativo mai pubblicato: proponesse un modello positivo, che fosse uno! no, neppure tra i personaggi adulti.

Ma andiamo con ordine. La sinossi mi aveva fatto volare: una ragazza passa un compleanno decisamente strano e a tratti inquietante, che culmina nel suo omicidio; questo per metà libro, mentre nelle restati pagine la protagonista rivive la stessa giornata attraverso gli occhi di alcune persone a lei vicine che le sono decisamente meno affezionate di quanto sembrino.

Il difetto principale del romanzo è l'esser degenerato nell'inverosimile. E non per gli aspetti paranormali (tra l'altro, sopra le righe in modo ridicolo), ma per quelli più quotidiani, come l'inspiegabile assenza degli assistenti sociali nelle vite di questi ragazzi o le reazioni a dir poco esagerate per problemi in fin dei conti banali.

 

"Tutta colpa di Mr Darcy" di Shannon Hale

"Austenland" (o "Alla ricerca di Jane" in Italia) fa ridere per la sua comicità assurda e demenziale. Ma nonostante le performance allucinate di attrici come Jennifer Coolidge, il film è migliore del libro da cui è tratto. Basterebbe già questo a farvi capire il livello.

La trama segue Jane Hayes e la sua ossessione per il Mr Darcy di Colin Firth; quando riceve un'inaspettata eredità, la donna decide di investirla in un soggiorno a Pembrook Park, dove ogni ospite può vivere una vacanza in pieno stile Regency. Il tutto devia ben presto in un romance quanto mai prevedibile, anche se non avete familiarità con i romanzi austeniani.

Il volume mi è risultato tedioso pur nella sua brevità, specialmente per le interminabili turbe mentali della cara Jane e per la falsità di sinossi e titolo, che vorrebbero richiamare in ogni modo all'opera austeniana senza poi mantenere quanto promesso. Da fan della Austen, mi ritengo alquanto offesa.

 

"Le sorelle" di Claire Douglas

E abbiamo un secondo thriller, genere che spesso delude le mie aspettative basate su trame brillanti, almeno sulla carta. È il caso di questo romanzo d'esordio che ci racconta la bizzarra storia di Abigail "Abi", giornalista freelance dal tragico passato: in un incidente d'auto ha infatti perso l'amata gemella Lucy; dopo essersi trasferita a Bath, Abi incontra una sosia della sorella -l'artista Bea- con la quale instaurerà uno strano rapporto d'amicizia, reso ancor più peculiare dalla sua nascente storia d'amore con il gemello di Bea, Ben.

Di questo titolo ho detestato con passione il finale, perché fa capire al lettore come la protagonista non abbia fatto mezzo passo avanti, anzi: alla fine la ritroviamo nella stessa condizione dell'inizio. La sensazione di aver sprecato il proprio tempo con questa lettura è molto forte, mentre quella di non aver capito bene tutto (perché Bea prova un senso di colpa verso Abi?) è relativamente blando.

 

 

E arriviamo alle letture in lingua originale: vi propongo di seguito i cinque titoli migliori dell'anno.

 

"They Both Die at the End" di Adam Silvera

Questo titolo mi ha portata vicino alla disidratazione con una storia che si prefissa di farci piangere da pagina uno fino a oggi... sì, non ho ancora superato il trauma del finale nonostante sia tutto ben chiaro fin dal titolo.

La trama si ambienta in un mondo del tutto simile al nostro non fosse per una piccola differenza: il giorno della loro morte, tutte le persone vengono avvisate telefonicamente dalla ditta Death Cast; questo non aiuta ad evitare i decessi, ma può risultare utile per chi ha delle faccende in sospeso. Protagonisti della storia sono Mateo e Rufus, due ragazzi newyorkesi che -dopo l'imprevista notifica di morte- si incontrano e decidono di trascorrere assieme le ultime ore.

Ovviamente si tratta di un romanzo dal fortissimo impatto emotivo, ma che merita una chance anche per l'ampia rappresentazione data dal cast a dir poco eterogeneo. Interessante anche la struttura del volume, con i retroscena di vari personaggi secondari che si intrecciano alla storia principale.

 

"The Jane Austen Project" di Kathleen A. Flynn

L'idea alla base di questo titolo poteva tradursi in una cavolata cosmica. E invece no! per fortuna la Flynn ha saputo creare una storia credibile, intrecciando un gran numero di generi agli antipodi: romance, storico e fantascientifico, con qualche spruzzatina di distopia che non deve mai mancare.

La storia segue una coppia di ricercatori inviati da un futuro non troppo lontano dalla realtà contemporanea nell'Inghilterra dei primi anni dell'Ottocento per recuperare un manoscritto austeniano inedito. La tentazione di alterare la Storia sarà però molto forte per la protagonista Rachel, perché le sue conoscenze mediche potrebbero salvare la vita della stessa Jane Austen.

La forza del romanzo è data soprattutto dal punto di vista di Rachel, la nostra voce narrante, e dall'accuratezza con cui l'autrice ha ricreato un'ambientazione storica molto credibile, pur in un titolo che non fa di quello il suo focus principale. Collegandosi all'opera della Austen, non poteva poi mancare un intreccio amoroso coinvolgente, con una coppia dall'ottima chimica.

 

"Girls Made of Snow and Glass" di Melissa Bashardoust

Questo romanzo dimostra come sia possibile riscrivere Biancaneve -una fiaba tra le più classiche- senza stravolgerne l'ambientazione, ma riuscendo comunque ad ottenere una storia originale e ricca di elementi che possono essere facilmente contestualizzati nella contemporaneità.

Il volume è un alternarsi tra i punti di vista delle due protagoniste: dal un lato abbiamo la storia di Mina, divisa tra passato e presente, che rappresenta la matrigna malvagia senza però desiderare questo ruolo; dall'altro la narrazione si sposta sulla principessa Lynet e la sua ricerca di un affetto costantemente negato, che vediamo invece solo nella parte ambientata al presente.

Per quanto io sia restia ad affibbiare l'etichetta di "preferito", questo titolo avrebbe tutte le carte in regola per meritarsi la definizione di miglior libro dell'anno: un sistema magico semplice ma coerente e chiaro, dei personaggi caratterizzati in modo eccellente (soprattutto nelle relazioni interpersonali) e tanti spunti di riflessione, anche per un pubblico più maturo.

 

"The Female of the Species" di Mindy McGinnis

Il romanzo più noto e amato della McGinnis è sicuramente un volume peculiare e dalle premesse respingenti. Quando leggiamo di personaggi colpiti da eventi traumatici, tendiamo a provare pena per loro e più li vediamo soffrire tanto più empatizziamo; ma cosa fare allora quando la vittima si ribella a questo schema e diventa carnefice?

Questo titolo nasce con il proposito di rispondere al quesito, creando una storia che mescola romanzo di formazione e thriller psicologico. La struttura è caratterizzata da POV multipli, con i due personaggi principali che si alternano a quella che potremmo considerare la protagonista vera e propria, la liceale Alex. La sorella maggiore della ragazza è stata vittima di un brutale omicidio; anziché lasciarsi andare allo sconforto, Alex decide di fare giustizia per questo delitto, trascinando i lettori in una spirale discendente di violenza.

Forse non il libro adatto alle persone troppo sensibili, ma sicuramente una storia capace di porre domande scomode ed attuali, rimanendo sempre in target.

 

"We Rule the Night" di Claire Eliza Bartlett

E concludiamo questa parte con un romanzo sul quale non avevo troppe aspettative: titolo, cover e sinossi non promettevano nulla di ché; per non parlare delle sporadiche recensioni che di certo non hanno contribuito ad aumentare l'hype. L'esordio della Bartlett è stata quindi una vera sorpresa, a partire dall'originale ambientazione basata su una Russia post-rivoluzionaria fantasy, impegnata in una tremenda guerra contro una nazione associabile alla Germania nazista.

Protagoniste della vicenda sono Revna e Linné, due ragazze agli antipodi dal punto di vista sociale che si trovano costrette a collaborare in qualità di copilote nella prima truppa aerea al femminile. Al disprezzo esterno, si aggiunge quindi la difficoltà di cooperare delle due, in una storia che è priva di grandi intrecci narrativi ma riesce a creare degli ottimi personaggi e -ancora una volta- adeguare ad un mondo fittizio dei problemi assai comuni nella nostra realtà non troppo magica.

 

 

Sempre per quanto riguarda le lettere in inglese, abbiamo ora i romanzi peggiori; e anche in questo caso la lista è ridotta tre voci. Curiosamente sono tutti dei retelling.

 

"Outrun the Wind" di Elizabeth Tammi

Rivisitazione del mito di Atalanta, questo libro dal titolo azzeccatissimo (ed è purtroppo l'unico pregio!) non si discosta troppo dalla storia originale. Partendo dalla caccia al Cinghiale calidonio, seguiamo la celebre cacciatrice quando scopre i suoi nobili natali, si fa un potente nemico nel divino Apollo, e nel mentre evita con ogni arma i tanti decerebrati pronti a rischiare la vita per la sua mano.

Alla storia di Atalanta viene affiancata quella di Kahina, discepola della dea Artemide per la quale la protagonista inizierà a provare dei sentimenti basati sul nulla sommato al niente. Con poco sforzo l'autrice ottiene così la categorizzazione come libro LGBT.

Il peggior difetto di questo titolo è però l'arroganza nel concedersi delle libertà allucinanti, soprattutto rispetto alla credibilità dell'ambientazione "storica", con l'idea di aver creato un retelling femminista limitandosi ad etichettare tutti i personaggi femminili come buoni e quelli maschili come malvagi senza ragione. Per assurdo, la versione originale era quasi più femminista.

 

"The Dark Descent of Elizabeth Frankenstein" di Kiesten White

In questo caso ci troviamo di fronte al retelling di un classico della letteratura gotica, che narra le vicende seguendo il POV di un personaggio secondario, e cambiando anche parecchi elementi della trama.

La protagonista questa volta è la giovane Elizabeth Frankenstein, sorella adottiva del più celebre Victor e sua promessa sposa. Per due terzi del volume seguiamo grosso modo la storia originale; in particolare, vediamo i tentativi della ragazza di conquistarsi un "posto fisso" all'interno dell'aristocratica famiglia, tentando di sfruttare la sua avvenenza e la manipolazione per assicurare l'affetto di Victor. L'ultima parte è un autentico delirio di rivelazioni sensazionalistiche ma inverosimili, in cui anche la White ricorre all'espediente del "tutti gli uomini sono cattivi" per mostrare quanto il suo romanzo sia carico di girl power.

In definitiva: una protagonista detestabile che vorrebbe risultare simpatetica, un intreccio privo di originalità e un epilogo per nulla in tono con il resto della storia.

 

"Hunted" di Meagan Spooner

E dopo mitologia e classici, ecco un retelling fiabesco (tra l'altro, la categoria più vasta) con una delle storie più riscritte in assoluto: La bella e la bestia. Il libro della Spooner non ha nulla di rivoluzionario rispetto alla trama di base o all'ambientazione, invece l'autrice ha pensato fosse una buona idea far svanire gli antagonisti: niente sorelle perfide come nella celebre fiaba quindi, e scompare pure la figura disneyana di Gaston.

La trama vede come protagonista la giovane Yeva, figlia minore di un mercante caduto in disgrazia, che si avventura nei boschi per cacciare qualche animale da mangiare e finisce con l'essere fatta prigioniera da una specie di enorme lupo senziente.

Sono indecisa su cosa mi abbia esasperata maggiormente durante la lettura: la stupidità della protagonista? l'assenza di conflitti reali? oppure il finale bucolico e privo di logica? L'unica certezza è che là fuori ci sono certamente retelling migliori di questa fiaba.

 

 

Leggendo un classico della letteratura ogni mese, non potevo poi rinunciare ad un ridottissima selezione dei migliori in questa categoria. Vi dico sono che mi ha davvero fatto soffrire scegliere solo tre titoli; d'altro canto metterne di più sarebbe stato ridicolo.

 

"Senza nome" di Wilkie Collins

Il mio 2020 letterario era iniziato con una vera sorpresa; dopo la parziale delusione di "La donna in bianco" (QUI la recensione), non credevo che Collins potesse riscattarsi e stupirmi, specialmente per la caratterizzazione dei personaggi. Fortunatamente, mi sono dovuta ricredere con questa storia resa memorabile proprio dai suoi protagonisti.

Pur partendo con la dovuta calma, la trama è intricata e ricca di scene emozionanti: seguiamo principalmente la storia di Magdalen Vanstone, giovane dalla grande determinazione che si trova con la sorella maggiore Norah a perdere la dimora di famiglia, la ricchezza del padre e il proprio cognome, a causa di un concatenarsi di problemi legali.

Ho adorato leggere della perseveranza con cui Magdalen lotta con ogni mezzo (più o meno lecito) per ottenere ciò che sente suo di diritto, seppure la legge britannica dell'epoca non riconosca nulla ad una figlia illegittima. E come dimenticare il Capitano Wragge? il contadino morale che ognuno di noi vorrebbe come alleato per la truffa del secolo.

 

"Il Signore delle Mosche" di William Golding

Come poteva mancare un titolo distopico, uno dei miei generi preferiti in assoluto? Tra l'altro, questo romanzo è stata un'altra piacevole sorpresa, perché temevo risultasse un po' ripetitivo dopo tanti titoli simili letti. Nulla di più diverso dalla realtà.

La storia è parecchio famosa: durante una futura guerra mondiale, un aereo precipita vicino ad un'isola deserta e soltanto un gruppo di ragazzini riesce a mettersi in saldo; in attesa dei soccorsi, i giovani protagonisti tentano di creare un surrogato di civiltà, dandosi delle regole, ma ben presto i contrasti interni e l'isolamento fanno degenerare la situazione in modo estremamente violento.

Indubbiamente un titolo che offre numerosi spunti di riflessione, specialmente vedendo la scena finale e la falsissima morale del militare adulto sulla vicenda. E poi, come Ballard aveva già ampiamente dimostrato, io non resisto alle storie in cui dei personaggi inizialmente "normali" deviano nella follia completa.

 

"I tre sconosciuti e altri racconti" di Thomas Hardy

Anche in questo caso la scelta di far rientrare questa selezione di racconti nel podio è stata dettata soprattutto dall'inaspettata piacevolezza della lettura. Per quanto possa definirsi piacevole leggere di personaggi portati alla pazzia o, per lo meno, morti male.

Il racconto che da il titolo al volume è infatti il solo ad avere degli elementi leggeri, e quasi umoristici, mentre il resto delle storie si sposta su toni decisamente più cupi che ricordano indubbiamente il titolo più famoso dell'autore, "Tess dei d'Urberville" (QUI la recensione).

Le novelle che mi hanno maggiormente colpita sono sicuramente "Il braccio avvizzito" e "Barbara della casata dei Grebe", il primo per il finale tanto inaspettato quanto brillante, il secondo per la crudezza della vicenda ed il ritratto dei personaggi, memorabili nonostante la brevità della storia.

 

 

Infine, ecco l'elenco delle serie che ho al momento in lettura e mi auguro di poter terminare senza troppi problemi nel 2021. Anche perché di alcune mi manca un solo volume.


  • Trilogia La prima legge, di Joe Abercrombie
  • Trilogia Renegades, di Marissa Meyer
  • Trilogia The Winner's Trilogy, di Marie Rutkoski
  • Tetralogia The Greatcoats, di Sebastien De Castell
  • Duologia Strange the Dreamer, di Laini Taylor

Pur avendo poche serie in corso, rispetto agli scorsi anni, devo dire che sono parecchio soddisfatta: nessuna di queste è completamente bocciata, in ognuna sono riuscita a trovare degli elementi che rendono degna la lettura.


E le serie concluse quest'anno? Tranquilli, tra qualche giorno sarà online un nuovo post dedicato proprio alla valutazione di trilogie ed affini, alle statistiche annuali, nonché alla più vitale e ricercata delle classifiche: quella delle cover!

1 commento:

  1. Ciao! Quante letture :-) Devo ammettere che non ne conosco quasi nessuna! Peccato per i tanti retelling, ma non sempre si riesce a farli bene :-)

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